Auto europea in crisi: cosa fare e perché è successo

L'auto e la realtà dei fatti: produzione stagnante e decrescita dell'Occidente
di Gianluca Di Loreto, responsabile automotive di Bain & Company
(dalle dichiarazioni rilasciate all’agenzia “LaPresse”)
Un possibile passo indietro sulla stretta UE alle emissioni auto al 2035? Non è mai troppo tardi, ma bisogna capire la velocità di reazione. Non sono un amante delle posticipazioni perché sembra sempre di trovare delle scuse. Però tutto si può rinviare. Se si è capito che la strada è sbagliata bisogna fermarsi, invertire la rotta e solo dopo correre, altrimenti si rischia di fare peggio. Si può anche rinviare di due anni, ma il rischio è che non si facciano i compiti a casa. Il tema vero rimane capire quali sono i compiti a casa.
Per i dazi alle auto cinesi sarebbe meglio non averli perché di fatto possono creare un alibi e il mercato dovrebbe auto regolarsi in una logica di libero mercato. Nell’ipotesi in cui non ci siano le condizioni di normale concorrenza tra player europei e non europei, va anche bene che ci siano i dazi per riequilibrare, ma devono essere una soluzione temporanea altrimenti non possono da soli sostituirsi a una competitività strutturale.
Ci sono alcune zone che soffrono di una saturazione strutturale della domanda, come l’Europa che ha un numero di vetture per abitanti abbastanza elevato ed è quindi difficile immaginare che si possano vendere tante più auto rispetto al passato. L’Asia e la Cina sono in una situazione opposta e gli Stati Uniti in una specie di via di mezzo, tenendo presente anche le differenze tra Stati Uniti e il Nord America. A livello globale il mercato non dovrebbe avere ragione per non continuare a crescere ma il punto, guardando l’Europa, è che il consumatore non sa cosa fare.
Il consumatore si trova con uno stipendio o un budget per l’auto che è più basso di quanto fosse prima del Covid e i valori di listino che sono cresciuti a doppia cifra rispetto alla pandemia per le stesse auto. Quindi cosa fa? Posticipa l’acquisto e si tiene l’auto vecchia finché può circolare. Quindi con le mode e le marche posso convincere qualche consumatore, ma per convincere la massa serve competitività, un’offerta razionale, una gamma ampia e accessibile a tutti. Perché altrimenti possiamo parlare di innovazione, ma non di progresso, perché il progresso si ha quando l’innovazione è per tutti. La domanda è: l’industria europea ce l’ha un’auto per tutti competitiva? I numeri del mercato ci dicono di no.
La situazione del settore automotive in Europa è preoccupante. Anche volendo essere ottimisti, con quello che sta succedendo, è difficile provare a esserlo. Sono tanti i segnali che indicavano questa situazione. Si può discutere di se fosse possibile coglierli però c’erano. Il punto vero è che ci siamo arrivati con le nostre mani. L’origine del problema si può sintetizzare nel fatto che l’ente regolatore decide di fare non soltanto la politica ma anche di stabilire qual è l’obiettivo finale di un settore, il cosa, il quando e il come. Di fatto, si sta sostituendo all’industria. Se l’Unione europea dice che devo decarbonizzare, che devo farlo entro il 2035 e con le vetture elettriche, le tre cose insieme è come sostituirsi agli imprenditori.
Così facendo, si rischia di dimenticare quello che è il faro di ogni azienda, cioè il cliente. Qualcuno ha chiesto ai clienti cosa vogliono dall’auto? Il problema è che le Case automobilistiche adesso si trovano tra l’incudine del regolatore e il martello del cliente e le due parti non si stanno parlando
Foto da ufficio stampa Bain&Company

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