Industria automotive: quale futuro per i lavoratori

Da sinistra: Michele De Palma (FIOM), Rocco Palombella (UILM), Luc Triangle (IndustriALL Europe) e Roberto Benaglia (FIM)

 

Transizione ecologica e decisione europea di fermare la produzione di motori endotermici entro il 2035: il punto lo hanno fatto Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella,  leader dei sindacati metalmeccanici FIM, FIOM e UILM, con Luc Triangle, segretario generale di IndustriALL Europe. L’industria dell’automotive rappresenta in Europa 2,6 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero, e nel complesso più di 13 milioni di occupati. Ciò fa di questo settore uno dei più importanti in Europa e in Italia. Nel nostro Paese sono circa 250mila le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, di cui 168mila riguardano la filiera della componentistica. Le trasformazioni del settore automotive devono essere accompagnate da interventi di politiche industriali che devono contribuire ad attivare le sinergie di una filiera ramificata, promuovendo dimensioni e cultura di impresa compatibili con le sfide del settore; a gestire le crisi industriali già aperte; a prevedere investimenti di sostegno all’offerta per la difesa dell’attuale capacità installata e dell’occupazione, per l’attrazione di nuovi investimenti produttivi e per il sostegno alla ricerca e sviluppo di prodotti che valorizzino le eccellenze italiane di tecnologia e stile. Si rendono, infine, necessari ammortizzatori sociali per accompagnare le transizioni in atto, e occorre aumentare i salari per dare risposte immediate al forte disagio economico che le lavoratrici e i lavoratori stanno affrontando a causa del caro energia e dell’inflazione. Di seguito i punti di vista espressi dai capi dei sindacati metalmeccanici italiani ed europeo, ovvero le richieste urgenti di intervento al Governo italiano e all’UE.


Green Deal: politica UE troppo debole, ci vuole giustizia sociale

 di Luc Triangle, segretario generale IndustriALL Europe


L’industria automobilistica sta attraversando una trasformazione senza precedenti. La perdita di posti di lavoro su larga scala, l’aumento della pressione sui lavoratori rimasti e i danni sociali saranno inevitabili se l’elettrificazione e l’automazione del settore continueranno a essere lasciate alle sole forze del mercato. Abbiamo bisogno di una strategia industriale europea per mantenere e creare buoni posti di lavoro, decarbonizzando al contempo il settore.

 

Abbiamo bisogno di investimenti per trasformare gli impianti esistenti e sviluppare le catene di fornitura necessarie per produrre i veicoli di cui abbiamo bisogno in Europa e nel mondo per affrontare l’urgenza climatica. Per garantire una transizione equa e mantenere i lavoratori a bordo in questa rivoluzione industriale, dobbiamo avere strategie negoziate che anticipino meglio i cambiamenti in corso. Attualmente la politica dell’UE è troppo debole su questi aspetti cruciali per garantire che il “Green Deal” sia socialmente giusto! Senza giustizia sociale, c’è il rischio che fallisca per noi e per il pianeta. È necessario agire subito con urgenza. I politici dell’UE hanno concordato il principio, ma ora abbiamo bisogno di vedere proposte concrete.

 

Messaggio unitario: nessuna transizione si fa senza di noi

 di Roberto Benaglia, segretario generale FIM


L’Italia è uno dei Paesi più impattati da questa transizione. Transizione che non rifiutiamo, ma vogliamo governare con strumenti molto più forti. Le dichiarazioni del commissario europeo Thierry Breton sulla necessità di un fondo specifico europeo di sostegno industriale e occupazionale al settore, devono però tradursi in fatti concreti, ma quello che conta, sono le politiche nazionali di accompagnamento e su cui nostro Paese è in ritardo. Quella con gli altri sindacati è un’occasione di confronto molto elevato che ci permetterà di socializzare le migliori pratiche e di condividere le strategie sull’automotive sul piano europeo, essendo tutta l’Europa produttiva e lavorativa coinvolta nella stessa direzione.

 

Ma sarà anche un’occasione nella quale come sindacato dei metalmeccanici, unitariamente, rilanceremo anche al nuovo Governo, l’idea di dare al tavolo automotive più profondità, più strumenti, più politiche; in modo da permettere sia una forte riconversione del settore ma soprattutto, usando lo slogan europeo: “Nessuna transizione si fa senza di noi”, consentire la migliore tutela occupazionale degli oltre  70mila lavoratori diretti coinvolti che rischiano di perdere il posto di lavoro.


Palazzo Chigi convochi sindacati e imprese: “task force” interministeriale subito

 di Michele De Palma, segretario generale FIOM


C’è l’avvio di un percorso di confronto e condivisione di proposte in tema di transizione ecologica nell’automotive, con l’obiettivo di unire i lavoratori europei del settore in un’iniziativa comune per il salario, l’occupazione e la giusta transizione. Le grandi trasformazioni che stanno avvenendo nel settore necessitano di scelte strategiche, a livello nazionale ed europeo. L’Italia, oggi, è il Paese che paga più di altri la transizione perché in questi anni non ci sono state politiche industriali, è ora di cambiare.

 

Servono investimenti in ricerca e sviluppo, nuove tecnologie, software e infrastrutture, per una transizione giusta, socialmente e ambientalmente sostenibile. Il cambiamento tecnologico deve essere l’opportunità per rilanciare il settore nel nostro Paese, farlo tornare protagonista in Europa e rendere le produzioni sostenibili con nuovi modelli e attraverso nuovi produttori. Chiediamo all’Unione Europea e al Governo italiano risorse specifiche per il raggiungimento degli obiettivi ambientali, insieme a garanzie sull’occupazione e sul diritto alla mobilità per le persone, impegnando le imprese a investire su innovazione e creazione di nuovi posti di lavoro.


Le Istituzioni nazionali ed europee devono dare certezze e far cessare dichiarazioni che generano instabilità in un contesto già reso complesso dalla guerra, dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, dal costo dell’energia e dalla contrazione del mercato. Il Governo italiano incontri i sindacati e le imprese e costituisca una task force interministeriale
per sostenere e rilanciare l’industria della mobilità e dell’automotive.

 

Emissione di CO2: l’Italia contribuisce per l’1%, l’Europa per l’8%…

 di Rocco Palombella, segretario generale UILM


In Italia, con la transizione ecologica, sono a rischio 120mila posti di lavoro e il settore è da sempre centrale per la nostra economia. Tuttavia, se negli ultimi anni abbiamo affrontato questo tema ognuno all’interno del proprio Paese, crediamo che sia giunto il momento per una strategia di azione comune. Servono accordi sovranazionali ambiziosi e vincolanti, che fissino precisi obiettivi e target intermedi, le risorse per raggiungerli, gli incentivi e le sanzioni per chi non li rispetta.

 

Tutto questo deve servire ad arginare concorrenze sleali tra gli Stati che hanno scadenze più̀ lontane nel tempo nella produzione e commercializzazione di auto endotermiche. Basti pensare che la quantità̀ di CO2 prodotta nel mondo è di 37 miliardi di tonnellate, di cui l’8% viene prodotto dai 27 Paesi dell’UE: l’1% dall’Italia e il 50% del totale da Cina, Usa e India. La Cina ha inoltre stabilito che raggiungerà la neutralità̀ climatica entro il 2060 e l’India entro il 2070.


Nei giorni scorsi, il commissario europeo Thierry Breton ha criticato il provvedimento per lo stop alla vendita di auto a combustione dal 2035 promosso dalla stessa Commissione UE di cui fa parte, dichiarazioni che ci lasciano senza parole. Non è più il tempo della confusione, è il tempo dell’azione per assicurare ai lavoratori dell’industria automobilistica europea un futuro stabile e duraturo.

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