
Durante la prima giornata di ECO Festival della mobilità sostenibile e delle città intelligenti, in corso a Roma, il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e il Ministro delle Imprese Adolfo Urso hanno preso posizione contro l’approccio troppo rigido dell’Unione Europea. Pichetto Fratin ha ribadito la necessità di «superare il no ideologico ai biocarburanti», sottolineando che il Green Deal così come concepito rischia di penalizzare famiglie e imprese italiane. Urso, dal canto suo, ha evidenziato come il parco auto italiano, con 36 milioni di veicoli e un’età media di 13 anni, non possa essere sostituito a colpi di imposizioni e costi proibitivi.
Queste parole segnano un punto di svolta: finalmente la politica sembra rendersi conto che non si può chiedere agli automobilisti di farsi carico da soli della transizione ecologica, pagando prezzi insostenibili per vetture elettriche che, senza incentivi, rimangono fuori portata.
Una transizione che rischia di lasciare indietro gli automobilisti
Il Ministro Pichetto Fratin ha avvertito che i consumi elettrici del Paese nei prossimi 15 anni più che raddoppieranno, ponendo problemi enormi alla rete nazionale. «Sono convinto che l’UE ci ripenserà sul tutto elettrico al 2035», ha detto, aprendo chiaramente alla possibilità che idrogeno e biometano diventino alternative reali. Perché di questo si tratta: dare agli automobilisti la libertà di scelta, non obbligarli a un’unica soluzione.
Urso è stato ancora più diretto: «Decarbonizzare sì, ma senza ideologia. L’auto resta il mezzo principale degli spostamenti e la crisi del settore rischia di trascinare con sé tutto il manifatturiero». Una presa di posizione netta che difende un comparto che in Italia occupa 1,3 milioni di addetti e che non può essere sacrificato sull’altare di regole astratte scritte a Bruxelles.
Le città e le nuove tecnologie
Dal dibattito è emerso anche un tema cruciale: la mobilità urbana. Antonio Decaro, in collegamento dal Parlamento Europeo, ha sottolineato che «le città devono puntare su pianificazione inclusiva, trasporto pubblico e micromobilità», senza dimenticare però le esigenze concrete dei cittadini. Nel frattempo, Francesco Naso, di Motus-E, ha ricordato i progressi tecnologici delle batterie, ormai sei volte meno costose rispetto a dieci anni fa, segnale che la tecnologia evolve ma che va accompagnata da politiche industriali solide, non da imposizioni improvvisate.
Tra premi e riconoscimenti, il festival accende il dibattito
La prima giornata del Festival ha visto anche la consegna degli Eco Awards 2025 a realtà che hanno saputo coniugare sostenibilità, innovazione e tradizione. Premi simbolici, certo, ma che confermano un punto: la transizione non può essere calata dall’alto, deve partire dai territori, dalle comunità, dalle imprese che sperimentano ogni giorno nuove soluzioni. Non dai diktat europei che rischiano di schiacciare consumatori e aziende.
La voce che mancava agli automobilisti
Ecco perché le parole di Pichetto Fratin e Urso assumono un valore politico e sociale di primo piano. Dopo anni in cui gli automobilisti sono stati trattati come colpevoli da punire, finalmente si dice ad alta voce ciò che noi difendiamo da tempo: non si può imporre il tutto elettrico senza alternative e senza realismo economico. Idrogeno, biometano, nuove tecnologie ibride: sono strade che vanno percorse, altrimenti la mobilità sostenibile rimane un sogno per pochi privilegiati. Il rischio, altrimenti, è che la transizione ecologica diventi una tassa occulta sugli italiani. E questo è inaccetabile.
Foto da ufficio stampa ECO Festival