di Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro studi Fleet & Mobility
(da “il Giornale” del 28 luglio 2023)
La vera notizia sul cambiamento climatico è che gli europei non possono farci nulla e devono imparare a convivere con la frustrazione che l’impotenza comporta. È certo che il pianeta si stia riscaldando di un grado, un grado e mezzo nell’arco di qualche decennio. Come si riscalda così si raffredderà. Lo ha sempre fatto per miliardi di anni e anche nel breve tempo che noi chiamiamo storia, dalla verde Groenlandia alla mini-glaciazione del primo ‘900.
Le prove stanno però nelle misurazioni scientifiche, non nelle sudate di luglio per uno scirocco africano o nei ricordi di un sindaco che non ha mai vissuto una tromba d’aria, né un’alluvione nel Polesine o a Firenze. Questi sono eventi meteorologici, non climatici, e i ricordi sono quanto di più antiscientifico si possa immaginare.
L’Europa contribuisce, dati ufficiali dell’International Energy Agency, per meno dell’8%, pari circa 2,8 Gt in diminuzione dal 1980. Ecco perché siamo impotenti: pesiamo pochissimo e abbiamo già un’economia molto sostenibile. Nonostante ciò, stiamo migliorando ogni anno. Fare ancora poco di più avrebbe un costo economico enorme per un beneficio di cui il pianeta non si accorgerebbe.
La responsabilità storica: abbiamo accumulato noi la CO2 per dare energia alla rivoluzione industriale. Vero. Ma a parte il fatto che il dentifricio nel tubetto non lo puoi rimettere, soffermiamoci sul «noi». Noi siamo quelli di oggi, 450 milioni di europei. Abbiamo avuto nonni, bisnonni e antenati, ma non siamo loro e non rispondiamo di quanto hanno fatto quando regole, valori e sensibilità erano diversi.
Oltre la nostra impotenza, merita una riflessione la pretesa condanna della Cina e delle altre economie emergenti: qualcuno deve pagare per quel grado in più. Sul serio? Nel 1990 eravamo 5,3 miliardi e le emissioni di CO2 erano 23 Gt. Oggi siamo 8 miliardi ed emettiamo 38 Gt, grazie alla Cina (+11) e altri Paesi emergenti (+7).
L’umanità è aumentata perché miliardi di persone si nutrono meglio e muoiono meno. Oltre un miliardo è uscito dalla condizione di povertà assoluta. L’Agenda ONU al 2030 si pone l’obiettivo di sconfiggere la povertà. Senza girarci troppo attorno, il costo è emettere CO2. Cosa suggeriscono gli ambientalisti gretini? Alziamo di un grado o li lasciamo morire di fame?