di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE
criterio dell’Eco-score, anch’esso previsto dal decreto, che alla vigilia ci si attendeva fosse ricalcato sul modello francese.
di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE
Se EICMA resta la fiera di riferimento a livello globale per il mondo moto, il successo di 𝗖𝗜𝗠𝗔 𝟮𝟬𝟮𝟱 – 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗮𝗹𝗲 𝗳𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗼𝘁𝗼 𝗰𝗶𝗻𝗲𝘀𝗲, chiusasi da poco a Chongqing – evidenzia con chiarezza come il baricentro del settore motociclistico mondiale si stia progressivamente spostando verso la Cina.
I 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗶, per una fiera che esiste solo dal 2002, sono 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝗻𝘁𝗶: oltre 86.000 visitatori nel solo primo giorno, 𝟵𝟱𝟬 𝗲𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶 da tutto il mondo, sette padiglioni indoor e un’area test outdoor su 𝟭𝟲𝟬.𝟬𝟬𝟬 𝗺𝗲𝘁𝗿𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗱𝗿𝗮𝘁𝗶. Ma oltre questi, un dato fa comprendere l’importanza e il peso assunto da questa fiera: il fatto che un costruttore giapponese come 𝗛𝗼𝗻𝗱𝗮 scelga Chongqing per il debutto mondiale della 𝗖𝗕𝟱𝟬𝟬 𝗦𝘂𝗽𝗲𝗿 𝗙𝗼𝘂𝗿 e della sorella carenata CBR500R Four.
di Italo Folonari, vicepresidente di ANIASA
Si assiste da alcuni anni a un susseguirsi di nuove normative tributarie sulle attività di noleggio veicoli, che ne rendono estremamente penalizzanti le modalità di pagamento.
Eppure con 1,5 milioni di veicoli gestiti e con un contributo alle casse erariali di quasi 3 miliardi di euro all’anno (certi e puntuali), il settore è un contribuente “speciale”, promotore cioè di correttezza e di emersione fiscale, rendendo i soggetti con cui opera contribuenti virtuosi.
Il noleggio chiede oggi un nuovo regime di tassazione. Il pagamento dei tributi locali, in particolare bollo e Imposta Provinciale di Trascrizione, è via via diventato assurdamente complicato per le imprese del settore, che vanta 270.000 clienti tra aziende, PA e privati. Occorre superare il regime fiscale attuale basato sui criteri di territorialità del secolo scorso: i veicoli a noleggio, pur immatricolati in una Provincia, circolano infatti su tutte le strade nazionali.
Va poi sistemata l’attuale infelice normativa del fringe benefit, un dazio occulto per l’intera filiera automotive. Quest’anno case auto, aziende di noleggio, imprese clienti, driver, fleet e mobility manager devono barcamenarsi su tre differenti regimi di tassazione dell’auto ad uso promiscuo. Una complicazione che ha indotto circa 50.000 driver a chiedere la proroga del contratto in scadenza, con minori entrate per lo Stato e gli Enti locali.
Italo Folonari-Foto -Aniasa
di Mario Verna, manager automotive
Il Novecento dovrebbe aver insegnato che le economie che hanno scelto questo tipo di modello, prima o poi, hanno miseramente fallito. Al contrario, i sistemi liberali, hanno sviluppato e garantito l’equilibrio tra domanda e offerta, selezionando le migliori soluzioni attraverso un principio di “utilità”: non è servito vietare le cabine telefoniche perché si diffondessero i cellulari.
L’automotive è diventato – ahimè – il paradigma di quanto la follia ideologica che ha albergato negli ultimi decenni nelle stanze della Commissione, abbia lasciato macerie difficili da ricomporre.
di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria
di Paolo Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE
Ad aggravare la situazione si aggiungono le dichiarazioni intempestive circa ipotetici contributi straordinari e di rilevante entità per il rinnovo del parco circolante, che hanno generato aspettative nelle aziende di autotrasporto, a detrimento di una domanda già fortemente contratta.
di Gianni Murano, presidente di UNEM
Se vogliamo che il ‘Dialogo Strategico’ diventi davvero uno strumento utile per restituire un orizzonte industriale all’Europa e non restare un esercizio di buone intenzioni, serve innanzitutto coinvolgere tutta la filiera in maniera veramente plurale e neutrale.
di Massimo Artusi, presidente di Federauto
Se non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, non c’è peggior muto di chi non vuol parlare: l’incontro tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e i vertici dell’industria automobilistica europea è stato francamente deludente rispetto alle attese, essendosi trasformato in uno scambio di convenevoli tra chi pervicacemente difende una scelta ideologica e chi tale scelta l’ha avallata puntando alle risorse per sostenerla, entrambi più preoccupati di non perdere la faccia per le scelte fin qui compiute, che non per una realtà che li pone quotidianamente e drammaticamente di fronte alle pesanti conseguenze di tali scelte.
In sintesi, da una parte la Commissione ha assicurato che sosterrà la creazione di un segmento di piccole E-car, dall’altra i costruttori hanno continuato a invocare più infrastrutture di ricarica e più incentivi per l’acquisto. Non sembrano esserci grandi novità rispetto alla richiesta, anticipata dall’ACEA alla vigilia, di «un approccio politico pragmatico, più flessibile e tecnologicamente neutrale alla decarbonizzazione del trasporto stradale».
È quello che chiede da sempre Federauto, perché è quello che chiede il mercato. Ma proprio i concessionari – che sul territorio sono più a contatto di tutti con i cittadini europei e costituiscono un segmento della filiera indispensabile a far funzionare il sistema – vengono sistematicamente evitati dalle consultazioni dai decisori di Bruxelles, secondo l’antico, sgradevole cartello che, sui mezzi pubblici di una volta, obbligava a non disturbare il manovratore.
Anche per questo, l’esecutivo di Bruxelles, nell’incontro del 12 settembre, ha potuto insistere sul rafforzamento della leadership europea nel settore dei veicoli elettrici, sull’accelerazione dell’innovazione nei veicoli autonomi e connessi e sul rafforzamento dell’industria europea di produzione di batterie.
Posizioni alla luce delle quali l’affermazione della presidente della Commissione “Combineremo la decarbonizzazione con la neutralità tecnologica”, appare quanto meno poco convinta.
Anche la maggiore attenzione promessa su furgoni e camion, separandone il destino dalle automobili, è ancora vaga e inconsistente. A fronte di percentuali di mercato irrisorie in questi due settori, l’attenzione richiesta sembra essere orientata unicamente sulle condizioni abilitanti dimostrando grossolana ignoranza sul funzionamento e sulla strumentalità di questi segmenti.
C’è da chiedersi se la promessa – l’ennesima – di anticipare la revisione di target e standard del Regolamento CO2, dovesse tradursi solo in questi termini che richiedono ingentissime risorse senza invece realizzare l’autentica neutralità tecnologica, quindi di commercio, che passa attraverso i biocarburanti e le motorizzazioni ibride preferite dal mercato – quali finanziamenti potrebbero essere indirizzati a questo vasto programma in una fase storica in cui altre rilevantissime spese richiedono una drammatica priorità, per assicurare la difesa della stessa Europa in un mondo sempre più bellicoso. Perché le persone non vogliono le loro tasse spese in incentivi: vogliono vivere serenamente e scegliere liberamente.
di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA
di Mario Verna, manager automotive
“Qualche mese fa abbiamo concesso più flessibilità per raggiungere gli obiettivi settoriali per il 2025: sta funzionando.” Sta funzionando!!! Cosa e come?
“Per quanto riguarda la neutralità tecnologica, stiamo preparando il riesame del 2035“. Un riesame? C’era forse qualcosa di sbagliato?
“Milioni di europei vogliono comprare auto europee a prezzi ragionevoli. Di conseguenza, dobbiamoinvestire anche in veicoli piccoli e poco costosi, per andare incontro tanto al mercato europeo quanto all’impennata della domanda mondiale. Proporremo quindi all’industria di collaborare a un’iniziativa su auto di piccole dimensioni a prezzi contenuti”.
“Sono del parere che l’Europa dovrebbe avere la sua “e-car“. “E” come ecologica: pulita, efficiente, leggera. “E” come economica: alla portata di tutti. “E” come europea: costruita in Europa, facendo affidamento su catene di approvvigionamento europee. Non possiamo lasciare il mercato in mano alla Cina e agli altri concorrenti“. Direi che questo è simile ad una chiamata alle armi di altri tempi, tipo una Trabant, no comment.
“Non ci sono dubbi: il futuro è elettrico e l’Europa ne farà parte. Il futuro delle auto e le auto del futuro devono essere made in Europe”.
Non ci sono dubbi.
E vola, vola con me.