Vendite con incentivo: esteso (era ora) il termine

“Il termine di 180 giorni era assolutamente insostenibile con l’attuale e perdurante crisi delle catene di fornitura globali, che stanno rallentando pesantemente i tempi di produzione dei veicoli. I 270 giorni, benché inferiori ai 300 richiesti, sono senz’altro un termine più adeguato alla reale situazione, che fa uscire operatori e consumatori da una estrema incertezza riguardo all’effettiva possibilità di fruire degli incentivi. Desideriamo ringraziare il ministro Giancarlo Giorgetti, il Mise e il Governo tutto, per aver accolto questo appello con una misura che va nella giusta direzione per il buon funzionamento dell’ecobonus”.

Esprime soddisfazione l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (UNRAE) per l’articolo 40 del «DL Semplificazioni fiscali» (Decreto-Legge 21 giugno 2022, n. 73 – con cui il Governo ha dato seguito a una richiesta fortemente voluta dalla stessa UNRAE e sostenuta dall’intera filiera automotive. “L’auspicio – aggiunge la nota di UNRAE – è che adesso si proceda anche verso l’allargamento della platea dei beneficiari alle persone giuridiche, escluse unicamente per motivi di budget, includendo le vetture aziendali e i noleggi, in particolare il noleggio a lungo termine a privati, traino indiscusso della transizione ecologica nel mercato auto”.

 

 

 

 

 

Tutto elettrico: ecco la cordata (Italia in testa) che rimette tutto in discussione

Su il “Fit for 55” l’Italia, in cordata con altri Paesi (Bulgaria, Romania, Portogallo e Slovacchia) punta a far slittare dal 2035 al 2040 il piano Ue, tra l’altro già votato dall’Europarlamento, di azzerare le produzioni di auto con motori tradizionali a favore di quelle solo elettriche. E’ quanto contiene la circolare, fino a poche ore fa riservata, che circola sui tavoli del COREPER, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati Ue.

 

Il contenuto del documento ha mandato su tutte le furie le associazioni degli ambientalisti, in particolare “Trasporti & Ambiente”, per la quale – senza se e senza ma – esiste solo la mobilità elettrica. Il direttore Veronica Aneris l’ha presa malissimo e, in una nota, afferma che “quella di oggi è un’iniziativa unilaterale che contrasta con la posizione ufficiale espressa nel dicembre 2021 dal CITE (Comitato Interministeriale alla Transizione Ecologica)  e, giusto pochi giorni fa, dai partiti di maggioranza italiani al Parlamento Ue”.

 

E aggiunge: È tempo che Mario Draghi sia chiaro: il governo che sta guidando è impegnato sul fronte delle questioni climatiche o no? Sarebbe uno scandalo per un governo nato all’insegna degli impegni in favore della transizione ecologica allearsi con Bulgaria e Romania (cosa mai hanno fatto di così grave?, ndr) sulle  questioni climatiche”.

 

Veronica Aneris tralascia, però, il fatto – importante – che anche la Germania ha fatto un passo indietro, nonostante i “suoi” costruttori di auto stiano investendo palate di miliardi sull’elettrico. Ecco cosa sostiene il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner: «La Germania non condivide la decisione del Parlamento Ue di vietare a partire dal 2035 la vendita di auto con motori endotermici, una scelta sbagliata».

 

La situazione, dunque, è incandescente. È guerra aperta. La partita vede in gioco, da una parte la giusta lotta per la tutela dell’ambiente, dall’altra la necessità di agire tenendo però presenti tutti gli aspetti economici e sociali.

 

Il 28 giugno al Consiglio Ue l’Italia sarà rappresentata dal ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che nei giorni scorsi ha sottolineato le debolezze e i rischi del piano Ue, facendo sicuramente a sua volta arrabbiare chi aveva premuto per la sua nomina nel governo Draghi. Ma Cingolani, fisico e uomo tutto di un pezzo, ha dimostrato di non  lasciarsi strumentalizzare. Ora dovrà fare la sua parte in nome del realismo e contro l’ideologia.

Ferrari: i primi 50 anni della pista di Fiorano

Foto: La storica visita di Giovanni Paolo II a Fiorano

In occasione della celebrazione del 50° anniversario della Pista di Fiorano, il Museo Ferrari di Maranello presenta una nuova esposizione dedicata alla storia del celebre circuito. Al centro della mostra viene mostrato al pubblico anche lo spettacolare lighting show messo in scena il 15 giugno che ha visto protagonista la Pista stessa e ottenuto la certificazione di Guinness World Records. L’apertura della nuova mostra è all’interno di una serie di iniziative del Museo rivolte ai fan e agli appassionati del Cavallino rampante inserite all’interno del ricco palinsesto della «Notte Rossa» organizzata dal Comune di Maranello.

Attraverso una raccolta di immagini e contenuti video d’archivio la mostra racconta la storia di 50 anni di attività della pista, dalla sua nascita nel 1972 per volontà di Enzo Ferrari, fino alle attività organizzate oggi. “Ogni singolo pezzo della pista, deve poter mettere a dura prova il comportamento dinamico dell’auto in modo tale da rendere facile l’individuazione dei problemi di ogni macchina. Da questo momento in poi, voglio che nessuna Ferrari affronti la pista o la produzione di serie senza che abbia superato a pieni voti l’esame Fiorano”, diceva Enzo Ferrari

 All’interno della mostra sarà anche possibile vedere il video del lighting show allestito in pista a Fiorano per celebrare l’importante traguardo dei 75 anni dalla fondazione della Casa di Maranello, occasione in cui il circuito di Fiorano si è trasformato in un gigantesco ledwall, composto da 172.000 luci e 1.039.280 punti LED, 89 km di stringhe dinamiche per una superficie complessiva di 112.958,27 mq che ha dato vita a un grandioso spettacolo dedicato a Enzo e alla passione che ha trasmesso alla grande Comunità Ferrari che da Maranello 75 anni fa ha raggiunto ogni angolo del mondo. Lo show di luci ha ricevuto la certificazione del Guinness World Records come “Il più grande circuito illuminato a LED”. All’interno dell’esposizione, oltre all’excursus storico che racconta le tappe più importanti che hanno visto la pista della Casa protagonista in 50 anni di storia, l’esposizione presenta due vetture significative per il circuito.

Ferrari 3.2 Mondial Cabriolet,’auto è stata protagonista della celebre visita che il Pontefice Giovanni Paolo II fece nel 1988 a Maranello e che lo vide ospite anche della pista di Fiorano. In quella sede il Papa incontrò Enzo Ferrari e concesse la sua presenza in un evento memorabile che ha avuto luogo proprio sulla Pista di Fiorano: fra l’altro, il Papa si è concesso, su sua specifica richiesta, qualche giro di pista sulla Ferrari 3.2 Mondial Cabriolet, guidata da Piero Ferrari, figlio del Fondatore, proprio la stessa che per l’occasione viene esposta in questa ricorrenza.

Quindi, la Ferrari 150 LM: sin dall’origine, attorno ai «prototipi» di Maranello si è creata un’atmosfera particolare: hanno identificato la genialità del Costruttore, il mistero, i clamorosi risultati. Frutto dell’intensa ricerca, che è sempre stata la cifra delle realizzazioni Ferrari, questi strumenti evolutivi hanno determinato veri e propri concentrati di tecnologia, attirando ogni volta interesse e curiosità, polarizzando l’attenzione verso il Cavallino. Pezzi unici e, ogni volta, rappresentativi di un’epoca intramontabile, di automobili irripetibili e di vittorie memorabili, la maggior parte di questi capolavori oggi è nelle mani di cultori che hanno conservato queste opere d’arte, in omaggio all’unicità e all’originalità delle soluzioni adottate da Ferrari.

Per ricollegare la ricorrenza dei 50 anni della Pista di Fiorano alle numerosissime prove di evoluzione e sviluppo sempre strettamente private, la Ferrari 150 LM del 2014: un banco prova su base LaFerrari, la vettura più performante del momento, alla ricerca del miglioramento di gruppi, componenti e aerodinamica, con soluzioni avanzate correlate ai dati misurati nella lunga esperienza sulla pista di Casa.

Nasce Federmotorizzazione Varese: coinvolgere il territorio nelle nuove sfide

di Luca Talotta

La «mobilità che si mobilita» e lancia un messaggio alle istituzioni. Presso la sede della Confcommercio di Varese si è tenuto l’evento «Mobilita», voluto per sottolineare, da una parte la nascita del polo di Federmotorizzazione sul suolo varesino, e per presentare, dall’altra, i risultati dell’osservatorio sulla mobilità di Format Research.

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Mobilità ecologica: dev’essere un diritto per tutti

di Michele De Palma, segretario generale FIOM-CGIL

Si è svolto a Wolfsburg, città tedesca nota per essere la sede di Volkswagen, il confronto su “L’industria automobilistica tedesca e italiana davanti alle sfide dei processi di trasformazione”. Al confronto ha partecipato Daniela Cavallo, presidente del Consiglio di fabbrica del Gruppo Volkswagen, che ha dato un contributo importante sul futuro del settore.

 

La costruzione di un rapporto costante tra i sindacati, ed in particolare tra la Fiom-Cgil diBologna e dell’Emilia Romagna con la IG Metall di Wolfsburg, è molto importante ed è l’unico antidoto alla messa in competizione dei territori e delle lavoratrici e dei lavoratori.

La fotografia dell’industria italiana nel settore dell’automotive è drammatica: il nostro Paese produceva 1 milione e 800mila vetture alla fine degli anni ’90, mentre nel 2021 abbiamo prodotto circa 400mila veicoli. Il fatturato dell’automotive è comunque importante nel nostro sistema industriale dal momento che, se consideriamo anche la componentistica, si tratta di 93 miliardi di euro di fatturato, pari 5,6% di Pil, con un’occupazione pari a circa 250mila lavoratori diretti.


La grande capacità industriale dal punto 
di vista della componentistica sta compensando la crisi dei volumi produttivi dei veicoli Stellantis: il dato è che per ogni auto immatricolata lo 0,28 coincide con quanto prodotto in Italia, mentre in Germania il rapporto è 1,29.


Il nostro Paese paga il prezzo dell’incapacità di utilizzare la capacità istallata dei nostri stabilimenti. Sono 12 anni che i lavoratori pagano con gli ammortizzatori sociali l’inconsistenza degli investimenti per la transizione industriale ed ecologica. In Italia c’è però un’eccezione che è rappresentata dalla Motor Valley, situata nel cuore dell’Emilia Romagna.

Oggi assistiamo poi al paradosso che un operaio non è in grado di acquistare l’auto elettrica che produce per effetto dei bassi salari e, in prospettiva, una parte della popolazione non potrà più accedere alla mobilità individuale. Mentre Volkswagen, insieme all’IG Metall, lavora attraverso la contrattazione per garantire un equilibrio tra innovazione, transizione e occupazione, in Italia in questo momento non c’è questo equilibrio, a tutto discapito dell’occupazione.

Con la guerra nel cuore dell’Europa si sta determinando un problema di competizione tra i Paesi sull’approvvigionamento delle fonti energetiche e dei componenti. Dobbiamo far tacere le armi.Serve autonomia e indipendenza industriale a livello europeo, e occorre favorire la solidarietà e la cooperazione tra i sindacati europei.


Gli effetti della guerra li stanno pagando le lavoratrici e i lavoratori. I sindacati hanno una responsabilità straordinaria. Dobbiamo lavorare a un piano europeo straordinario per l’industria della mobilità. Un piano per la transizione industriale e l’innovazione che salvaguardi l’occupazione e garantisca a tutti l’accesso alla mobilità sostenibile. Abbiamo bisogno di costruire consorzi europei per la cooperazione nel settore dell’automotive per incentivare la condivisione al posto della competizione. Dobbiamo avviare il percorso per la costruzione di una grande assemblea europea delle delegate e dei delegati dell’industria della mobilità.