Acquistare un’auto usata online: i consigli di “Subito Motori”
Quando si parla di auto usate, il mercato italiano non conosce crisi. Per ogni auto nuova immatricolata, nel 2024 ne sono state vendute due di seconda mano. Numeri impressionanti che testimoniano come la second hand economy sia diventata la prima scelta di acquisto anche per chi deve cambiare macchina. Su “Subito Motori” piattaforma verticale di Subito, viene venduta un’auto ogni tre minuti, un dato che conferma la crescente fiducia degli italiani verso il canale digitale. Ma comprare un’auto usata online non è un’operazione da prendere alla leggera: occorre preparazione, attenzione e la capacità di distinguere tra occasioni reali e rischi nascosti.
Secondo l’Osservatorio Second Hand Economy 2024 di BVA Doxa per Subito, chi cerca un’auto usata parte innanzitutto dal budget disponibile (35%), seguito dal modello desiderato (21%), dalle auto recenti o a km0 (15%) e infine dal marchio (13%). Un quadro chiaro, che dimostra quanto il fattore economico sia centrale in un momento storico in cui i prezzi delle auto nuove sono schizzati alle stelle, rendendo l’usato una scelta quasi obbligata per molte famiglie.
Ecco perché “Subito Motori” ha stilato una guida con 10 consigli (+1) fondamentali per acquistare un’auto usata online, evitando truffe e fregature.
Ricerca online: filtri e parametri sono la bussola
Il primo passo è la ricerca. Ben il 38% degli acquirenti inizia la caccia all’auto usata dalle piattaforme digitali, spesso in parallelo con le visite in concessionaria (35%). “Subito Motori” offre oltre 550.000 annunci di auto usate ogni giorno, una mole immensa che richiede strumenti di selezione efficaci. E qui entrano in gioco filtri e parole chiave: prezzo, marca, modello, chilometraggio, alimentazione, venditore privato o concessionario. Un modo semplice ma essenziale per scremare il mare di annunci e concentrarsi solo su ciò che davvero interessa.
Grazie alla buca di ricerca si possono inserire anche dettagli specifici: auto per neopatentati, trazione integrale, vetture storiche ASI. Un ventaglio di possibilità che aiuta l’utente a non perdersi.
Foto e descrizioni: la trasparenza è la prima garanzia
Un annuncio senza foto è come un biglietto da visita vuoto. Le immagini devono essere tante, nitide e mostrarsi da più angolazioni, dentro e fuori. Graffi, optional, personalizzazioni: tutto va documentato. È un atto di trasparenza che distingue un venditore serio da uno improvvisato. Se le foto non bastano, chiedere ulteriori scatti tramite la chat integrata diventa un diritto sacrosanto.
Anche la descrizione è cruciale: più dettagliata è, maggiore sarà la fiducia che potrà suscitare. Ogni omissione, al contrario, deve accendere un campanello d’allarme.Prezzo giusto: né troppo alto né troppo basso
Stabilire il prezzo corretto è forse la parte più delicata. Occorre confrontare diversi annunci simili, ma anche consultare i listini ufficiali dell’usato come Eurotax e Quattroruote. Un prezzo eccessivamente alto deve essere giustificato da condizioni impeccabili o allestimenti speciali, mentre un prezzo troppo basso nasconde quasi sempre delle insidie.
L’auto usata non deve trasformarsi in una lotteria: se un affare sembra troppo bello per essere vero, probabilmente non lo è.
Età, chilometri ed emissioni: dati da non trascurare
Un’auto non si giudica solo dall’estetica. Anno di immatricolazione e chilometri percorsi restano i primi indici per valutare lo stato di usura. Ma oggi è altrettanto importante considerare la classe ambientale: acquistare una Euro 4 o una Euro 5 può fare la differenza se si vive in una città con limitazioni al traffico. E qui il rischio è enorme: comprare un’auto non più circolante nei centri urbani significa buttar via soldi.
La garanzia: un plus che vale oro
Uno dei vantaggi più sottovalutati è la garanzia. Oltre ai 2 anni obbligatori per legge, alcuni marchi offrono coperture più lunghe (3, 5 o 7 anni). A volte i precedenti proprietari hanno acquistato estensioni, un’opzione che rappresenta un valore aggiunto considerevole. Subito Motori permette di filtrare le auto con “certificato di qualità”, un ulteriore strumento per acquistare con serenità.
Visura della targa: la sicurezza burocratica
Prima di innamorarsi di un’auto usata, occorre fare la visura della targa presso il PRA o tramite servizi come Carfax disponibili direttamente su Subito. È il modo migliore per verificare che non ci siano vincoli, ipoteche o problemi amministrativi. Chi non fornisce la targa probabilmente ha qualcosa da nascondere.
La manutenzione racconta la verità
Tagliandi, revisioni, fatture di riparazioni: la storia di un’auto si legge dai suoi documenti. Meglio se sempre effettuati in officine autorizzate o centri ufficiali. Una vettura con una manutenzione regolare è quasi sempre un acquisto sicuro.
Controllo visivo e prova su strada
L’ultimo passo è quello più concreto: guardare e provare l’auto. Usura gomme, stato interni, vernice: tutto deve essere coerente con chilometri e anni dichiarati. Una prova su strada, se concessa, permette di capire lo stato di freni, frizione, sterzo e sospensioni. È il consiglio bonus (+1), ma forse il più importante: solo guidando si capisce davvero se quell’auto è la compagna giusta.
La sfida del mercato e la difesa degli automobilisti
Comprare un’auto usata online può sembrare un percorso ad ostacoli. Tra annunci ingannevoli, prezzi sospetti e vincoli ambientali sempre più stringenti, l’automobilista rischia di pagare per errori non suoi. Ed è inaccettabile. Le istituzioni dovrebbero garantire più trasparenza, controlli severi sugli annunci e regole chiare per proteggere chi compra.Altrimenti il rischio è di spingere i cittadini verso scelte sbagliate e costose.
Il mercato dell’usato, che oggi rappresenta il vero polmone dell’automotive italiano, va tutelato con politiche intelligenti e con piattaforme serie come Subito Motori che offrono strumenti di verifica. Perché un’auto non è un semplice bene di consumo, ma un pezzo di vita quotidiana che deve essere scelto con fiducia e consapevolezza.
Foto da ufficio stampa Subito Motori – fer-troulik-28Ztyl78j_U-unsplash
I nuovi incentivi sulle auto elettriche: tante attese mal riposte
di Massimo Artusi, il Presidente di Federauto
Agosto non è certamente un mese significativo e il consuntivo delle immatricolazioni, penalizzate anche da un giorno lavorativo in meno rispetto allo scorso anno, conferma nel ristretto dei suoi numeri, la tendenza in atto manifestatasi già nei mesi precedenti, ossia il netto calo di acquisti da parte del canale privati. Non è un elemento di novità, ma fa parte della lettura dei dati e va rimarcato, perché evidentemente è la reazione alla mancanza di prodotti in listino a “prezzi familiari” che sta penalizzando gli acquisti e non la mancanza di interesse o il cambio delle necessità degli automobilisti.
Dall’analisi delle immatricolazioni emerge che ad agosto i privati perdono più del 14% (-6100 veicoli), perdita quasi del tutto compensata dal noleggio (+9,75%) ma, soprattutto, dalle auto-immatricolazioni (+42,2%) che da sole compensano oltre 3.500 autovetture nel mese: è evidente quanto sia stato forte il contributo dei concessionari per far sì che la perdita rispetto ad agosto dello scorso anno non fosse ben superiore al -2,7% consuntivato. I concessionari immatricolano quasi il 14% del mercato.
Da segnalare, ancora, il sostanziale fermo del mercato BEV, dovuto verosimilmente all’attesa dei nuovi incentivi MASE. Attese a nostro avviso mal riposte perché i nuovi incentivi sono, per la loro origine, caratterizzati da un tal numero di paletti che la platea dei beneficiari sarà esigua con il serio rischio di rendere l’intervento poco efficace. Aggiungiamo, ancora una volta inefficace.
Foto da ufficio stampa Federauto
Bonora a IlSussidiario.net: “Dai costruttori colpe gravi: se vogliono negoziare con l’Ue lo facciano sul serio”
Monza: un patrimonio che dobbiamo continuare a valorizzare, insieme
Incidentalità stradale: il valore ESG dei corsi di guida sicura
L’incidentalità stradale continua a rappresentare una delle principali emergenze del nostro Paese, con conseguenze sia sul piano sociale sia economico, quest’ultimo stimato in 18 miliardi di euro annui, l’1% del PIL nazionale. In questo contesto, qual è il ruolo e l’impatto dell’educazione alla guida sicura e della sensibilizzazione verso comportamenti consapevoli?
Se ne è discusso al Convegno “Corsi di Guida Sicura: investimenti ESG di valore” organizzato da Luiss Business School, ACI Vallelunga e Sara Assicurazioni presso la sede di Villa Blanc a Roma.
Vantaggi e opportunità dei corsi di guida sicura
I corsi di guida sicura sono programmi formativi disegnati per aumentare le abilità alla guida e la capacità di gestire imprevisti e situazioni anche complesse su strada. Uno dei centri d’eccellenza a livello italiano ed europeo è proprio il centro Guida Sicura ACI di Vallelunga, che tra le progettualità, è anche punto di riferimento del Sara Safe Factor, il progetto di educazione e sensibilizzazione dei giovani di ACI Sport e Sara Assicurazioni.
Numerosi anche i vantaggi per le aziende, in particolare per chi ha personale viaggiante alla guida di autoveicoli: i corsi permettono infatti di acquisire le competenze necessarie per guidare in modo sicuro e ridurre i rischi di incidenti stradali, che a loro volta permettono di contenere i costi ad essi associati. In particolare, i corsi di guida sicura consentono di godere di uno sconto sul premio di copertura INAIL dei dipendenti oltre a conformarsi alle normative locali e nazionali, evitando sanzioni o multe.
Il convegno
I lavori del Convegno sono stati aperti dal Professor Raffaele Oriani, Dean di Luiss Business School, a cui sono seguiti i contributi di Alfredo Scala, Direttore ACI Vallelunga, che ha presentato il funzionamento di questi corsi e sottolineato l’importanza di costruire una rete di Centri di Guida Sicura in Italia, e Roberto Landi, Direttore Auto di Sara Assicurazioni, che ha approfondito i vantaggi dell’investire in sicurezza stradale, il ruolo del Risk management nei sinistri e l’incidenza dei corsi di guida sicura sul sistema assicurativo.
La tavola rotonda successiva, moderata dal Professor Gaetano Casertano di Luiss Business School, ha coinvolto Karl Martin Studener, Amministratore Delegato di ÖAMTC Driving Technology Austria, che ha presentato la case history dell’Austria, Paese che da 20 anni ha introdotto l’obbligatorietà dei corsi di guida sicura, Luca Pascotto, Head of Road Safety di FIA, che ha raccontato la metodologia proprietaria per la misurazione del safety footprint, e Marcello Fiori, Direttore Generale INAIL, che ha spiegato come il modello OT23 INAIL – che premia con riduzioni delle tariffe le aziende che contribuiscono a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori – possa contribuire alla crescita della cultura della sicurezza stradale in azienda.
Il Convegno è stato anche l’occasione per annunciare l’avvio di uno studio – realizzato in collaborazione con la Fondazione Caracciolo ACI – finalizzato a rilevare la percezione dell’incidentalità stradale, la consapevolezza del rischio e l’impatto ESG dei corsi di guida sicura come strumenti di prevenzione e responsabilizzazione. Gli obiettivi e la rilevanza dell’indagine sono stati esposti da Francesco Scotto, Direttore Studi e Ricerche Fondazione Caracciolo ACI, e dal Prof. Casertano.
L’incidentalità in Italia e la case history austriaca
Ogni giorno in Italia, evidenziano i dati, si verificano 456 incidenti stradali, con 8,3 decessi e 615 feriti. Gli incidenti sono in particolare la prima causa di morte dei giovani tra i 20 e i 29 anni. Tra i comportamenti errati più frequenti si registrano la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata.
L’Austria in questo senso, come emerso nel corso del convegno, rappresenta una case history virtuosa frutto anche dell’impatto dei corsi di guida sicura obbligatori per i neopatentati introdotti nel 2003 (ad oggi sono stati erogati circa 800.000 corsi). Facendo
infatti un confronto tra la media degli incidenti automobilistici con decessi o infortuni rilevanti nel periodo 2000-2002 vs 2021-2023, i dati mostrano un calo del 37,2%, che raggiunge ben il 57,7% tra i giovani nella fascia 17-24 anni. In forte diminuzione anche il numero di decessi, scesi del 63,5% tra gli over 25 e addirittura dell’80,2% tra i 17-24enni nello stesso periodo.“Da anni ACI Vallelunga è impegnata nella promozione della sicurezza stradale attraverso la formazione e la cultura della responsabilità alla guida. I corsi di guida sicura contribuiscono a salvare vite, ridurre i costi per le aziende e generare valore per la
collettività. Questo Convegno rappresenta un passo importante per consolidare il ruolo dell’educazione alla guida consapevole come leva strategica per il Paese”. commenta Alfredo Scala, Direttore Generale ACI Vallelunga.
“Promuovere una cultura della responsabilità su strada e alla guida è un fattore indispensabile per ridurre il fenomeno dell’incidentalità e generare un impatto sociale positivo – dichiara Roberto Landi, Direttore Auto di Sara Assicurazioni – Questo
Convegno, e la ricerca che verrà condotta, rappresentano un’ulteriore evoluzione del nostro impegno come Compagnia Assicuratrice Ufficiale dell’ACI e storicamente legata al mondo della mobilità. Un impegno che, insieme alle nostre proposte assicurative, si
traduce in numerose iniziative di sensibilizzazione capaci di unire un approccio teorico ad esperienze di guida per promuovere una mobilità sicura e consapevole a cominciare dai giovani”.
Componenti con trend negativo nel 2024: la situazione delle imprese si aggrava
di Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA
La Germania si conferma il primo Paese di destinazione dell’export per un valore di 4,9 miliardi di euro e una quota del 19,9% sul totale esportato, ma il valore delle esportazioni risulta in calo del 5,8% rispetto al 2023. Considerando i maggiori Paesi dell’area UE+EFTA+UK, il valore dell’export è in flessione anche rispetto ad Austria (-18,5%), Belgio (-12,7%), Svezia (-7,5%), Spagna (-6,7%) e Paesi Bassi (-5,5%).
La componentistica automotive italiana ha vissuto un 2024 complesso, segnato dal significativo calo della produzione di autoveicoli sia a livello europeo, sia nazionale. Questa contrazione ha reso più difficile per i fornitori sostenere i costi fissi, aggravando ulteriormente la loro situazione economica già minata da una fase di forte instabilità del commercio internazionale.
orientare gli investimenti.
In un simile scenario, è più che mai necessario definire rapidamente un piano di politica industriale che preveda misure mirate a sostegno delle imprese, dal contenimento dei costi energetici, alla semplificazione delle procedure di accesso ai finanziamenti per
attività di ricerca e sviluppo.
Auto e nodi da sciogliere: si spera nel pragmatismo di Bruxelles
di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA
Al di là del risultato di agosto, un mese dai volumi tradizionalmente ridotti, a due terzi dell’anno ci troviamo ancora in una fase di stallo, con livelli inferiori di oltre il 15% rispetto al periodo pre-Covid.
Questo anche a causa dell’incertezza del quadro regolamentare, che auspichiamo possa essere al più presto riformato in maniera pragmatica nei prossimi incontri della Commissione europea con i rappresentanti del settore, a partire da quello del 12 settembre prossimo.
Ci auguriamo, inoltre, che gli incentivi a sostegno delle auto elettriche possano favorire il rinnovo del nostro parco circolante, mettendo in luce come i veicoli di ultima generazione non rappresentino soltanto un mezzo indispensabile per oltre l’80% degli spostamenti quotidiani, ma siano in grado di offrire anche vantaggi significativi in termini di impatto ambientale, sicurezza e comfort di guida, con standard decisamente superiori rispetto al passato.
L’auto in Italia: sempre negativa sia elettrica sia non
Con questo andamento altalenante il consuntivo dei primi otto mesi del 2025 chiude con un calo del 3,68%. Non è un calo drammatico, ma drammatica è la situazione del mercato italiano dell’auto dopo la pandemia e particolarmente eloquente in proposito è il confronto di questa prima parte del 2025 con i primi otto mesi del 2019. Il calo è del 21,5%. E poco conforto viene dal fatto che il confronto con la situazione ante-crisi è sostanzialmente analogo con il resto dell’Unione Europea, mentre quello che differenzia invece sensibilmente il quadro italiano da quello del resto dell’Unione è la situazione della transizione energetica.
I dati pubblicati qualche giorno fa dicono che l’Italia è al penultimo posto nella graduatoria UE delle quote di mercato di auto elettriche e questo nonostante il nostro Paese abbia investito consistenti risorse per sostenere gli acquisti di auto elettriche. E a questo proposito va segnalato che stanno per partire nuovi incentivi per una spesa complessiva di quasi 600 milioni di euro e con una formula che premierà particolarmente gli automobilisti che percepiscono redditi bassi, dimenticando, forse, che chi percepisce redditi molto bassi difficilmente può comprare un’auto elettrica anche con l’aiuto degli incentivi e molto spesso non può comprarsi nessuna auto nuova, ma al massimo può permettersi un’auto usata.
In questo contesto, non meraviglia certamente lo scarso interesse che gli italiani dimostrano per l’auto elettrica che non costa certo poco anche con incentivi. D’altra parte, nel mondo della vendita di auto elettriche si cominciano a sentire scricchiolii non solo in Italia, ma anche in Paesi molto più “virtuosi” del nostro. Giunge notizia che case importanti che avevano proclamato di voler produrre in futuro solo auto elettriche stanno facendo macchina indietro quantomeno per l’alto di gamma. E giunge notizia anche che l’ACEA, che è l’associazione europea dei costruttori di automobili, e la CLEPA, che è l’associazione europea dei fornitori automobilistici, hanno dichiarato che è impossibile raggiungere l’obiettivo di immatricolare solo auto elettriche a partire dal 2035 e chiedono che l’Unione Europea riveda le decisioni già assunte in questo senso. E a tutto questo si aggiunge che in questo quadro di sostanziale implosione vi è qualcuno che può cantare vittoria e ci riferiamo a coloro che vendono nella UE auto elettriche prodotte nel resto del mondo.
Milano Serravalle: prima rete nazionale a idrogeno in Italia
La mobilità a idrogeno in Italia compie un passo decisivo. È stata infatti inaugurata a Carugate Est, lungo la Tangenziale Est di Milano, la prima stazione di rifornimento a idrogeno della Lombardia, un tassello fondamentale per la costruzione della prima rete nazionale dedicata al trasporto stradale a idrogeno. Un’iniziativa che porta la firma di Milano Serravalle – Milano Tangenziali e FNM, due realtà centrali nello sviluppo delle infrastrutture del Paese.
Il progetto non è un episodio isolato ma parte di un piano molto più ampio: la creazione di cinque stazioni di rifornimento tra Milano e Tortona, lungo gli assi più trafficati del Nord Italia, con un investimento complessivo di 55,4 milioni di euro, finanziato da fondi PNRR e dal programma europeo AFIF – CEF Transport. L’obiettivo è chiaro: favorire l’adozione dell’idrogeno come carburante alternativo e abbattere le emissioni nel trasporto privato e soprattutto nella logistica pesante.
La prima stazione a idrogeno della Lombardia
La nuova stazione di Carugate Est non è soltanto un’infrastruttura simbolica: è un impianto operativo capace di rifornire sia veicoli leggeri che mezzi pesanti, in un’area strategica per la logistica che collega l’asse Europa-Genova. L’intento è rendere praticabile l’uso dell’idrogeno non come tecnologia futuristica, ma come alternativa concreta ai carburanti tradizionali.
L’evento di presentazione ha visto la partecipazione di istituzioni nazionali e regionali, tra cui il Sottosegretario Alessandro Morelli, l’Assessore regionale Franco Lucente, oltre ai vertici di FNM e Milano Serravalle. Non sono mancati i protagonisti dell’automotive: BMW Italia, Daimler Buses Italia, Hyundai, Rampini e Toyota hanno esposto i propri modelli a idrogeno, a dimostrazione che la filiera è già pronta, in attesa che le infrastrutture diventino realtà.
Un progetto cofinanziato dall’Europa
Il piano complessivo prevede altre quattro stazioni oltre a quella già operativa: una seconda sempre a Carugate ma sul lato opposto della tangenziale, una a Rho sulla tangenziale ovest e due a Tortona, lungo l’autostrada A7 Milano–Genova. La tempistica stabilisce l’ultimazione dei lavori entro la seconda metà del 2025, con avvio dei rifornimenti commerciali nel 2026.
Il finanziamento arriva non solo dai fondi PNRR italiani, ma soprattutto dall’Unione Europea, che attraverso il programma CEF Transport – AFIF spinge gli Stati membri a costruire una rete di infrastrutture per i carburanti alternativi lungo i corridoi TEN-T. Non è quindi un’iniziativa isolata, ma un tassello del più vasto mosaico della neutralità climatica europea al 2050.
Idrogeno: l’Italia rincorre Germania e Francia
Il confronto con l’Europa, però, non lascia spazio a entusiasmi facili. Mentre in Germania sono già attive oltre 100 stazioni di rifornimento e circolano più di 2.000 veicoli a idrogeno, l’Italia parte da zero. In tutta Europa si contano oggi circa 6.000 veicoli alimentati a idrogeno, con Francia e Paesi Bassi in forte crescita.
Da noi, l’adozione procede con lentezza, nonostante gli annunci. Secondo le stime di H2IT, entro il 2050 sulle strade italiane dovrebbero circolare oltre 8,5 milioni di auto, 20.000 autobus e 50.000 camion a idrogeno. Proiezioni ambiziose, che rischiano di rimanere sulla carta se non si accelerano davvero gli investimenti nelle infrastrutture. Perché senza stazioni diffuse sul territorio, parlare di idrogeno rimane retorica.
Difendere gli automobilisti e non solo gli slogan
Questa inaugurazione rappresenta una buona notizia, ma è impossibile non rilevare le contraddizioni. L’Italia arriva in ritardo: mentre gli altri Paesi già sperimentano l’uso dell’idrogeno su larga scala, qui celebriamo l’apertura della “prima stazione” nel 2025. Ancora una volta i cittadini rischiano di pagare il prezzo delle lentezze burocratiche e della mancanza di visione politica.
Se si vuole davvero difendere chi guida e chi lavora nella logistica, servono più stazioni, più rapidamente e con incentivi concreti all’acquisto dei veicoli. Perché non basta inaugurare un impianto per dire di essere entrati nel futuro: gli automobilisti hanno bisogno di certezze, di poter viaggiare senza temere di rimanere senza rifornimento.
Foto da ufficio stampa Milano Serravalle – Milano Tangenziali e FNM