Ci risiamo: le Lobbying della transizione all’elettrico tornano all’attacco

Milano, moto Euro 0-1-2 nel mirino: un referendum contro i divieti

di Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione e Confcommercio Mobilità

Il Green Deal, guidato dall’ormai ex vicepresidente e Commissario Europeo Frans Timmermans, che fortunatamente ha fatto perdere le sue tracce, ha procurato danni incalcolabili al sistema automobilistico europeo. La sua politica, di fatto, ha sacrificato sull’altare di una visione ideologica e dogmatica, un intero comparto che era, ma che forse ancora potrebbe essere, il vanto di una industria che ha prodotto ricchezza, benessere, Pil e posti di lavoro. E ora? Le lobbying green ci riprovano e, mentre molti governi europei stanno chiedendo a gran voce all’EU di tornare alla realtà ed al mercato, “promuove” una ricerca sul settore.

Naturalmente le conclusioni sono in linea con quanto si aspettavano i promotori. Pur rispettando i due autorevoli Istituti che lo hanno redatto, non si può non riconoscere che la chiave di lettura del rapporto finale non si discosta dagli interessi degli ideatori del Green Deal.

Riporta. Infatti, la fotografia di una realtà automobilistica italiana in grave difficoltà, ma non assegna alcuna responsabilità a chi ha rappresentato l’unico costruttore nazionale, che male ha interpretato i cambiamenti a partire dai primi anni 2000, facendo scadere la produzione italiana fino alla indifferenza, ma attribuisce le colpe al mercato italiano che non premia l’elettrico.

Lo studio, inoltre, non prende in alcuna considerazione gli sforzi autorevoli che molti Governi dell’Unione Europea, con quello italiano in prima fila, stanno facendo per correggere le modalità previste nel Green Deal, considerando in particolare i carburanti rinnovabili, che possono subito consentire di far ripartire la produzione ed il mercato di auto con motorizzazione endotermica.

Dopo aver indagato i rischi occupazionali e i costi per la nostra struttura economica, “certificando” i danni prodotti e che ancor più si produrranno sui livelli occupazionali, lo studio vede come unica possibilità di recupero una serie di iniziative collegate alle politiche produttive, di difficile realizzazione, mentre quando si tratta di stimoli alla domanda, ecco la proposta panacea di tutti i mali: incentivi all’acquisto.

In pratica una serie di suggerimenti di ulteriori incentivazioni all’acquisto di auto elettriche che, peraltro, premierebbero a premiare ancora l’importazione di vetture elettriche di basso prezzo, che la nostra industria ha di fatto abbandonato.

Tutti percorsi già intrapresi dal nostro e da altri Governi, ma che sono stati abbandonati per il costo eccessivo e l’impossibilità di raggiungere lo scopo: con questi metodi si può “drogare” per brevi tempi il mercato, ma non si ottengono risultati duraturi.

C’è un solo modo per far ripartire l’industria automobilistica europea, garantendo peraltro la libertà di movimento alle persone; perseguire gli obiettivi di progressivo abbandono dei carburanti fossili a favore di quelli rinnovabili (come i biocarburanti) e lasciare alla tecnologia, alla ricerca ed allo sviluppo di trovare la strada per raggiungerli nel tempo.

Foto da ufficio stampa Confcommercio Mobilità

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