L’auto in Europa: solo applausi e niente fatti sul “Rapporto Draghi”

L'auto in Italia: fenomeno GPL, bene le ibride plug-in

di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA

 
I dati del cumulato 2025 mostrano un mercato auto europeo sostanzialmente piatto, ancora distante dai volumi pre-Covid e incapace di svecchiare un parco circolante che ha ormai un’età media di 12,5 anni.

Questa situazione pregiudica un sano rinnovo del parco veicolare che, da un lato, ridurrebbe in modo significativo le emissioni di CO2 e, dall’altro, darebbe nuova linfa occupazionale all’industria europea, oggi in costante perdita di posti di lavoro.
Anche il tasso di adozione di veicoli alla spina, seppure in crescita, procede ancora troppo lentamente per colmare il gap accumulato negli anni.

È dunque tempo di avviare una revisione seria, concreta e pragmatica della strategia di decarbonizzazione, da attuare subito con misure coordinate a livello europeo di sostegno alla domanda per veicoli a bassa o nulla emissione e con forte contenuto locale
europeo.

Troviamo incomprensibile che, a un anno dalla pubblicazione del “Rapporto Draghi”, si continui ad applaudire alle sue raccomandazioni senza che sia stata messa in campo alcuna misura concreta per il settore.

In linea con quanto affermato dai presidenti di ACEA e CLEPA, chiediamo quindi che l’incontro del prossimo 12 settembre porti finalmente alle modifiche indispensabili alla sopravvivenza della nostra industria.
Foto da ufficio stampa ANFIA

ANIASA e Bain & Company: l’auto è sempre più al centro della mobilità degli italiani

ANIASA e Bain & Company: l'auto è sempre più al centro della mobilità degli italiani

L’auto si conferma centrale per la mobilità degli italiani: 8 su 10 non rinunciano alle quattro ruote per i propri spostamenti, ma i prezzi elevati frenano i nuovi acquisti e spingono i consumatori ad attendere. Resta stabile l’utilizzo del trasporto locale, in calo scooter, monopattino, veicoli in sharing e taxi. Dal 2013 i prezzi medi delle auto sono aumentati del 52% a fronte di aumento del reddito familiare nazionale del 23%. Un gap che rende sempre meno l’auto un bene di massa. Continua l’avanzata delle vetture cinesi.

È quanto emerge dall’indagine annuale sulla mobilità degli italiani condotta da ANIASA e Bain & Company, presentata nel corso di un evento a Roma promosso dall’Associazione in occasione del 60esimo anniversario dalla sua costituzione. L’analisi approfondisce annualmente le principali modalità di spostamento degli italiani e analizza le ragioni dei trend in atto.

 

Auto sempre più utilizzata, ma stop agli acquisti
L’indagine annuale registra un forte salto in avanti dell’auto come mezzo di spostamento ricorrente (dal 72% delle risposte nel 2023 all’80% del 2024, era al 69% delle preferenze nel 2020). Resta stabile il trasporto pubblico locale, utilizzato in maniera ricorrente da quasi un italiano su 2 (48%), mentre segnano un calo le altre forme di mobilità per uso occasionale, come scooter, vehicle sharing, monopattino e taxi.

Gli italiani, pur usando di più l’auto, non ne comprano una nuova, preferendo l’usato o il «fine vita» dell’attuale. Secondo lo studio la quota dei consumatori che nel 2024 non ha neanche considerato l’acquisto di un’auto nuova è salita di ben 5 punti percentuali in un solo anno (dal 57% del 2023 al 62% del 2024), a conferma del senso di disorientamento creato dalle normative nazionali ed europee e dall’aumento dei prezzi. Gli effetti diretti e tangibili di queste scelte non possono che tradursi in una contrazione del mercato e nell’aumento dell’età media del parco circolante.

 

Il fattore prezzo conta
L’aumento elevato dei prezzi e la forte instabilità economica legata al contesto globale allontanano il consumatore da un bene costoso come l’auto. La possibilità di avere motori green o sistemi di guida avanzati non può nulla contro la realtà del potere d’acquisto: quasi 2 italiani su 3 hanno annullato o posticipato l’acquisto in attesa di un calo dei prezzi (32% del campione) o per problemi di reddito (33%). Il fattore prezzo è talmente rilevante che rappresenta anche il primo motivo (35%) per cui viene scelta oggi un’auto nuova cinese/asiatica.

Lo studio mostra una sostanziale stabilità nel mix delle marche considerate per l’acquisto di un’auto nuova: il 42% degli italiani continua a preferire un brand europeo, il 23% è pronto ad aprirsi all’offerta cinese. La qualità percepita della vettura non sembra più essere un ostacolo all’acquisto delle auto provenienti da Oriente, che vengono scelte dal 30% per la qualità percepita e dal restante 35% per altri motivi (che includono “perché consigliata”, “perché conosco bene il concessionario”, etc… ).

 

Dal 2013 a oggi i prezzi di acquisto delle auto aumentati del 52%
Un focus innovativo della survey mette in relazione il reddito delle famiglie italiane con il prezzo medio delle autoIl prezzo medio di un’auto in Italia è aumentato del 52% (da 19mila a 30mila euro) dal 2013 (a parità di mix) a oggi, mentre nello stesso lasso temporale i redditi familiari sono cresciuti solo del 29% (da 29mila a 38mila euro). Il disaccoppiamento nel tasso di crescita di questi due valori è iniziato nel 2020, fino a quel momento prezzi e redditi segnavano aumenti molto simili (mediamente del 12%-14%).

“I crescenti costi dell’auto, come testimonia questa ricerca, stanno rendendo questo bene sempre meno accessibile ad ampie fasce di consumatori, che preferiscono tenere la propria vettura in attesa di tempi migliori o di valutare formule alternative, economicamente più sostenibili”, ha commentato il Presidente ANIASA, Alberto Viano a margine della presentazione. “Il noleggio si conferma oggi, anche per i privati, uno strumento di democratizzazione all’auto, che rende possibile attraverso un canone mensile, più accessibile, utilizzare una vettura di ultima generazione, a ridotte emissioni e dotata dei più avanzati sistemi di sicurezza. Oggi sono oltre 170.000 i privati (con e senza P.IVA), che hanno scelto di rinunciare all’acquisto dell’auto per affidarsi al noleggio”.

“I dati di quest’anno confermano che l’auto resta centrale nella mobilità quotidiana degli italiani, ma anche che il mercato si sta trasformando in profondità. L’incremento dei costi e l’incertezza economica stanno ridefinendo le priorità di consumo: non è l’interesse per la mobilità privata a diminuire, ma la possibilità reale di accedere a un’auto nuova. Si rafforza così una nuova normalità fatta di veicoli mantenuti più a lungo, attenzione al prezzo e apertura a soluzioni non tradizionali, come l’usato o il noleggio. È fondamentale che il settore sappia rispondere a queste esigenze in modo flessibile”, conclude Gianluca Di Loreto, Partner e responsabile italiano automotive di Bain & Company.

 

Foto da ufficio stampa ANIASA

 

 

L’auto in Europa: dati deludenti, bene la lettera di ACEA e CLEPA

L'auto in Italia: vendite su, in attesa degli incentivi
di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
In luglio sono state immatricolate nell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) 1.085.356 autovetture con un incremento del 5,9% su luglio 2024, ma con un calo del 18,4% su luglio 2019, cioè sul dato ante-pandemia. Il consuntivo dei primi sette mesi del 2025 chiude invece a quota 7.900.877 con un calo dello 0,04% sullo stesso periodo dello scorso anno, ma con un calo di ben il 19% sullo stesso periodo del 2019.

È appena il caso di ricordare che questo risultato disastroso è in netto contrasto con quanto avviene nel resto del mondo che ha già raggiunto e superato i risultati ante-pandemia. Come è noto, la ragione del pessimo andamento del mercato dell’auto dell’Europa Occidentale è la politica dell’Unione Europea per la transizione energetica e ciò anche perché la pretesa di non consentire a partire dal 2035 l’immatricolazione di auto diverse da quelle elettriche non è stata fatta propria da alcun altro Paese del mondo se si esclude il Regno Unito che dell’Unione Europea non fa più parte, ma continua a seguirne gli orientamenti politici in materia di transizione energetica.

Tornando ai dati pubblicati dall’ACEA va detto che nei primi sette mesi di quest’anno si è registrato un passo avanti nella quota delle immatricolazioni di auto elettriche che è passata nel mercato dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) dal 13,6% del luglio 2024 al 17,2%. Siamo decisamente lontani dagli obiettivi, ma comunque è stato ottenuto un risultato positivo di cui va dato atto anche se, a fronte di questo piccolo risultato, vi è il fatto che l’andamento della produzione di auto nei Paesi dell’Unione Europea desta notevoli preoccupazioni tantoché, mentre scriviamo questa nota, ci giunge una comunicazione dell’Ansa che riporta il testo di una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen firmata dall’ACEA, l’associazione dei costruttori automobilistici europei, e da CLEPA, l’associazione dei fornitori del settore auto, datata 27 agosto in cui si afferma che “i piani dell’Unione Europea per l’automotive dovrebbero andare oltre l’idealismo per riconoscere le attuali realtà industriali e geopolitiche e ricalibrare l’attuale percorso di riduzione delle emissioni di CO2 salvaguardando la competitività industriale, la coesione sociale e la resilienza strategica delle attuali catene di approvvigionamento europee.

Come non condividere le richieste di ACEA e CLEPA se si considera che, come i dati pubblicati oggi dicono chiaramente, il mercato auto dell’Unione Europea, rispetto a quello del resto del mondo, ha accumulato un ritardo del 19% per il mancato recupero del calo legato alla pandemia e del 7,5% per la mancata crescita che il mercato auto del resto del mondo ha conseguito dopo aver recuperato integralmente il calo dovuto alla pandemia.

Foto Ufficio Stampa Centro Studi Promotor

L’usato in Italia: giugno 2025 segna +3,9% e trainano le moto

L’usato in Italia: giugno 2025 segna +3,9% e trainano le moto

Il mese di giugno 2025 ha registrato una crescita significativa per il mercato dell’usato in Italia, con un +3,9% complessivo rispetto allo stesso mese del 2024. Secondo i dati diffusi da ACI attraverso il bollettino “Auto-Trend”, a trainare il settore sono state soprattutto le moto, che hanno segnato un aumento del +13,7%. Le auto hanno mostrato un incremento più contenuto, pari a +1,7%, ma comunque importante se rapportato a un contesto generale in cui la domanda di mobilità sta cambiando rapidamente.

In valori assoluti, i passaggi di proprietà di veicoli usati sono stati 360.700 contro i 347.162 di un anno fa. A conferma di una tendenza consolidata, ogni 100 auto nuove vendute, ne sono state acquistate 192 usate, segnale che l’usato continua a rappresentare la scelta preferita dagli italiani.

 

Il bilancio del primo semestre 2025

L’andamento positivo non si limita a giugno. Nei primi sei mesi del 2025 il mercato dell’usato ha registrato un +1,9% per il totale veicoli, con +1,8% per le auto e +2,7% per le moto. Un risultato che indica una progressiva tenuta del settore, nonostante il rallentamento delle vendite di auto nuove.

Nel complesso, la fotografia del primo semestre conferma la centralità dell’usato per chi cerca un veicolo accessibile e immediatamente disponibile, in particolare a Milano e nelle grandi città dove la domanda è costantemente alimentata da studenti, pendolari e nuove famiglie.

 

Radiazioni in calo: cosa significa

Accanto alla crescita dei passaggi di proprietà, si registra un calo delle radiazioni dei veicoli, ossia delle cancellazioni dal Pubblico Registro Automobilistico. A giugno 2025, le radiazioni complessive sono scese del -5,2%, con una contrazione più marcata per le auto (-8,8%), a fronte però di un +17,2% per i motocicli.

Il tasso unitario di sostituzione si è attestato a 0,67 a giugno (ogni 100 auto nuove ne sono state radiate 67) e a 0,69 nel primo semestre, segnale di un parco circolante che tende a invecchiare e a rigenerarsi più lentamente rispetto al passato.

 

Alimentazioni: crescita di ibride ed elettriche

Il mercato dell’usato rimane dominato dalle alimentazioni tradizionali, diesel e benzina, ma i dati evidenziano l’avanzata delle nuove tecnologie. A giugno 2025, le auto ibride a benzina hanno raggiunto una quota del 9,6%, con un incremento del +26,7% rispetto all’anno precedente. Le elettriche, seppur ancora marginali (1,1% di quota), hanno segnato un +25%.

Nei cosiddetti mini passaggio (i trasferimenti temporanei dei concessionari prima della rivendita al cliente finale) le auto Diesel restano in testa con il 43,4% di quota, in calo rispetto al 48,1% del 2024. Interessante la crescita delle ibride a gasolio (+53%) e la conferma delle ibride a benzina (+34,9%), che superano ormai le auto a GPL.

 

Moto protagoniste del mercato

Le moto si confermano il segmento più dinamico. A giugno, i trasferimenti di proprietà sono passati da 62.460 a 71.031 (+13,7%). Nei primi sei mesi del 2025, il settore motociclistico ha chiuso con un incremento del +2,7%, un dato che riflette la crescente popolarità delle due ruote come alternativa alla mobilità urbana.

A Milano, in particolare, le moto rappresentano una risposta pratica al traffico e alle restrizioni della circolazione, soprattutto nelle aree a basse emissioni. Questo trend è destinato a rafforzarsi con l’espansione delle infrastrutture dedicate, dalle corsie preferenziali ai parcheggi riservati.

 

Milano e il mercato dell’usato: un osservatorio privilegiato

La città di Milano è uno degli epicentri di questo fenomeno. Il capoluogo lombardo, oltre ad avere un parco circolante tra i più vasti d’Italia, è anche una piazza di riferimento per le vendite di veicoli usati grazie alla presenza di grandi concessionari, marketplace digitali e un’alta domanda legata alla mobilità privata.

In un contesto di rigenerazione urbana e politiche ambientali stringenti, l’usato diventa spesso una soluzione ponte: molti cittadini scelgono veicoli usati più recenti e meno inquinanti, senza però affrontare l’investimento richiesto da un’auto nuova, specie se elettrica. Milano si conferma quindi un laboratorio dove leggere in anticipo le tendenze nazionali.

 

Prospettive future

Il mercato dell’usato in Italia e a Milano continuerà a giocare un ruolo fondamentale nei prossimi anni. L’aumento delle ibride e delle elettriche, seppur ancora marginale, mostra una direzione chiara verso la transizione ecologica. Al tempo stesso, la tenuta delle alimentazioni tradizionali evidenzia una domanda ancora fortemente ancorata a fattori economici e di praticità.

Le sfide riguardano la sostenibilità del parco auto circolante, il ricambio generazionale dei veicoli e la capacità di conciliare l’accessibilità economica con le esigenze ambientali. In questo scenario, il mercato dell’usato rimarrà una delle colonne portanti della mobilità urbana e nazionale.

 

Foto da ufficio stampa Autotorino

 

 

La lettera di ACEA a Ursula: “Green Deal” scollegato dalla realtà

La lezione di Draghi: il "Green Deal" così concepito è insostenibile

di Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET

 

L’ennesima lettera aperta delle case automobilistiche indirizzata a Ursula Von der Leyen rappresenta solo l’ultimo campanello d’allarme ignorato da Bruxelles. Imporre il 2035 come data limite per la produzione di veicoli a combustione interna è una scelta ideologica e non industriale

Il settore automobilistico europeo è la colonna portante della nostra economia e oggi si trova schiacciato dalla concorrenza cinese, dagli incentivi americani e dalla inutile rigidità dogmatica della Commissione. Invece di dialogare con chi produce e dà lavoro, Bruxelles continua a fissare scadenze irrealistiche che mettono a rischio occupazione investimenti e competitività

Purtroppo la guida di Ursula Von der Leyen ha trasformato il “Green Deal” in un dogma scollegato dalla realtà industriale e sociale. La politica dovrebbe accompagnare la transizione e non distruggere il tessuto produttivo che sostiene milioni di famiglie

Il 2035 non è mai stato fattibile e tutti ne eravamo ampiamente consapevoli della prima ora. Adesso a dirlo non sono solo i politici più razionali, ma finalmente chi ogni giorno tiene in piedi fabbriche e filiere. Il tempo sta per scadere, serve che l’Europa abbandoni le imposizioni ideologiche e torni rapidamente a occuparsi di crescita industria e lavoro.


Domenico De Rosa – Foto da ufficio stampa SMET Group

Ursula ci taglia fuori dal Tavolo del 12 settembre: pessimo segnale

Ursula ci taglia fuori dal Tavolo del 12 settembre: pessimo segnale

di Guido Guidesi, presidente Automotive Regions

 
La Commissione Europea ha deciso di escludere l’Automotive Regions Alliance tavolo per il futuro dell’automotive convocato a Bruxelles dalla stessa Commissione per il prossimo 12 settembre. Si tratta di un pessimo segnale in quanto il non coinvolgimento dei territori a oggi ha portato la più grande industria europea al rischio di cancellazione.

La nostra richiesta di partecipazione nasceva dalla volontà di voler presentare le proposte condivise da tutte le 40 Regioni europee appartenenti ad ARA. Proposte nate dal tavolo di lavoro lombardo e condivise sia con la componentistica e sia con la ricerca e presentate anche ai costruttori.

Attendiamo speranzosi l’esito del meeting del 12 settembre affinché possano esserci cambiamenti concreti anche attraverso i nostri contributi. Se ciò non dovesse accadere in futuro l’Automotive Regions Alliance si dovrà occupare solo di gestire stabilimenti dismessi e cittadini disoccupati; in compenso avremo tante auto cinesi in giro per l’Europa.

Foto ufficio stampa Guido Guidesi

La realtà dei fatti: oltre la metà delle auto elettriche ferme nei piazzali

La realtà dei fatti: oltre la metà delle auto elettriche ferme nei piazzali
di Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro studi Fleet&Mobility

Oltre 430 mila vetture auto-immatricolate dal 2023 a oggi, di cui più di un quarto ancora ferme sui piazzali in attesa di trovare un cliente, secondo l’analisi di Dataforce Italia. Questo macro-dato testimonia la necessità dell’industria di targare veicoli in eccedenza rispetto alla domanda del mercato, che riguarda soprattutto le auto alla spina.
 
Di quasi 24mila elettriche auto-immatricolate, il 58% è ancora nei piazzali, mentre per le 20mila plug-in siamo al 51%. È questa difficoltà a trovare un acquirente pur in presenza di forti sconti a generare tensioni con i concessionari, abituati a farsi carico dei “Km 0” fiduciosi di piazzarle a suon di #sconti, che nel caso delle elettriche non paiono funzionare. Con buona pace di chi sostiene che queste motorizzazioni soffrono per il prezzo elevato e non perché l’esperienza d’uso è peggiore di un’auto termica.
Oltre metà delle auto-immatricolazioni appartiene a Stellantis e nei piazzali ce n’è una su cinque, pari a 50.000 auto, di cui il 15% è alla spina. Ogni auto ferma è un capitale bloccato in termini finanziari, ma è anche un costo economico per la svalutazione che subisce, quelle a batteria più velocemente delle altre.


Foto archivio Fleet&Mobility

ACEA e CLEPA a Ursula: “Obiettivi CO2 irrealizzabili, sì alla neutralità tecnologica”. #FORUMAutoMotive l’allarme lo ha lanciato da anni

ACEA e CLEPA a Ursula: "Obiettivi CO2 irrealizzabili, sì alla neutralità tecnologica".

Foto: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE

 

In una lettera le associazioni europee dei costruttori e della componentistica, ACEA e CLEPA, mettono in guardia la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, in merito al piano di transizione green al 2035 con l’imposizione del “tutto elettrico” e le relative severe norme anti CO2. La richiesta è di correggere la rotta prima che sia troppo tardi. Una presa di posizione, quella del settore, colpevolmente tardiva e nel pieno del disastro in Europa del sistema automotive. Sono anni che #FORUMAutoMotive si batte contro le visioni ideologiche e ora la nostra battaglia, con la barra tenuta sempre dritta nonostante le critiche, le accuse di anti ambientalismo, eccetera, trova riscontri oggettivi. Ma ecco il testo della lettera inviata a Bruxelles.

Egregio Presidente della Commissione Europea,

In qualità di produttori e fornitori di automobili, ci impegniamo ad aiutare l’UE a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette nel 2050. Insieme, abbiamo lanciato centinaia di nuovi modelli di veicoli elettrici e si è impegnata a investire più di 250 miliardi di euro per transizione verde entro il 2030.
Vogliamo che questa transizione funzioni, ma siamo frustrati dalla mancanza di una visione olistica e piano politico pragmatico per la trasformazione dell’industria automobilistica.
L’UE attualmente regolamenta i produttori sulla fornitura di nuovi veicoli, ma non riesce a fornire le condizioni per consentire la transizione. L’Europa si trova ad affrontare una dipendenza quasi totale da Asia per la catena del valore delle batterie, una distribuzione non uniforme delle infrastrutture di ricarica, costi di produzione più elevati, compresi i prezzi dell’elettricità, e tariffe gravose da partner commerciali chiave, come il dazio del 15% sulle esportazioni di veicoli dell’UE verso gli Stati Uniti. Siamo ci viene chiesto di trasformarci con le mani legate dietro la schiena.
Di conseguenza, la quota di mercato dei veicoli elettrici a batteria è ancora lontana da quella necessaria essere: circa il 15% per le auto, circa il 9% per i furgoni e il 3,5% per i camion. Alcuni mercati dell’UE stanno mostrando segni di progresso, ma una grossa fetta di clienti rimane diffidente nel cambiare ai sistemi di propulsione alternativi.
Per rendere il passaggio a un altro operatore una scelta ovvia per una massa critica di consumatori europei e le aziende, incentivi dal lato della domanda molto più ambiziosi, a lungo termine e coerenti sono necessari, tra cui minori costi energetici per la ricarica, sussidi all’acquisto, tasse riduzioni e un accesso favorevole allo spazio urbano. Molteplici tecnologie di trasmissione, anche accelerare l’accettazione del mercato e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nel mondo reale sono le condizioni. Altri mercati stanno già utilizzando con successo questo approccio.
Il piano di trasformazione dell’industria automobilistica europea deve andare oltre l’idealismo per riconoscere le attuali realtà industriali e geopolitiche.
Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per il 2030 e il 2035, nel mondo odierno, semplicemente non sono più realizzabili. Invece, l’attuale percorso di riduzione della CO2 nel trasporto su strada deve essere ricalibrato per garantire che realizza gli obiettivi climatici dell’UE salvaguardando al contempo l’industria europea competitività, coesione sociale e resilienza strategica delle sue catene di fornitura.
Una decarbonizzazione di successo significa andare oltre gli obiettivi dei nuovi veicoli: richiede affrontare le emissioni della flotta esistente (ad esempio accelerando il rinnovo della flotta), ampliare gli incentivi fiscali e di acquisto (anche per auto e furgoni aziendali), e introduzione di misure mirate per camion e autobus per livellare il costo totale di proprietà.
Un’economia di successo significa mantenere i produttori e i fornitori redditizi e competitivi per alimentare gli investimenti futuri e rafforzare l’ecosistema automobilistico.
Si chiede inoltre normative UE più semplici e snelle per ridurre la burocrazia.
Una resilienza di successo significa favorire le condizioni per investire in modo intelligente lungo la batteria, semiconduttori e catene del valore delle materie prime critiche. Significa anche sviluppare soluzioni a lungo termine, partnership strategiche a lungo termine con alleati globali affidabili per ridurre le dipendenze. Se una di queste dimensioni fallisce, l’intera transizione si interrompe.

La prossima revisione degli standard di CO2 per auto e furgoni è un’opportunità per correggere la rotta e ancorare n lla legge la flessibilità tanto necessaria, la prospettiva industriale, e un approccio orientato al mercato. È ormai chiaro che sanzioni e obblighi legali da soli non saranno sufficienti a guidare la transizione.

La neutralità tecnologica dovrebbe essere il principio normativo fondamentale, che salvaguarda tale tutte le tecnologie possono contribuire alla decarbonizzazione. I veicoli elettrici saranno in testa alla carica, ma ci sono deve esserci spazio anche per ibridi (plug-in), estensori di autonomia, motori interni ad alta efficienza veicoli con motore a combustione interna (ICE), idrogeno e carburanti decarbonizzanti.
Sarà possibile sfruttare meglio le tecnologie chiave di transizione, come i veicoli ibridi plug-in, fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, coinvolgendo i consumatori nella trasformazione e servire i mercati di esportazione dove la domanda di questa tecnologia aumenterà. Oltre alle emissioni dallo scarico, i produttori e i fornitori hanno anche apportato notevoli modifiche con investimenti per ridurre le emissioni derivanti dalla produzione di veicoli e componenti. Vale la pena considerare se e come questi sforzi potrebbero essere riconosciuti come parte di un approccio di decarbonizzazione più flessibile.

Incentivare l’innovazione in genere crea contributi più forti e più ampi alla catena del valore, rafforzando l’ecosistema.
Le opzioni potrebbero includere anche soluzioni a lungo termine, come lo stoccaggio e la rimozione del carbonio.

La normativa sulle emissioni di CO2 per i camion pesanti e gli autobus deve essere rivista il prima possibileQuesto segmento distinto del mercato necessita di solidi business case per tutti gli stakeholder del settore del trasporto commerciale su strada allo scopo di avviare la trasformazione. Non si può aspettare fino al 2027.

Infine, la Commissione deve garantire che l’Europa mantenga la sua vitale capacità produttiva e know-how tecnologico. Senza politiche che migliorino la competitività europea per mantenere la produzione, la transizione rischia di svuotare la nostra base industriale, mettendo innovazione, occupazione di qualità e resilienza della catena di approvvigionamento a rischio.

Il mondo è cambiato drasticamente da quando è stata impostata la direzione attuale. La strategia dell’UE per il settore automobilistico deve cambiare di conseguenza. Dobbiamo andare oltre la ristretta ipotesi che questa transizione dipenda esclusivamente dagli obiettivi di CO2 per i nuovi veicoli.

Ecco perché il prossimo “Dialogo Strategico” sul futuro dell’industria automobilistica, il 12 settembre, segna il momento di cambiare rotta. Questa è l’ultima possibilità per l’UE allo scopo di adattare le sue politiche alle attuali realtà di mercato, geopolitiche ed economiche, o si rischia di mettere a repentaglio uno dei settori più competitivi e di maggior successo a livello mondiale.

Condividiamo una destinazione comune, ma il viaggio richiede più pragmatismo e flessibilità per mantenere in funzione il motore del settore automobilistico europeo.

 

Foto Ursula Von Der Leyen-shutterstock_2198915239

Sprint a più gare e griglia invertita: serviranno questi possibili nuovi artifici nella F1?

Sprint a più gare e griglia invertita: serviranno questi possibili nuovi artifici nella F1?

di Umberto Zapelloni, giornalista

“Credo che ci siano due temi di cui dobbiamo discutere. Possiamo applicare il programma sprint a più gare? Ed è questa la formula giusta per avere la possibilità di una griglia invertita, come stiamo facendo con F2 e F3? Penso che stiamo arrivando al punto in cui ne discutiamo seriamente con le squadre: sono pronto a parlare non solo di altre Sprint ma anche di nuovi formati e nuove idee. Siamo aperti a tutto e ascoltiamo i fan, senza preoccuparsi di commettere errori. Chi crede di non sbagliare non fa nulla di nuovo. Penso che le Sprint, con qualunque formato, siano necessarie e rappresentino il futuro. Penso che tra avere 6 sprint o una sprint ad ogni gara come in MotoGp ci possa essere una via di mezzo“. Le parole appartengono a Stefano Domenicali, presidente della Formula 1.

Che dire? Sul numero delle Sprint sono d’accordo. Si potrebbe arrivare tranquillamente a 10 riempiendo altri quattro weekend di interesse. Perché, ammettiamolo, il weekend normale con due ore di prove libere al venerdì ha meno sapore di un weekend sprint. Ogni giorno avrebbe le sue classifiche vere… 

Sulla griglia invertita come in Formuula 2 o Formula 3, invece ho qualche dubbio. Ottenere il miglior tempo delle qualifiche e poi scattare dalla decima posizione mi pare un po’ troppo. Nelle Formule minori funziona perché, comunque, si disputa una sola sessione di qualifica e chi ottiene il miglior tempo parte 10° nella gara sprint, ma in pole nella gara lunga che assegna più punti.

Invertire la griglia nelle Formule minori ha un senso perché in fin dei conti questi campionati servono anche a far crescere i piloti e scattare in mezzo alla griglia può essere utile. Certo non su tutte le piste: a Monaco, ad esempio, chi sorpassa?

Intanto, aspetterei di vedere l’effetto che fanno le nuove regole tecniche con le vetture 2026. Magari ci sarà comunque già abbastanza lotta in pista e non serviranno nuovi artifici.

Milano-Cortina 2026: Pirelli partner dei Giochi Olimpici e Paralimpici

Milano-Cortina 2026: Pirelli partner dei Giochi Olimpici e Paralimpici

Foto: da sinistra, Andrea Varnier, CEO della Fondazione Milano Cortina 2026, e Andrea Casaluci, CEO di Pirelli

Pirelli rafforza il proprio legame con gli sport invernali, diventando Partner Olimpico e Paralimpico di Milano-Cortina 2026, in programma tra febbraio e marzo del prossimo anno nei territori di Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Lo annunciano Pirelli e Fondazione Milano Cortina 2026, stringendo una partnership che durerà fino alla conclusione dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali e che prevede la fornitura esclusiva di pneumatici invernali Pirelli per la flotta di auto fornite da Abarth, Alfa Romeo, Fiat, Fiat Professional, Lancia e Maserati in qualità di Automotive Premium Partner.

Per garantire inoltre la massima efficienza alla flotta del parco auto, Pirelli metterà a disposizione un servizio di assistenza in caso di foratura o necessità di riparazione in tutti i cluster dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026 e lungo i percorsi per raggiungere le sedi di gara.

“Essere Olympic and Paralympic Partner di Milano Cortina 2026 ci consente di mettere in campo in un contesto di eccellenza i nostri prodotti invernali, segmento dove Pirelli è leader di mercato. Equipaggiamo infatti circa il 50% delle vetture premium e prestige che montano pneumatici invernali dedicati superiori ai 18″. Siamo anche orgogliosi di sostenere un evento dal grande valore sportivo che accende i riflettori di tutto il mondo sul nostro Paese”, ha dichiarato Andrea Casaluci, CEO di Pirelli.

“Siamo orgogliosi di annunciare la partnership con Pirelli, un’eccellenza italiana che si è distinta a livello globale per innovazione, tecnologia e stile. Riconosciamo a Pirelli un ruolo fondamentale nel successo e nella reputazione dell’industria italiana, grazie ai suoi prodotti e al suo storico legame con lo sport ei grandi eventi internazionali, capaci di offrire una visibilità unica. Questa partnership valorizza l’eccellenza dei prodotti Pirelli e il loro contributo fondamentale al buon funzionamento dell’evento. La qualità e l’innovazione che contraddistinguono la loro offerta saranno un elemento chiave per la gestione efficiente e sicura di aspetti cruciali dei Giochi Invernali di Milano Cortina 2026”, così il CEO della Fondazione Milano Cortina 2026 Andrea Varnier.

Pirelli vanta una lunga tradizione di sostegno allo sport, che si estende ben oltre le discipline invernali. Dal calcio alla vela al tennis, fino al motorsport, dove l’azienda compete dal 1907. Nello specifico, nel mondo delle corse automobilistiche, Pirelli è attiva in oltre 350 competizioni. Questa prolungata e significativa partecipazione la configura come un attore primario nel contesto sportivo.

 

Foto da ufficio stampa Pirelli