Incentivi per le auto elettriche al via: niente “eco-score”

Incentivi per le auto elettriche al via: niente "eco-score"

di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE

 
Riguardo agli incentivi nazionali per i veicoli elettrici, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha comunicato l’apertura della piattaforma per la registrazione dei concessionari, prevista dal DM 08.08.25. Non è stato invece introdotto il
criterio dell’Eco-score
, anch’esso previsto dal decreto, che alla vigilia ci si attendeva fosse ricalcato sul modello francese.
 
La richiesta di non adottarlo era stata avanzata con determinazione da UNRAE, che ha ottenuto questo importante risultato, grazie anche alla costante attività di rappresentanza istituzionale, basata su argomentazioni solide e documentate.
 
Ora clienti e operatori attendono la piena operatività del sistema di incentivi, la cui mancata attivazione sta causando da 2 mesi una situazione di stallo nel mercato.
Foto Ufficio Stampa Unrae

Saloni della moto: anche la Cina ha il suo EICMA

Saloni della moto: anche la Cina ha il suo EICMA
di Pier Francesco Caliari, direttore generale Associazione italiana concessionari moto
 

Se EICMA resta la fiera di riferimento a livello globale per il mondo moto, il successo di 𝗖𝗜𝗠𝗔 𝟮𝟬𝟮𝟱 – 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗮𝗹𝗲 𝗳𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗼𝘁𝗼 𝗰𝗶𝗻𝗲𝘀𝗲, chiusasi da poco a Chongqing  – evidenzia con chiarezza come il baricentro del settore motociclistico mondiale si stia progressivamente spostando verso la Cina.

I 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗶, per una fiera che esiste solo dal 2002, sono 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝗻𝘁𝗶: oltre 86.000 visitatori nel solo primo giorno, 𝟵𝟱𝟬 𝗲𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶  da tutto il mondo, sette padiglioni indoor e un’area test outdoor su 𝟭𝟲𝟬.𝟬𝟬𝟬 𝗺𝗲𝘁𝗿𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗱𝗿𝗮𝘁𝗶. Ma oltre questi, un dato fa comprendere l’importanza e il peso assunto da questa fiera: il fatto che un costruttore giapponese come 𝗛𝗼𝗻𝗱𝗮 scelga Chongqing per il debutto mondiale della 𝗖𝗕𝟱𝟬𝟬 𝗦𝘂𝗽𝗲𝗿 𝗙𝗼𝘂𝗿 e della sorella carenata CBR500R Four.


Molte anche le novità portate da costruttori già protagonisti in Italia – Kove e Voge su tutti – che è facile immaginare non resteranno confinate al mercato interno, ma potremo vederle a novembre a Milano, sotto le luci di EICMA. 𝗘 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼, 𝗺𝗮 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗿𝗶𝗰𝗼: in questo, la Cina e in generale i paesi orientali si discostano dai trend dei mercati occidentali.

Nel 2024 la Cina ha esportato 36,7 milioni di motocicli, pari al 55% del mercato globale. Nei primi sette mesi del 2025, l’export ha già registrato una crescita del 31%. La conclusione è evidente: la Cina non è più un attore marginale, ma il motore principale del motociclismo globale.
EICMA rimarrà una vetrina imprescindibile, ma 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗰𝗰𝗮𝗱𝗲 𝗮𝗹 𝗖𝗜𝗠𝗔𝗠𝗼𝘁𝗼𝗿 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗵𝗲𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗼𝘃𝗲 𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗹𝘂𝗲𝗻𝘇𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗶𝗹 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼.

Noleggio veicoli: superare burocrazia e vecchie norme fiscali

Incentivi: efficaci solo per l'acquisto di veicoli elettrici?

di Italo Folonari, vicepresidente di ANIASA

Si assiste da alcuni anni a un susseguirsi di nuove normative tributarie sulle attività di noleggio veicoli, che ne rendono estremamente penalizzanti le modalità di pagamento. 

Eppure con 1,5 milioni di veicoli gestiti e con un contributo alle casse erariali di quasi 3 miliardi di euro all’anno (certi e puntuali), il settore è un contribuente “speciale”, promotore cioè di correttezza e di emersione fiscale, rendendo i soggetti con cui opera contribuenti virtuosi.

 

Il noleggio chiede oggi un nuovo regime di tassazione. Il pagamento dei tributi locali, in particolare bollo e Imposta Provinciale di Trascrizione, è via via diventato assurdamente complicato per le imprese del settore, che vanta 270.000 clienti tra aziende, PA e privati. Occorre superare il regime fiscale attuale basato sui criteri di territorialità del secolo scorso: i veicoli a noleggio, pur immatricolati in una Provincia, circolano infatti su tutte le strade nazionali.


Va poi sistemata l’attuale infelice normativa del fringe benefit, un dazio occulto per l’intera filiera automotive. Quest’anno case auto, aziende di noleggio, imprese clienti, driver, fleet e mobility manager devono barcamenarsi su tre differenti regimi di tassazione dell’auto ad uso promiscuo. Una complicazione che ha indotto circa 50.000 driver a chiedere la proroga del contratto in scadenza, con minori entrate per lo Stato e gli Enti locali.

 

Italo Folonari-Foto -Aniasa

 

 

Suona la sveglia alla Volkswagen: la produzione si ricorda del mercato

Automotive: eravamo molto avanti...

di Mario Verna, manager automotive

 
Volkswagen sta adeguando la produzione alla domanda effettiva dei clienti“, i clienti, questi ribelli che non vogliono adattarsi alle regole europee e alle scelte dei costruttori. Strana questione quella del “marketing perduto”, quella scienza che studiava i bisogni e i desideri degli umani e che cercava la via più efficace per soddisfarli.

In questo nuovo sistema di dirigismo burocratico sembra paradossale che la scelta di chi “paga” possa essere libera, così come di chi produce: leggi, regolamenti e divieti organizzano la domanda e l’offerta, la influenzano, la determinano.

Il Novecento dovrebbe aver insegnato che le economie che hanno scelto questo tipo di modello, prima o poi, hanno miseramente fallito. Al contrario, i sistemi liberali, hanno sviluppato e garantito l’equilibrio tra domanda e offerta, selezionando le migliori soluzioni attraverso un principio di “utilità”: non è servito vietare le cabine telefoniche perché si diffondessero i cellulari.

L’automotive è diventato – ahimè – il paradigma di quanto la follia ideologica che ha albergato negli ultimi decenni nelle stanze della Commissione, abbia lasciato macerie difficili da ricomporre.

Foto fornita da Mario Verna

Il “Green Deal”? La più grande cavolata, si rischia la deindustrializzazione

Il "Green Deal"? La più grande cavolata, si rischia la deindustrializzazione

di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria

 
Il “Green Deal” è la più grande cavolata che abbiamo potuto fare. In Europa non è stato fatto lo studio di impatto di una misura che hanno pensato. Quindi, ora dobbiamo andare a mettere a posto cose che sono già state fatte. Ci vuole un segnale forte dall’Europa, come fu fatto a suo tempo da Mario Draghi per salvare l’euro, oggi serve un “Whatever it takes” anche per l’industria europea, perché abbia un futuro.
 
Occorre, da europeista convinto, un cambio di passo a Bruxelles: un patto di responsabilità sociale tra tutti i partiti. L’Europa deve decidere con urgenza se vuole mettere l’industria al centro e puntare alla competitività e non rischiare la deindustrializzazione.
Foto da ufficio stampa Confindustria

Trasporto pesante: la politica se ne disinteressa

Trasporto pesante: la politica se ne disinteressa

di Paolo Starace, presidente  della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE

I dati di fine agosto attestano la significativa flessione del mercato (-10,4% da gennaio) e confermano come lo scenario resti caratterizzato da gravi criticità. A oggi, infatti, non risultano nell’Agenda del Governo misure di sostegno in grado di contribuire nel breve-medio termine a risollevare le sorti di un comparto strategico per l’economia del Paese. È motivo di rammarico constatare come il settore venga ancora una volta relegato a un ruolo marginale nelle priorità della politica, nonostante il suo comprovato contributo alla crescita del PIL nazionale,

Ad aggravare la situazione si aggiungono le dichiarazioni intempestive circa ipotetici contributi straordinari e di rilevante entità per il rinnovo del parco circolante, che hanno generato aspettative nelle aziende di autotrasporto, a detrimento di una domanda già fortemente contratta.


Con l’approssimarsi delle interlocuzioni relative alla nuova Legge di Bilancio, auspichiamo che l’Esecutivo, pur nella consapevolezza delle ristrettezze delle risorse disponibili, individui misure concrete che restituiscano fiducia alle imprese. Un impegno quanto mai necessario in un contesto in cui gli stringenti obiettivi europei di decarbonizzazione e le conseguenti, pesanti sanzioni – inspiegabilmente non rimesse in discussione a Bruxelles, a differenza di quanto accaduto per il comparto auto – rischiano di compromettere la stabilità delle Case costruttrici di veicoli pesanti e la propria competitività rispetto a Gruppi extraeuropei.
Paolo STARACE – Foto ufficio stampa Unrae

Il Dialogo strategico del 12 settembre: la montagna ha partorito una Topolino elettrica

Il Dialogo strategico del 12 settembre: la montagna ha partorito una Topolino elettrica

di Gianni Murano, presidente di UNEM

 
Accogliamo con favore le aperture della Commissione UE su flessibilità, neutralità tecnologica e incentivi alla transizione verde. Ma restano ancora dichiarazioni timide, generiche e che non sembrano destinate ad incidere sulla crisi che attanaglia il settore.

Se vogliamo che il ‘Dialogo Strategico’ diventi davvero uno strumento utile per restituire un orizzonte industriale all’Europa e non restare un esercizio di buone intenzioni, serve innanzitutto coinvolgere tutta la filiera in maniera veramente plurale e neutrale.


Occorre riconoscere che i consumatori europei si stanno orientando anche verso soluzioni ibride che consentono un processo di decarbonizzazione comunque efficace se alimentate con prodotti sempre più low carbon.

L’approccio più adeguato richiederebbe di considerare in modo globale i benefici offerti da ciascuna delle opzioni tecnologiche disponibili, con le loro sinergie e complementarità, tenendo conto delle specificità settoriali pertinenti di ciascuna modalità di
trasporto e in linea con il principio di libertà tecnologica.
 
Siamo d’accordo con quanto sostenuto anche dalle Associazioni dell’automotive che è necessario introdurre un approccio basato sul ciclo di vita o almeno Well-to-Wheel (WTW), perlopiù coerente con le altre normative europee.

In Italia circolano oltre 55 milioni di veicoli, di cui solo l’1,4% sono elettrici. Con questi numeri, gli obiettivi fissati da Bruxelles sono impossibili da raggiungere se si punta su un’unica tecnologia. La soluzione è perciò quella di rendere i motori a combustione interna (ICE) carbon neutral azzerando la carbon intensity dei combustibili che li alimenteranno.

Da questo punto di vista, l’unica novità emersa dall’incontro di venerdì scorso, ovvero il sostegno a una produzione europea di minicar elettrica, che dovrebbe costare meno di ventimila euro, pare veramente molto poco. È il caso di dire che la “montagna ha partorito una Topolino elettrica”.
 
Per rimettere in moto il mercato dell’automotive e dare competitività alla filiera serve veramente più coraggio e capacità di ascoltare realmente industria e consumatori europei. Ci auguriamo che questa Commissione sia finalmente in grado di farlo.
Foto da ufficio stampa UNEM

Il Dialogo strategico del 12 settembre? Deludente, solo uno scambio di convenevoli

Asse Italia-Germania: apprezzamento e condivisione sulla lettera all'UE

di Massimo Artusi, presidente di Federauto

Se non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, non c’è peggior muto di chi non vuol parlare: l’incontro tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e i vertici dell’industria automobilistica europea è stato francamente deludente rispetto alle attese,  essendosi trasformato in  uno scambio di convenevoli tra chi pervicacemente difende una scelta ideologica e chi tale scelta l’ha avallata puntando alle risorse per sostenerla, entrambi più preoccupati di non perdere la faccia per le scelte fin qui compiute, che non per una realtà che li pone quotidianamente e drammaticamente di fronte alle pesanti conseguenze di tali scelte.

 

In sintesi, da una parte la Commissione ha assicurato che sosterrà la creazione di un segmento di piccole E-car, dall’altra i costruttori hanno continuato a invocare più infrastrutture di ricarica e più incentivi per l’acquisto. Non sembrano esserci grandi novità rispetto alla richiesta, anticipata dall’ACEA alla vigilia, di «un approccio politico pragmatico, più flessibile e tecnologicamente neutrale alla decarbonizzazione del trasporto stradale».

 

È quello che chiede da sempre Federauto, perché è quello che chiede il mercato. Ma proprio i concessionari – che sul territorio sono più a contatto di tutti con i cittadini europei e costituiscono un segmento della filiera indispensabile a far funzionare il sistema – vengono sistematicamente evitati dalle consultazioni dai decisori di Bruxelles, secondo l’antico, sgradevole cartello che, sui mezzi pubblici di una volta, obbligava a non disturbare il manovratore.

 

Anche per questo, l’esecutivo di Bruxelles, nell’incontro del 12 settembre, ha potuto insistere sul rafforzamento della leadership europea nel settore dei veicoli elettrici, sull’accelerazione dell’innovazione nei veicoli autonomi e connessi e sul rafforzamento dell’industria europea di produzione di batterie.

Posizioni alla luce delle quali l’affermazione della presidente della Commissione “Combineremo la decarbonizzazione con la neutralità tecnologica”, appare quanto meno poco convinta.

 

Anche la maggiore attenzione promessa su furgoni e camion, separandone il destino dalle automobili, è ancora vaga e inconsistente. A fronte di percentuali di mercato irrisorie in questi due settori, l’attenzione richiesta sembra essere orientata unicamente sulle condizioni abilitanti dimostrando grossolana ignoranza sul funzionamento e sulla strumentalità di questi segmenti.

 

C’è da chiedersi se la promessa – l’ennesima – di anticipare la revisione di target e standard del Regolamento CO2, dovesse tradursi solo in questi termini che richiedono ingentissime risorse senza invece realizzare l’autentica neutralità tecnologica, quindi di commercio, che passa attraverso i biocarburanti e le motorizzazioni ibride preferite dal mercato – quali  finanziamenti potrebbero essere indirizzati a questo vasto programma in una fase storica in cui altre rilevantissime spese richiedono una drammatica priorità, per assicurare la difesa della stessa Europa in un mondo sempre più bellicoso. Perché le persone non vogliono le loro tasse spese in incentivi: vogliono vivere serenamente e scegliere liberamente.

Triennio 2025-2027: proposte ANFIA per la revisione dei target CO2

L'auto in Italia: fenomeno GPL, bene le ibride plug-in

di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA

 
Crediamo necessario avanzare proposte concrete per la revisione dei target di CO2 anzitutto per il triennio 2025-2027.
 
Vanno ridefiniti, in proposito, i target per gli LCV; per mantenere gli attuali utility factor dei veicoli plug-in; rivedendo, innalzandoli, i limiti previsti al 2030 ipotizzando un loro innalzamento a 75-80 g/km di CO2.
 
E ,infine, per il 2035, prevedendo fin d’ora un’estensione fino a 5 anni del tempo per adeguarsi ai target e una quota fino al 25% di veicoli non BEV, monitorando ogni biennio i progressi sul campo come previsto dal regolamento attuale.
Foto da ufficio stampa ANFIA

Ursula e l’automotive: lo smarrimento è totale

Automotive: eravamo molto avanti...

di Mario Verna, manager automotive

 
Basta una sola canzone per far confusione fuori e dentro di me… A leggere il discorso sullo stato dell’Unione  europea della signora Presidente Ursula von der Leyen, si resta  un po’ sconcertati in molti passaggi.
 
Nelle poche righe riguardanti l’automotive, lo smarrimento è totale. “Il terzo esempio su cui mi vorrei soffermare sono le auto, pilastro della nostra economia e della nostra industria, motivo di vanto per l’Europa. Dal settore automobilistico dipendono milioni di posti di lavoro.”
L’incipit è di quelli choc… pilastro, vanto, milioni di posti di lavoro… ehm… ma negli anni trascorsi non si leggono grandi interventi e “preoccupazioni” sul tema, anzi, sembra che tutti i provvedimenti adottati siano stati orientati ad affossarlo e metterlo in una condizione penosa di competitività e sviluppo.

“Qualche mese fa abbiamo concesso più flessibilità per raggiungere gli obiettivi settoriali per il 2025: sta funzionando.” Sta funzionando!!! Cosa e come?

“Per quanto riguarda la neutralità tecnologica, stiamo preparando il riesame del 2035“. Un riesame? C’era forse qualcosa di sbagliato?

“Milioni di europei vogliono comprare auto europee a prezzi ragionevoli. Di conseguenza, dobbiamoinvestire anche in veicoli piccoli e poco costosi, per andare incontro tanto al mercato europeo quanto all’impennata della domanda mondiale. Proporremo quindi all’industria di collaborare a un’iniziativa su auto di piccole dimensioni a prezzi contenuti”.


Questo è il passaggio più rilevante… prezzi ragionevoli, veicoli piccoli e poco costosi, impennata di domanda…
Ma non eravamo leader in questo segmento? Poi cosa è successo? Chi e perché ha reso questi veicoli grandi e costosi?

“Sono del parere che l’Europa dovrebbe avere la sua “e-car“. “E” come ecologica: pulita, efficiente, leggera. “E” come economica: alla portata di tutti. “E” come europea: costruita in Europa, facendo affidamento su catene di approvvigionamento europee. Non possiamo lasciare il mercato in mano alla Cina e agli altri concorrenti“. Direi che questo è simile ad una chiamata alle armi di altri tempi, tipo una Trabant, no comment.

“Non ci sono dubbi: il futuro è elettrico e l’Europa ne farà parte. Il futuro delle auto e le auto del futuro devono essere made in Europe”.
Non ci sono dubbi.

E vola, vola con me.

Foto fornita da Mario Verna