“Vaielettrico” mi accusa? Orgoglioso del mio buon senso

“Vaielettrico” scrive e mi cita: “Il partito che esulta se l’elettrico non si vende. In Italia ha molti proseliti, chissà perché, e uno dei più accesi è il direttore di ACI Radio, Pierluigi Bonora…”.

 

Conosco Mauro Tedeschini da diversi anni, un rapporto di amicizia che si è consolidato soprattutto all’epoca della sua direzione di “Quattroruote”. Mi sorprende, ma allo stesso mi fa piacere – in quanto significa che ho colpito nel segno e ho sollevato un problema reale – che per la seconda volta in pochi mesi mi citi tra i più accesi sostenitori di una sorta di partito che esulta se l’auto elettrica non si vende. È quanto riporta Tedeschini su “Vaielettrico”, megafono, quindi chiaramente di parte, della potente lobby della mobilità elettrica, annessi e connessi. Mi si accusa di esultare, dunque, perché a settembre le vendite di auto elettriche sono crollate del 40% nonostante i congrui ecobonus ancora disponibili e inutilizzati.

Caro Mauro, è la realtà dei fatti, nulla più. E quanto ho riportato nella sezione Economia de “il Giornale” (nelle pagine dedicate ai Motori, preciso, trattiamo sempre e con imparzialità le novità Bev, senza censure, ci mancherebbe), a commento del mercato italiano di settembre, rispecchia la tendenza in atto: il consumatore, a cui spetta l’ultima parola, sta chiaramente indicando gli orientamenti alla base della situazione socio-economica in cui ci si trova, cioè di estrema incertezza e preoccupazione.

Io guardo alla realtà dei fatti e non accetto imposizioni ideologiche come sta avvenendo per la mobilità delle persone. Mi sta bene l’auto elettrica come mi stanno bene le altre soluzioni “green” disponibili. Sono per una politica veramente democratica, che rispecchi le esigenze ambientali, economiche e soprattutto sociali anche in questo ambito.


Dico solo che è necessario rivedere scelte dettate dal “non buon senso” perché il mondo sta cambiando, purtroppo in peggio, e l’Italia sta pagando le NON politiche energetiche e industriali del recente passato. Per non parlare dei listini inavvicinabili (lasciando da parte tutti gli altri problemi, tra infrastrutture, materie prime, cinesi alle porte, ecc) di un’offerta elettrica che diventa sempre più “premium”, a dispetto di una mobilità un tempo pensata per essere a misura d’uomo e di città.


Mi spiace notare che “Vaielettrico” continui a procedere con il paraocchi, scambiando ogni intervento non in linea con la propria visione come un attacco strumentale.

Caro Mauro, bisogna fare i conti con la realtà. È la realtà, oggi, è questa. Altro che festeggiare sulle testate con cui collaboro, come scrivi: qui c’è da mettersi a lavorare seriamente sull’oggi e sul futuro prossimo. Al nuovo Governo il messaggio riguarda l’auspicio che lavori all’insegna del pragmatismo. E lo stesso vale per il futuro Europarlamento dopo le elezioni del 2024 e in vista della revisione del “Fit for 55” prevista nel 2026. Sicuramente non sono allergico al buon senso.

Made in Italy: la via “green” di Landi Renzo

di Pierluigi Bonora

Landi Renzo continua sulla strada della diversificazione connotandosi sempre più come gruppo leader nella mobilità e infrastrutture sostenibili, nonché nelle applicazioni relative a gas naturale  biometano e idrogeno.

Con l’amministratore delegato Cristiano Musi, che ha avuto un ruolo determinante in questo percorso, parliamo, tra le altre cose, del recente aumento di capitale andato a buon fine, dell’accordo con FPT Industrial (Iveco Group) che ha dato vita a Hythane, miscela di idrogeno e idrometano; del business americano e delle aspettative dalla nascita del nuovo Governo italiano.

Elettriche in caduta libera: decide il mercato, non la politica

Cosa succede all’auto elettrica? Nonostante i fondi residui come incentivi (al 6 ottobre scorso poco meno di 164 milioni per le elettriche pure e oltre 192 milioni per le ibride con spina, a fronte del «tutto esaurito» da tempo dei sostegni per le alimentazioni tradizionali) è chiaro che a impattare sulle scelte dei consumatori restano i timori legati alle bollette; i listini sempre elevati anche a causa di un’offerta prevalentemente premium e lontana dalle capacità reali di spesa; la carenza di colonnine di ricarica elettrica; e le incertezze politiche ed economiche che si ripercuotono sul mercato.

E così si presenta questo significativo scenario. In settembre guizzo di benzina (+15,6%) e Diesel (+6,4%); bene le ibride senza spina (+23,6); crolla invece la richiesta di elettriche (-40,2%) ed è in calo anche quella delle ibride con spina (-29,1%). A questo punto si delinea, alle porte di un periodo dell’anno che si prospetta difficilissimo, l’orientamento degli italiani nel momento in cui hanno concluso (nonostante la scarsa disponibilità di modelli) l’acquisto di un nuovo veicolo. Un mercato, quello del mese scorso, che per il secondo mese consecutivo segna una crescita (+5,4%), ma che da inizio anno continua a essere in sofferenza (-16,3%).

Ha dunque ragione Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor, quando afferma che “i numeri dimostrano chiaramente come i percettori di redditi bassi non possono permettersi soluzioni ecologiche avanzate”. Una chiara risposta anche alle imposizioni di una politica, soprattutto a livello UE, preda di dannose ideologie e priva di buon senso.

A entrare in gioco, inoltre, sono anche i divieti di accesso alle città (il caso Milano, fa scuola) anche per i veicoli di recente omologazione. L’obbligo, sempre nella Milano del sindaco “radical-chic” Beppe Sala, di far pagare il ticket per l’Area C anche alle auto ibride senza spina, con emissioni sopra i 100 grammi per chilometro di CO2, potrebbe spingere i consumatori a evitare un segmento che riscontra dati in crescita. E per il mercato sarebbe un ulteriore duro colpo.