Tutto elettrico: ecco la cordata (Italia in testa) che rimette tutto in discussione

Su il “Fit for 55” l’Italia, in cordata con altri Paesi (Bulgaria, Romania, Portogallo e Slovacchia) punta a far slittare dal 2035 al 2040 il piano Ue, tra l’altro già votato dall’Europarlamento, di azzerare le produzioni di auto con motori tradizionali a favore di quelle solo elettriche. E’ quanto contiene la circolare, fino a poche ore fa riservata, che circola sui tavoli del COREPER, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati Ue.

 

Il contenuto del documento ha mandato su tutte le furie le associazioni degli ambientalisti, in particolare “Trasporti & Ambiente”, per la quale – senza se e senza ma – esiste solo la mobilità elettrica. Il direttore Veronica Aneris l’ha presa malissimo e, in una nota, afferma che “quella di oggi è un’iniziativa unilaterale che contrasta con la posizione ufficiale espressa nel dicembre 2021 dal CITE (Comitato Interministeriale alla Transizione Ecologica)  e, giusto pochi giorni fa, dai partiti di maggioranza italiani al Parlamento Ue”.

 

E aggiunge: È tempo che Mario Draghi sia chiaro: il governo che sta guidando è impegnato sul fronte delle questioni climatiche o no? Sarebbe uno scandalo per un governo nato all’insegna degli impegni in favore della transizione ecologica allearsi con Bulgaria e Romania (cosa mai hanno fatto di così grave?, ndr) sulle  questioni climatiche”.

 

Veronica Aneris tralascia, però, il fatto – importante – che anche la Germania ha fatto un passo indietro, nonostante i “suoi” costruttori di auto stiano investendo palate di miliardi sull’elettrico. Ecco cosa sostiene il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner: «La Germania non condivide la decisione del Parlamento Ue di vietare a partire dal 2035 la vendita di auto con motori endotermici, una scelta sbagliata».

 

La situazione, dunque, è incandescente. È guerra aperta. La partita vede in gioco, da una parte la giusta lotta per la tutela dell’ambiente, dall’altra la necessità di agire tenendo però presenti tutti gli aspetti economici e sociali.

 

Il 28 giugno al Consiglio Ue l’Italia sarà rappresentata dal ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che nei giorni scorsi ha sottolineato le debolezze e i rischi del piano Ue, facendo sicuramente a sua volta arrabbiare chi aveva premuto per la sua nomina nel governo Draghi. Ma Cingolani, fisico e uomo tutto di un pezzo, ha dimostrato di non  lasciarsi strumentalizzare. Ora dovrà fare la sua parte in nome del realismo e contro l’ideologia.

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