Auto e nodi da sciogliere: si spera nel pragmatismo di Bruxelles

L'auto in Italia: fenomeno GPL, bene le ibride plug-in

di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA

 I dati di agosto confermano un mercato auto italiano inerte (-2,7%), analogamente a quanto accade in Europa, penalizzato anche da un giorno lavorativo in meno rispetto allo stesso mese del 2024 (20 giorni contro 21).

Al di là del risultato di agosto, un mese dai volumi tradizionalmente ridotti, a due terzi dell’anno ci troviamo ancora in una fase di stallo, con livelli inferiori di oltre il 15% rispetto al periodo pre-Covid.

Questo anche a causa dell’incertezza del quadro regolamentare, che auspichiamo possa essere al più presto riformato in maniera pragmatica nei prossimi incontri della Commissione europea con i rappresentanti del settore, a partire da quello del 12 settembre prossimo.

Ci auguriamo, inoltre, che gli incentivi a sostegno delle auto elettriche possano favorire il rinnovo del nostro parco circolante, mettendo in luce come i veicoli di ultima generazione non rappresentino soltanto un mezzo indispensabile per oltre l’80% degli spostamenti quotidiani, ma siano in grado di offrire anche vantaggi significativi in termini di impatto ambientale, sicurezza e comfort di guida, con standard decisamente superiori rispetto al passato.
Foto da ufficio stampa ANFIA

L’auto in Italia: sempre negativa sia elettrica sia non

L'auto in Italia: vendite su, in attesa degli incentivi
di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor
 
Quarto calo mensile consecutivo per il mercato italiano dell’auto. In agosto sono state immatricolate 67.272 autovetture con un calo del 2,68% rispetto allo stesso mese del 2024, mentre in luglio si era registrato un calo del 5,11% preceduto da un -17,44% in giugno e da un -0,16% in maggio. Piccole crescite si sono avute invece in aprile (+2,71%) e in marzo (+6,22%), ma inizio d’anno in negativo con -5,86% in gennaio e -6,28% in febbraio.

Con questo andamento altalenante il consuntivo dei primi otto mesi del 2025 chiude con un calo del 3,68%. Non è un calo drammatico, ma drammatica è la situazione del mercato italiano dell’auto dopo la pandemia e particolarmente eloquente in proposito è il confronto di questa prima parte del 2025 con i primi otto mesi del 2019. Il calo è del 21,5%. E poco conforto viene dal fatto che il confronto con la situazione ante-crisi è sostanzialmente analogo con il resto dell’Unione Europea, mentre quello che differenzia invece sensibilmente il quadro italiano da quello del resto dell’Unione è la situazione della transizione energetica.

I dati pubblicati qualche giorno fa dicono che l’Italia è al penultimo posto nella graduatoria UE delle quote di mercato di auto elettriche e questo nonostante il nostro Paese abbia investito consistenti risorse per sostenere gli acquisti di auto elettriche. E a questo proposito va segnalato che stanno per partire nuovi incentivi per una spesa complessiva di quasi 600 milioni di euro e con una formula che premierà particolarmente gli automobilisti che percepiscono redditi bassi, dimenticando, forse, che chi percepisce redditi molto bassi difficilmente può comprare un’auto elettrica anche con l’aiuto degli incentivi e molto spesso non può comprarsi nessuna auto nuova, ma al massimo può permettersi un’auto usata.

 
Non a caso uno degli effetti della crisi che il nostroPpaese non ha ancora superato è che a fronte di un mercato dell’auto nuova in grande difficoltà vi è un mercato dell’auto usata che gode di ottima salute. I numeri parlano chiaro. Nonostante la crisi in atto tra il 2019 e il 2024 le auto circolanti sono aumentate di 1.795.284 unità, ovviamente con una crescita delle auto usate che sono diventate l’unica possibilità di comprare un’auto per un numero crescente di persone.

In questo contesto, non meraviglia certamente lo scarso interesse che gli italiani dimostrano per l’auto elettrica che non costa certo poco anche con incentivi. D’altra parte, nel mondo della vendita di auto elettriche si cominciano a sentire scricchiolii non solo in Italia, ma anche in Paesi molto più “virtuosi” del nostro. Giunge notizia che case importanti che avevano proclamato di voler produrre in futuro solo auto elettriche stanno facendo macchina indietro quantomeno per l’alto di gamma. E giunge notizia anche che l’ACEA, che è l’associazione europea dei costruttori di automobili, e la CLEPA, che è l’associazione europea dei fornitori automobilistici, hanno dichiarato che è impossibile raggiungere l’obiettivo di immatricolare solo auto elettriche a partire dal 2035 e chiedono che l’Unione Europea riveda le decisioni già assunte in questo senso. E a tutto questo si aggiunge che in questo quadro di sostanziale implosione vi è qualcuno che può cantare vittoria e ci riferiamo a coloro che vendono nella UE auto elettriche prodotte nel resto del mondo.

Foto Ufficio Stampa Centro Studi Promotor

Ursula teme l’ARA e la esclude dal “Dialogo”: la mia interrogazione alla Commissione UE

Ursula teme l'ARA e la esclude dal "Dialogo": la mia interrogazione alla Commissione UE

di Isabella Tovaglieri, componente della Commissione Industria dell’Eurocamera. 

 
La Commissione europea vuole escludere i territori dove si producono le auto dal dialogo strategico sull’automotive per portare avanti indisturbata la sua miope agenda green, che sta distruggendo la più importante industria europea. La decisione di non coinvolgere l’Automotive Regions Alliance (ARA) nel tavolo che si apre a Bruxelles il prossimo 12 settembre è una scelta grave, destinata ad avere conseguenze pesanti sulle 40 regioni europee in cui ci sono gli stabilimenti, i lavoratori e l’indotto, che devono invece avere diritto di parola sul proprio futuro.
 
Tra queste, anche la Lombardia, che guida l’ARA sotto la presidenza dell’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi, e che è impegnata nella salvaguardia di una filiera che conta 100mila lavoratori e 30mila imprese con un fatturato totale di oltre 40 miliardi di euro.
 

Ho presentato un’interrogazione alla Commissione UE per chiedere conto di questa esclusione ingiusta e immotivata, che non permetterà all’ARA di presentare le proprie proposte concrete e condivise per salvare il settore alla luce dell’attuale congiuntura economica e geopolitica. Alla Commissione chiediamo di fare chiarezza sulle motivazioni di questa decisione: Ursula von der Leyen dica chiaramente se il mancato coinvolgimento delle regioni all’interno di un tavolo di questa portata sia una scelta deliberata per tenere fuori stakeholder chiave dal processo decisionale europeo, con gravi ripercussioni su un comparto strategico per la competitività dell’Unione.

 

Foto da ufficio stampa Tovaglieri

L’auto in Italia: no a incentivi come fiammate occasionali, occorre una strategia

L'auto in Italia: dalle Associazioni 6 priorità per il Governo

di Roberto Pietrantonio, presidente di UNRAE

L’automobile resta un pilastro insostituibile per la mobilità e l’economia del nostro Paese, e vedere il mercato ancora in caduta ad agosto è allarmante, nonostante si tratti di un mese tradizionalmente poco “pesante”. La flessione di quasi il 3% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, che già aveva segnato un calo del 13,4%, conferma un settore in sofferenza ormai cronica.

Nei primi otto mesi del 2025 sono state immatricolate 40.000 vetture in meno rispetto al 2024,
e addirittura 285.000 unità in meno rispetto al 2019, un gap del 21,6% che pesa come un macigno. Di questo passo, la transizione ecologica resterà inesorabilmente al palo: sebbene la quota di auto elettriche pure stia lentamente salendo, è ancora largamente insufficiente. Purtroppo, l’annuncio degli incentivi da parte del MASE, ancora senza seguito concreto, ha avuto l’effetto di congelare il mercato: molti clienti – e purtroppo non solo quelli interessati alle BEV – stanno
rimandando l’acquisto in attesa del bonus, e questa incertezza paralizza le vendite.
 
Chiediamo quindi con forza che gli incentivi promessi diventino pienamente operativi e che non includano ulteriori paletti burocratici perché tutti gli automobilisti possano partecipare alla transizione in modo equo. Servono invece misure chiare e non discontinue: gli incentivi sono utili solo se inseriti in una strategia di medio-lungo periodo, non come fiammate occasionali legate alle offerte statali.
 
Solo così potremo recuperare il terreno perso e colmare il gap con gli altri principali Paesi europei, dove la mobilità elettrica cresce molto più rapidamente. Non meno importante, ribadiamo la necessità di una riforma della fiscalità sulle auto aziendali, da troppo tempo attesa: aumentare la detraibilità dell’IVA e la deducibilità dei costi, riducendo al contempo a tre anni il periodo di ammortamento, darebbe nuova linfa al mercato. Ora che la Delega Fiscale è stata prorogata fino a fine 2026, ci aspettiamo interventi concreti e tempestivi.
Foto da ufficio stampa UNRAE

Scuole ed educazione stradale: ACI, ministero e tecnologie digitali

Monza: un patrimonio che dobbiamo continuare a valorizzare, insieme

 di Geronimo La Russa, presidente eletto di ACI
(dall’intervento al Meeting di Rimini 2025)

Siamo convinti che bisogna rivolgersi fin dalla giovane età alle scuole per garantire sicurezza ed educazione stradale. L’Automobile Club d’Italia è attivo da anni in questo ambito e l’impegno crescerà ancora, grazie ai numerosi protocolli d’intesa avviati con il ministero dell’Istruzione e del Merito.

Il nuovo fronte riguarda l’utilizzo delle tecnologie digitali: strumenti e programmi didattici che puntano a coinvolgere studenti e docenti in maniera innovativa, per radicare nei più giovani la cultura della sicurezza stradale.

Il lavoro congiunto tra ACI e ministero mira a progettare nuovi programmi capaci di unire tradizione educativa e strumenti digitali, affinché la cultura della sicurezza sulla strada non sia più un’opzione, ma un diritto formativo garantito a tutti gli studenti.

 

Foto da ufficio stampa ACI

 

 

Se anche Draghi boccia l’Europa: ormai tutto è concesso

La lezione di Draghi: il "Green Deal" così concepito è insostenibile

di Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET

 
Incredibile, anche Draghi boccia l’Europa! Già, che se uno venisse da Marte sarebbe da applaudire fino a spellarsi le mani, non per la trovata geniale, quanto piuttosto per la lettura obiettiva della realtà.

“Dire la verità in questo mondo è un atto rivoluzionario” diceva Orwell. Ora, però, che a dirla sia l’europeista convinto, colui il quale ha occupato sedie importanti nell’Unione, ha tenuto rapporti privilegiati e ne ha condizionato la politica monetaria, beh, insomma, meriterebbe la premessa “…mi sono sbagliato”.

Ma in questo mondo di comunicazione che non ha alcun antefatto e nessuna memoria, tutto è concesso.

Domenico De Rosa – Foto da ufficio stampa SMET Group

L’auto in Europa: solo applausi e niente fatti sul “Rapporto Draghi”

L'auto in Italia: fenomeno GPL, bene le ibride plug-in

di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA

 
I dati del cumulato 2025 mostrano un mercato auto europeo sostanzialmente piatto, ancora distante dai volumi pre-Covid e incapace di svecchiare un parco circolante che ha ormai un’età media di 12,5 anni.

Questa situazione pregiudica un sano rinnovo del parco veicolare che, da un lato, ridurrebbe in modo significativo le emissioni di CO2 e, dall’altro, darebbe nuova linfa occupazionale all’industria europea, oggi in costante perdita di posti di lavoro.
Anche il tasso di adozione di veicoli alla spina, seppure in crescita, procede ancora troppo lentamente per colmare il gap accumulato negli anni.

È dunque tempo di avviare una revisione seria, concreta e pragmatica della strategia di decarbonizzazione, da attuare subito con misure coordinate a livello europeo di sostegno alla domanda per veicoli a bassa o nulla emissione e con forte contenuto locale
europeo.

Troviamo incomprensibile che, a un anno dalla pubblicazione del “Rapporto Draghi”, si continui ad applaudire alle sue raccomandazioni senza che sia stata messa in campo alcuna misura concreta per il settore.

In linea con quanto affermato dai presidenti di ACEA e CLEPA, chiediamo quindi che l’incontro del prossimo 12 settembre porti finalmente alle modifiche indispensabili alla sopravvivenza della nostra industria.
Foto da ufficio stampa ANFIA

L’auto in Europa: dati deludenti, bene la lettera di ACEA e CLEPA

L'auto in Italia: vendite su, in attesa degli incentivi
di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
In luglio sono state immatricolate nell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) 1.085.356 autovetture con un incremento del 5,9% su luglio 2024, ma con un calo del 18,4% su luglio 2019, cioè sul dato ante-pandemia. Il consuntivo dei primi sette mesi del 2025 chiude invece a quota 7.900.877 con un calo dello 0,04% sullo stesso periodo dello scorso anno, ma con un calo di ben il 19% sullo stesso periodo del 2019.

È appena il caso di ricordare che questo risultato disastroso è in netto contrasto con quanto avviene nel resto del mondo che ha già raggiunto e superato i risultati ante-pandemia. Come è noto, la ragione del pessimo andamento del mercato dell’auto dell’Europa Occidentale è la politica dell’Unione Europea per la transizione energetica e ciò anche perché la pretesa di non consentire a partire dal 2035 l’immatricolazione di auto diverse da quelle elettriche non è stata fatta propria da alcun altro Paese del mondo se si esclude il Regno Unito che dell’Unione Europea non fa più parte, ma continua a seguirne gli orientamenti politici in materia di transizione energetica.

Tornando ai dati pubblicati dall’ACEA va detto che nei primi sette mesi di quest’anno si è registrato un passo avanti nella quota delle immatricolazioni di auto elettriche che è passata nel mercato dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) dal 13,6% del luglio 2024 al 17,2%. Siamo decisamente lontani dagli obiettivi, ma comunque è stato ottenuto un risultato positivo di cui va dato atto anche se, a fronte di questo piccolo risultato, vi è il fatto che l’andamento della produzione di auto nei Paesi dell’Unione Europea desta notevoli preoccupazioni tantoché, mentre scriviamo questa nota, ci giunge una comunicazione dell’Ansa che riporta il testo di una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen firmata dall’ACEA, l’associazione dei costruttori automobilistici europei, e da CLEPA, l’associazione dei fornitori del settore auto, datata 27 agosto in cui si afferma che “i piani dell’Unione Europea per l’automotive dovrebbero andare oltre l’idealismo per riconoscere le attuali realtà industriali e geopolitiche e ricalibrare l’attuale percorso di riduzione delle emissioni di CO2 salvaguardando la competitività industriale, la coesione sociale e la resilienza strategica delle attuali catene di approvvigionamento europee.

Come non condividere le richieste di ACEA e CLEPA se si considera che, come i dati pubblicati oggi dicono chiaramente, il mercato auto dell’Unione Europea, rispetto a quello del resto del mondo, ha accumulato un ritardo del 19% per il mancato recupero del calo legato alla pandemia e del 7,5% per la mancata crescita che il mercato auto del resto del mondo ha conseguito dopo aver recuperato integralmente il calo dovuto alla pandemia.

Foto Ufficio Stampa Centro Studi Promotor

La lettera di ACEA a Ursula: “Green Deal” scollegato dalla realtà

La lezione di Draghi: il "Green Deal" così concepito è insostenibile

di Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET

 

L’ennesima lettera aperta delle case automobilistiche indirizzata a Ursula Von der Leyen rappresenta solo l’ultimo campanello d’allarme ignorato da Bruxelles. Imporre il 2035 come data limite per la produzione di veicoli a combustione interna è una scelta ideologica e non industriale

Il settore automobilistico europeo è la colonna portante della nostra economia e oggi si trova schiacciato dalla concorrenza cinese, dagli incentivi americani e dalla inutile rigidità dogmatica della Commissione. Invece di dialogare con chi produce e dà lavoro, Bruxelles continua a fissare scadenze irrealistiche che mettono a rischio occupazione investimenti e competitività

Purtroppo la guida di Ursula Von der Leyen ha trasformato il “Green Deal” in un dogma scollegato dalla realtà industriale e sociale. La politica dovrebbe accompagnare la transizione e non distruggere il tessuto produttivo che sostiene milioni di famiglie

Il 2035 non è mai stato fattibile e tutti ne eravamo ampiamente consapevoli della prima ora. Adesso a dirlo non sono solo i politici più razionali, ma finalmente chi ogni giorno tiene in piedi fabbriche e filiere. Il tempo sta per scadere, serve che l’Europa abbandoni le imposizioni ideologiche e torni rapidamente a occuparsi di crescita industria e lavoro.


Domenico De Rosa – Foto da ufficio stampa SMET Group

Ursula ci taglia fuori dal Tavolo del 12 settembre: pessimo segnale

Ursula ci taglia fuori dal Tavolo del 12 settembre: pessimo segnale

di Guido Guidesi, presidente Automotive Regions

 
La Commissione Europea ha deciso di escludere l’Automotive Regions Alliance tavolo per il futuro dell’automotive convocato a Bruxelles dalla stessa Commissione per il prossimo 12 settembre. Si tratta di un pessimo segnale in quanto il non coinvolgimento dei territori a oggi ha portato la più grande industria europea al rischio di cancellazione.

La nostra richiesta di partecipazione nasceva dalla volontà di voler presentare le proposte condivise da tutte le 40 Regioni europee appartenenti ad ARA. Proposte nate dal tavolo di lavoro lombardo e condivise sia con la componentistica e sia con la ricerca e presentate anche ai costruttori.

Attendiamo speranzosi l’esito del meeting del 12 settembre affinché possano esserci cambiamenti concreti anche attraverso i nostri contributi. Se ciò non dovesse accadere in futuro l’Automotive Regions Alliance si dovrà occupare solo di gestire stabilimenti dismessi e cittadini disoccupati; in compenso avremo tante auto cinesi in giro per l’Europa.

Foto ufficio stampa Guido Guidesi