Automotive e disastro Europa: ora sarebbe elegante dimettersi

Automotive e disastro Europa: ora sarebbe elegante dimettersi

di Mario Verna, manager automotive

 
Incredibile, se non fosse vero!! “Il modo in cui le nostre politiche hanno contribuito all’ascesa della Cina nel settore delle tecnologie verdi… dovrebbe servire da monito: per raggiungere la leadership, sono necessari impegno e concentrazione incessanti”.

Urca! Le nostre politiche… nostre di chi? Ci siamo sbagliati? Chi? Monito… impegno e concentrazione incessanti… Ci sono momenti nella storia della politica in cui verrebbe da spanciarsi dalle risate se la situazione non fosse tragica. Questo è uno di quelli.

Un marziano non ne capirebbe il senso. Eppure i marziani siamo noi. “A seguito dell’ultimo dialogo strategico con l’automotive, ho deciso di accelerare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni” che prevede lo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel nel 2035, anticipandola entro la fine di quest’anno” (Ursula dixit).

Che la regolamentazione 2035 fosse il preludio di un disastro – e completamente irragionevole – nel percorso e nel punto di arrivo era chiaro anche a un bambino. Ma il bambino non risponde a lobbies e non ha eccessi di vanità.

Era semplice leggere la realtà, non servivano centri studi e burocrati. L’automobile è passione, libertà, sviluppo, necessità. Per questo chi ha pensato che fosse altro, semplicemente, ha sbagliato. L’automobile non è un lusso, non è ideologia.


Chi si è servito dell’auto per imporre una visione “totalitaria” e “vincolante” ha fatto danni che sarà difficile aggiustare. Danni a tutti i cittadini. Chi ha confuso i fini con i mezzi e li ha imposti a tutti, beh, dovrebbe scusarsi e farlo a voce alta.

Perché?

L’Europa è il continente che ha ridotto di più le emissioni negli decenni; le emissioni del parco auto non pesano pressoché nulla sotto il cielo mondiale; l’Europa non ha materie prime tali da consentire un qualche vantaggio competitivo nella corsa alla transizione energetica; l’Europa non ha alcun know-how nella produzione di componentistica che alimenti la transizione energetica; l‘Europa ha (aveva) un know-how da leader mondiale per la produzione di motori a combustione interna che, nel corso degli anni, hanno ridotto drasticamente le emissioni; l’Europa non ha indipendenza energetica, meno che mai a impatto zero; i principali Paesi europei hanno una significativa porzione di PIL e di occupazione che dipende dall’automotive e dalla sua filiera.

Sarebbe elegante dimettersi. Ma l’eleganza la riserviamo solo ai vernissage in riva al lago e alle foto di gruppo.

Foto fornita da Mario Verna

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