La lezione di Draghi: il “Green Deal” così concepito è insostenibile

La lezione di Draghi: il "Green Deal" così concepito è insostenibile

di Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET

 
Guardiamo in faccia la realtà. Se persino Mario Draghi, uno degli uomini più prudenti e misurati, denuncia che le regole europee sulla decarbonizzazione al 2035 si basano su presupposti ormai superati, significa che siamo di fronte a un dogma ideologico più che a una strategia industriale.

L’Unione Europea continua a imporre diktat astratti, mentre le nostre fabbriche chiudono, i lavoratori perdono certezze e la concorrenza globale (USA e Cina) corre con regole completamente diverse.

Non possiamo accettare di sacrificare la nostra manifattura, l’automotive, la logistica e l’intera catena del valore sull’altare di una burocrazia cieca. Il Green Deal così concepito non è sostenibilità: è suicidio industriale.

È tempo che l’Italia pretenda una revisione profonda di queste scelte. Non con timide richieste, ma con coraggio e visione. Altrimenti rischiamo di restare senza imprese e senza futuro.

Domenico De Rosa – Foto da ufficio stampa SMET Group

Mobilità elettrica: i costi di ricarica siano più accessibili

Incentivi per le auto elettriche al via: niente "eco-score"

di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE

L’accordo commerciale UE–USA sui dazi apre uno scenario complesso: se da un lato offre stabilità al commercio internazionale, dall’altro impone all’Italia di vigilare sugli effetti che potrebbero ricadere sulla nostra componentistica. Parallelamente, l’Italia deve colmare il gap che ci separa dall’Europa sulla mobilità elettrica: oggi la quota di BEV è quasi quattro volte inferiore alla media degli altri Paesi, e il ritardo nell’attivazione degli incentivi sta anche congelando il mercato.
 
È fondamentale che le misure diventino subito operative, senza introdurre ulteriori paletti che ridurrebbero la platea dei modelli incentivabili e la capacità di utilizzare efficacemente i fondi disponibili. In questo contesto,diventa ancora più urgente un intervento sulla fiscalità delle auto aziendali in ottica di decarbonizzazione: chiediamo con forza una revisione complessiva, ancorché graduale, sfruttando la Delega Fiscale già prorogata, per aumentare la detraibilità dell’IVA, la deducibilità dei costi e ridurre i tempi di ammortamento.

Lo sviluppo capillare dell’infrastruttura di ricarica rappresenta un fattore determinante per l’espansione della mobilità elettrica nel nostro Paese. Gli ultimi dati EAFO aggiornati al 30 giugno 2025 posizionano l’Italia al sedicesimo posto nel ranking europeo con 13,2 punti di ricarica ogni 100 chilometri di rete viaria, significativamente sotto la media continentale di 19,5 punti.
 
Inoltre, per sostenere efficacemente il processo di transizione, risulta fondamentale garantire costi di ricarica più accessibili, su scala europea come raccomanda l’ACEA, ma in particolar modo in Italia dove il problema è particolarmente acuto.
Foto Ufficio Stampa Unrae

Il dogma dell’elettrico: solo ora l’UE chiede il parere dei diretti interessati

Automotive: eravamo molto avanti...
di Mario Verna, manager automotive
 

Help!! L’Unione Europea chiede aiuto ai suoi cittadini per “provare” a rimediare al disastro legislativo sull’auto elettrica. Ecco allora il sondaggio, referendum. Che si fosse vicini alla frutta era già abbastanza chiaro dai piattini di portata diventati ormai piccoli, fa specie però la tardiva consultazione.

Coraggio burocrati visionari prendetevi le vostre responsabilità! Diteci che “forse” avete sbagliato tutto, voi e tutta l’armata brancaleone che avete caricato a bordo in questi anni. Futurologi e apocalittici, illuminati inventori di illusioni costose. Come on!!! Almeno un po’ di dignità.

 

Foto fornita da Mario Verna

 

 

Il dogma dell’elettrico: solo ora l’UE chiede il parere dei diretti interessati

di Mario Verna, manager automotive
 

Help!! L’Unione Europea chiede aiuto ai suoi cittadini per “provare” a rimediare al disastro legislativo sull’auto elettrica. Ecco allora il sondaggio, referendum. Che si fosse vicini alla frutta era già abbastanza chiaro dai piattini di portata diventati ormai piccoli, fa specie però la tardiva consultazione.

Coraggio burocrati visionari prendetevi le vostre responsabilità! Diteci che “forse” avete sbagliato tutto, voi e tutta l’armata brancaleone che avete caricato a bordo in questi anni. Futurologi e apocalittici, illuminati inventori di illusioni costose. Come on!!! Almeno un po’ di dignità.

 

Foto fornita da Mario Verna

 

 

L’Italia e le due ruote: mercato condizionato dal passaggio all’Euro 5+

L'Italia e le due ruote: mercato condizionato dal passaggio all'Euro 5+

di Mariano Roman, presidente di Confindustria ANCMA

Un’analisi più approfondita dei dati estivi conferma ancora quanto il passaggio alla classificazione Euro 5+, e il conseguente surplus di immatricolazioni a fine 2024, abbia accompagnato tutto il mercato di quest’anno, condizionando soprattutto la vendita delle moto. Alla luce di questo, l’andamento complessivo risulta comunque soddisfacente e i numeri lasciano intravedere dinamiche di mercato più simili alle congiunture pre-Covid.

Entrando nel vivo dei dati, dopo i progressi di giugno e luglio, ad agosto il mercato delle due ruote frena la sua corsa facendo registrare 16.202 unità, corrispondenti a un calo del 9,27%. Torna a doppia cifra la flessione delle moto, che perdono 18,94 punti percentuali e targano 6.070 mezzi; gli scooter tengono rispetto ad agosto 2024 (-0,21%) e immettono sul mercato 9.346 mezzi. Prosegue il momento difficile dei ciclomotori, mai in positivo nel corso del 2025: i “cinquantini” segnano un calo del 21,64% e registrano 786 unità.

 

II passo falso di agosto non incide in modo sostanziale sull’andamento del mercato nel cumulato annuo (agosto pesa circa il 6% del totale): nei primi otto mesi dell’anno le registrazioni si attestano a quota 262.475 per una flessione complessiva del 3,79% (era -3,40% a luglio). Si consolida la dicotomia tra un mercato scooter che arriva, da una parte,  a targare 149.008 unità e cresce del +7,11% e un mercato moto, dall’altra, che cala del 13,91% e si ferma a 104.052 mezzi immatricolati. Lasciano sul terreno più di un quarto del loro mercato i ciclomotori, che flettono del 26,59% e 9.415 unità.

 

In calo per il terzo mese consecutivo il mercato elettrico, che paga il rapido esaurimento degli incentivi Ecobonus durante la scorsa primavera. La flessione sull’anno è del 16,72% e 6.088 mezzi messi in strada; particolarmente difficile la situazione dei ciclomotori (che rappresentano più di un terzo del mercato a zero emissioni), che perdono il 27,73% sul 2024 registrando complessivamente 2.134 unità.

 

Si dimezza in agosto il mercato dei quadricicli, che perde il 46,65% (simile la flessione del mercato elettrico e di quello termico, mentre nel cumulato annuo le minicar elettriche sono in attivo del 18,58%) e fa registrare 613 unità. Più contenuta la perdita sull’anno (-4,95%) e 11.887 mezzi registra

 

Foto da ufficio stampa ANCMA

 

 

L’Italia e le auto elettriche: dagli incentivi via i paletti eccessivi

L'auto in Italia: urgente un grande Piano nazionale per il settore
di Fabio Pressi, presidente di Motus-E
Le immatricolazioni elettriche italiane continuano a crescere nonostante la stagnazione del mercato e l’incertezza legata ai nuovi incentivi. C’è l’urgenza di chiarire rapidamente le regole, limitando al massimo i paletti per l’ottenimento dei bonus e accelerando sulla messa a terra delle risorse.   
In questa fase della transizione il sostegno alla domanda dei veicoli elettrici è ancora molto utile e l’evoluzione degli altri major market UE, anche in Paesi del Sud Europa come la Spagna, dimostra l’efficacia degli strumenti incentivanti prevedibili e definiti nel tempo. Senza dimenticare, ovviamente, il ruolo centrale delle flotte aziendali, per le quali è improcrastinabile una revisione della fiscalità, ferma sostanzialmente agli anni ’90.
Questo canale rappresenta una chiave decisiva per rendere più moderno, sostenibile e sicuro il parco circolante italiano, ed è in grado di accelerare anche lo sviluppo del mercato dell’usato elettrico, a beneficio di tutte le famiglie e gli individui che non possono permettersi un’auto nuova.
Foto da ufficio stampa Motus-E

I nuovi incentivi sulle auto elettriche: tante attese mal riposte

Asse Italia-Germania: apprezzamento e condivisione sulla lettera all'UE

di Massimo Artusi, il Presidente di Federauto

 

Agosto non è certamente un mese significativo e il consuntivo delle immatricolazioni, penalizzate anche da un giorno lavorativo in meno rispetto allo scorso anno, conferma nel ristretto dei suoi numeri, la tendenza in atto manifestatasi già nei mesi precedenti, ossia il netto calo di acquisti da parte del canale privati. Non è un elemento di novità, ma fa parte della lettura dei dati e va rimarcato, perché evidentemente è la reazione alla mancanza di prodotti in listino a “prezzi familiari” che sta penalizzando gli acquisti e non la mancanza di interesse o il cambio delle necessità degli automobilisti.

Dall’analisi delle immatricolazioni emerge che ad agosto i privati perdono più del 14% (-6100 veicoli), perdita quasi del tutto compensata dal noleggio (+9,75%) ma, soprattutto, dalle auto-immatricolazioni (+42,2%) che da sole compensano oltre 3.500 autovetture nel mese: è evidente quanto sia stato forte il contributo dei concessionari per far sì che la perdita rispetto ad agosto dello scorso anno non fosse ben superiore al -2,7% consuntivato. I concessionari immatricolano quasi il 14% del mercato.

Da segnalare, ancora, il sostanziale fermo del mercato BEV, dovuto verosimilmente all’attesa dei nuovi incentivi MASE. Attese a nostro avviso mal riposte perché i nuovi incentivi sono, per la loro origine, caratterizzati da un tal numero di paletti che la platea dei beneficiari sarà esigua con il serio rischio di rendere l’intervento poco efficace. Aggiungiamo, ancora una volta inefficace.

 

Foto da ufficio stampa Federauto

 

 

Bonora a IlSussidiario.net: “Dai costruttori colpe gravi: se vogliono negoziare con l’Ue lo facciano sul serio”

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Monza: un patrimonio che dobbiamo continuare a valorizzare, insieme

di Geronimo La Russa, presidente eletto ACI

All’Autodromo Nazionale Monza ho partecipato alla mia ottava conferenza stampa del Gran Premio d’Italia, la prima da Presidente eletto di ACI – Automobile Club d’Italia. È difficile spiegare l’emozione che provo ogni volta che torno a Monza. Da bambino venivo all’Autodromo: ricordo Senna, le auto che sfrecciavano, la magia che si respirava anche solo guardando da lontano. Oggi ho l’onore di rappresentare chi questo circuito lo ha costruito oltre un secolo fa. Ed è una gioia enorme, ma anche una grande responsabilità.

Perché Monza è molto più di un circuito. È il tempio della velocità, certo. Ma è anche il luogo che custodisce la memoria, i sogni e le imprese che hanno reso immortale il motorsport. Un simbolo dell’Italia che sa organizzare, innovare, emozionare. Un patrimonio che ci viene riconosciuto in tutto il mondo, e che dobbiamo continuare a valorizzare, insieme.

Quest’anno celebriamo tre anniversari importanti, che parlano di motori ma anche di italianità: 100 anni fal’Alfa Romeo vinceva qui il suo primo titolo mondiale; 50 anni fa Niki Lauda diventava campione del mondo con la Ferrari proprio su questo tracciato; celebriamo i 75 anni della Formula 1, una storia che non sarebbe la stessa senza il Gran Premio di Monza.

La tradizionale invasione di pista, l’Inno di Mameli, il tricolore che si alza e i colori della nostra amata Scuderia: tutto questo è parte della nostra identità, un circuito che emoziona ogni anno come fosse la prima volta. Come ACI, abbiamo il dovere di far sì che questa magia non si perda. Che resti viva nel tempo, per le future generazioni. E lo faremo, con passione, con impegno, e con il lavoro di squadra che è da sempre il nostro motore.


Foto da ufficio stampa ACI

Componenti con trend negativo nel 2024: la situazione delle imprese si aggrava

Componenti con trend negativo nel 2024: la situazione delle imprese si aggrava

di Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA

 
In continuità con la flessione del primo semestre 2024, in cui le esportazioni della componentistica italiana hanno riportato una contrazione dell’1,8%, il peggioramento del secondo semestre segna un trend negativo per l’anno 2024.

La Germania si conferma il primo Paese di destinazione dell’export per un valore di 4,9 miliardi di euro e una quota del 19,9% sul totale esportato, ma il valore delle esportazioni risulta in calo del 5,8% rispetto al 2023. Considerando i maggiori Paesi dell’area UE+EFTA+UK, il valore dell’export è in flessione anche rispetto ad Austria (-18,5%), Belgio (-12,7%), Svezia (-7,5%), Spagna (-6,7%) e Paesi Bassi (-5,5%).
 
Fuori dall’UE, il Regno Unito – verso il quale le esportazioni crescono del 6,4% – mantiene il primato per saldo positivo della bilancia commerciale (poco più di 1 miliardo di Euro), mentre si registrano cali nell’export di componenti verso Stati Uniti (-15,4%), Giappone (-10,5%), India (-13,8%), Corea del Sud (-27,9%), Canada (-16,5%), Turchia (-13,7%) e Cina (-11,5%).

La componentistica automotive italiana ha vissuto un 2024 complesso, segnato dal significativo calo della produzione di autoveicoli sia a livello europeo, sia nazionale. Questa contrazione ha reso più difficile per i fornitori sostenere i costi fissi, aggravando ulteriormente la loro situazione economica già minata da una fase di forte instabilità del commercio internazionale.
 
Si tratta di criticità rimaste tali anche nel 2025, con un mercato in sofferenza e livelli di produzione ancora bassi per l’industria automotive europea e italiana. Il contesto in cui le imprese si muovono, inoltre, è segnato dall’incertezza sugli sviluppi della transizione verso la decarbonizzazione della mobilità – si attendono gli esiti della revisione del Regolamento UE sulla riduzione delle emissioni di CO2 degli autoveicoli leggeri prevista per i prossimi mesi, che speriamo vada nella direzione del pragmatismo di un approccio tecnologicamente neutrale verso il traguardo delle emissioni zero – che mette in difficoltà soprattutto le imprese specializzate nella componentistica per motori endotermici, chiamate a ripensare i propri modelli di business e strategie industriali per
orientare gli investimenti.
 
Ripercussioni negative si attendono anche a seguito dell’introduzione dei nuovi dazi USA, considerando che l’Italia esporta negli Stati Uniti veicoli e componenti per un valore di oltre 4,5 miliardi.
In un simile scenario, è più che mai necessario definire rapidamente un piano di politica industriale che preveda misure mirate a sostegno delle imprese, dal contenimento dei costi energetici, alla semplificazione delle procedure di accesso ai finanziamenti per
attività di ricerca e sviluppo.
Foto da ufficio stampa ANFIA