Mafia nell’autotrasporto: problema mai davvero affrontato

Pedaggi: nuova stangata sui pedaggi

di Cinzia Franchini, presidente di Ruote Libere

 

Il tema legato alle infiltrazioni mafiose è stato al centro dell’agenda del Governo nel primo Consiglio dei Ministri e questo, insieme alle parole pronunciate della premier Giorgia Meloni, in occasione della fiducia ottenuta dal Parlamento, fa ben sperare. Il problema non si esaurisce di certo nel dibattito sul carcere ostativo, comunque importante poiché evita a boss di primo piano di uscire dai penitenziari, ma deve essere accolto con favore il generale interesse del Governo rispetto alla lotta al radicamento mafioso, un focus piuttosto inedito rispetto alle dichiarazioni spesso di circostanza del passato.

 

Questa attenzione lascia spazio alla speranza che davvero la lotta alla criminalità organizzata trovi la giusta collocazione rispetto al mondo dell’autotrasporto, un settore che ha proprio nel radicamento mafioso la sua prima e gravissima malattia. Un cancro le cui conseguenze nefaste sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti: non passa giorno che non emergano notizie di imprese sequestrate o che abbiano a capo soggetti riconducibili a famiglie mafiose. Entrando nel dettaglio è importante sottolineare come oggi il solo requisito della onorabilità, che sappiamo essere una delle condizioni indispensabili per poter essere iscritti all’Albo degli autotrasportatori, non è più sufficiente a porre un argine solido al radicamento mafioso.

 

Infatti, sempre più spesso ci troviamo davanti a imprenditori i cui patrimoni sono frutto dell’attività illecita messa in campo da intere generazioni che li hanno preceduti. Profili tecnicamente preparati, in grado di investire enormi risorse economiche, superficialmente presentabili ma non per questo meno pericolosi. Anzi, proprio questa capacità mimetica consente loro di sfruttare per traffici criminali le caratteristiche tipiche del settore dell’autotrasporto, dalla capillarità alla possibilità di trasportare merci di ogni tipo, come armi e droga, senza particolari controlli.

 

Oltre al requisito della “onorabilità” è quindi necessario individuare insieme al Governo strumenti nuovi che possano consentire agli imprenditori onesti di prendere le distanze dai “colleghi” (perché purtroppo di questo parliamo) mafiosi e ai committenti di riconoscere e di capire dove si nascondono determinati fenomeni. Un discorso che può essere applicato anche allo strumento delle interdittive antimafia, strumento di per se non più adeguatamente efficace per prevenire l’ulteriore propagarsi del cancro della mafia nell’autotrasporto.

 

Certamente quello che il Governo ha davanti è un percorso complesso ma l’attenzione dimostrata in queste prime battute è un buon inizio. Se è vero che nell’autotrasporto oggi la situazione è compromessa, come ogni relazione semestrale della Dia ci conferma da anni, se è vero che il problema non è mai stato affrontato in modo davvero efficace, non significa che non sia possibile un cambio di passo, quantomeno per lavorare in una strada che abbia nel fare una vera pulizia nel settore il proprio obiettivo ultimo. E l’associazione che presiedo certamente non farà mancare il proprio fattivo contributo in questa direzione.

Ricarica a induzione: BreBeMi, esempio virtuoso nell’UE

Una delegazione della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) del Parlamento Europeo guidata dal presidente della Commissione Cristian-Silviu BUŞOI (PPE, RO) e composta dagli eurodeputati Patrizia TOIA (S&D, IT); Massimiliano SALINI (EPP, IT); Josianne CUTAJAR (S&D, MT); Valter FLEGO (Renew, HR); Isabella TOVAGLIERI (ID, IT) e dai membri accompagnatori Nicola Danti (Renew, IT) e Carlo Fidanza (ECR, IT), è stata accolta dal presidente di A35 Brebemi Francesco Bettoni ad “Arena del Futuro”, il circuito realizzato a Chiari (Brescia) all’interno del progetto di sviluppo della tecnologia DWPT (Dynamic Wireless Power Transfer), coordinato da A35 Brebemi e Aleatica.

 

In occasione della visita è stato presentato alla delegazione del Parlamento Europeo l’intero progetto, oltre agli ultimi risultati degli studi in atto sulla ricarica elettrica ad induzione, da parte dei responsabili tecnici di A35 Brebemi e del Politecnico di Milano. Questa tecnologia permette ai veicoli elettrici di ricaricarsi viaggiando su corsie dedicate, grazie a un innovativo sistema di spire posizionate sotto l’asfalto, che trasferiscono direttamente l’energia necessaria ad auto, bus e camion.

 

Il progetto italiano di A35 Brebemi-Aleatica è quello allo stadio più avanzato di sperimentazione non solo a livello europeo, grazie al fatto che vede cooperare al proprio interno diverse realtà internazionali che sono punti di riferimento in ciascun settore di competenza.

 

La tecnologia DWPT, nelle sue variabili di induzione dinamica e statica, ha già destato interesse per possibili immediati sviluppi in Unione Europea e non solo, anche grazie alla sua versatilità in quanto, oltre all’utilizzo su strade ed autostrade, la stessa si sta confermando utile e ideale anche all’interno di altre infrastrutture come porti, aeroporti e parcheggi. 

 

“Sono molto colpito da quanto visto oggi qui ad Arena del Futuro, con i miei colleghi eurodeputati – ha affermato il presidente della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) del Parlamento europeo Cristian-Silviu BUŞOI (PPE, RO) -. Questo è un progetto sorprendente che dà una soluzione concreta a favore di una mobilità più sostenibile ed è un percorso che va supportato e replicato a livello europeo.  Abbiamo avuto la possibilità di verificare da vicino come i veicoli possono ricaricarsi mentre viaggiano. Si tratta di una novità importante e ritengo che questa tecnologia debba essere sostenuta a livello legislativo e finanziario dall’Unione Europea per dare un reale supporto per la scalabilità di questo progetto”.

#FORUMAutoMotive/l’ospite: Dino Brancale (AVL)

Parola Dino Brancale, amministratore delegato di AVL: “Siamo ben piazzati per quanto riguarda i powertrain alternativi e l’Euro 7 sembra una spinta esagerata che porta a un cambiamento immotivato.
Ora sono già presenti soluzioni a emissioni zero, diverse dall’elettrico, che contribuiranno alla transizione. I cinesi stanno venendo a investire qui e collaborano con gli europei per la produzione di vetture elettriche. Basti pensare agli arabi che stanno investendo molto sull’elettrico. La CO2 va abbattuta senza eliminare la competizione. L’Europa deve combatterla inserendo regole uguali per tutti, così da valutare gli investimenti”.