di Massimo Artusi, vicepresidente di Federauto con delega ai Trucks&Van
Il Regolamento Euro 7 adottato dal Consiglio Competitività dell’Unione europea è un buon compromesso tra le esigenze della sostenibilità ambientale e quella economica e sociale, ma è soprattutto l’ennesimo segnale che – dopo una lunga prevalenza di iniziative normative influenzate da fattori ideologici – la linea dell’approccio pragmatico alla transizione energetica ed ecologica trova sempre maggiori consensi presso le istituzioni europee.
I tempi di applicazione per i veicoli pesanti prorogati a quattro anni dalla data di pubblicazione del Regolamento, le profonde correzioni sulle funzioni dei sistemi di emission control, l’affidamento ai singoli Stati Membri della definizione delle sanzioni, la rimozione dell’obbligo di immatricolare solo elettrici e fuel-cell per i bus urbani dal 2030, sono tutti elementi che permettono all’industria e alla ricerca di programmare nel tempo i propri investimenti, senza sottrarre risorse preziose alla transizione verso motori e carburanti bio e carbon neutral e senza mettere a repentaglio i bilanci aziendali e i posti di lavoro.
L’aspetto più significativo della nuova adozione è rappresentato dalla crescita della consapevolezza presso le istituzioni europee della necessità di correggere gli aspetti ideologici delle proposte iniziali della Commissione, per imboccare la strada del pragmatismo. Lo ha fatto la Commissione Trasporti del Parlamento europeo sui target CO2 HDV (Heavy-Duty Vehicles), ora lo ha fatto il Consiglio dei ministri alla Competitività per l’Euro 7.
Ci auguriamo he, nelle prossime settimane, anche la Commissione Ambiente dell’Europarlamento – a dispetto di certe iniziative propagandistiche istituzionalmente inappropriate promosse a Bruxelles dal relatore Yannick Jadot – adotti un atteggiamento che continui su questa strada, dovendo deliberare sull’utilizzo dei biocarburanti nell’ambito degli standard di emissione di CO2 per i veicoli commerciali pesanti e autobus.
Quella di riconoscere la strategicità dei carburanti rinnovabili non è un cedimento sul fronte della lotta per la decarbonizzazione, ma, al contrario, una risposta più immediata, coerente e appropriata per i target di decarbonizzazione del settore, in coerenza con la difesa della sostenibilità ambientale, economica e sociale dell’Europa.