Auto elettrica e mercato europeo: a insidiarla è l’ibrida plug-in

L'auto in Italia: vendite su, in attesa degli incentivi
di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
 

Agosto senza infamia e con una piccola lode per il mercato automobilistico dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK). Rispetto ad agosto 2024 le immatricolazioni sono aumentate, ma soltanto del 4,7%, mentre nei confronti della situazione ante-pandemia, sempre in agosto, si registra un calo di ben il 26,3%. Se si considera il periodo gennaio-agosto la situazione è lievemente diversa, ma comunque insoddisfacente perché la crescita su gennaio-agosto 2024 è dello 0,4% e rispetto alla situazione ante-pandemia si registra un calo del 19,8%.

Grande interesse nel quadro non esaltante del mercato auto dell’Europa Occidentale hanno i dati relativi al tipo di alimentazione delle auto immatricolate e, in particolare, all’andamento delle vendite di auto elettriche. In agosto le immatricolazioni di questo tipo di auto hanno toccato quota 159.810 con un incremento su agosto 2024 del 26,8% e con una quota di mercato che passa dal 16,7% al 20,2%. Come già più volte segnalato molto più modesta è comunque la quota dell’Italia, che pare decisamente impegnata a conquistare la maglia nera nella corsa per la diffusione dell’auto elettrica.

L’elemento più interessante nei dati diffusi dalla ACEA non è però questo, ma il fatto che l’auto elettrica è insidiata da un concorrente che sta diventando sempre più pericoloso e cioè l’auto ibrida plug-in che, come è noto, è un’auto a benzina che recupera energia in frenata e in rallentamento (energia che viene utilizzata per la propulsione elettrica) e che ha una spina per stivare in una batteria a bordo dell’auto energia utilizzabile per la propulsione.

 
Certo l’ibrida plug-in non è un’auto elettrica, ma riduce molto le emissioni di CO2 senza rinunciare alla maggior facilità di impiego che le auto tradizionali hanno rispetto alle elettriche. In sintesi, secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, l’ibrida plug-in potrebbe essere una soluzione per rendere la transizione energetica meno drammatica di quanto i talebani dell’ecologia vorrebbero.

Green Deal e mobilità: a Roma la sfida del buon senso

Green Deal e mobilità: a Roma la sfida del buon senso

Durante la prima giornata di ECO Festival della mobilità sostenibile e delle città intelligenti, in corso a Roma, il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e il Ministro delle Imprese Adolfo Urso hanno preso posizione contro l’approccio troppo rigido dell’Unione Europea. Pichetto Fratin ha ribadito la necessità di «superare il no ideologico ai biocarburanti», sottolineando che il Green Deal così come concepito rischia di penalizzare famiglie e imprese italiane. Urso, dal canto suo, ha evidenziato come il parco auto italiano, con 36 milioni di veicoli e un’età media di 13 anni, non possa essere sostituito a colpi di imposizioni e costi proibitivi.

Queste parole segnano un punto di svolta: finalmente la politica sembra rendersi conto che non si può chiedere agli automobilisti di farsi carico da soli della transizione ecologica, pagando prezzi insostenibili per vetture elettriche che, senza incentivi, rimangono fuori portata.

 

Una transizione che rischia di lasciare indietro gli automobilisti

Il Ministro Pichetto Fratin ha avvertito che i consumi elettrici del Paese nei prossimi 15 anni più che raddoppieranno, ponendo problemi enormi alla rete nazionale. «Sono convinto che l’UE ci ripenserà sul tutto elettrico al 2035», ha detto, aprendo chiaramente alla possibilità che idrogeno e biometano diventino alternative reali. Perché di questo si tratta: dare agli automobilisti la libertà di scelta, non obbligarli a un’unica soluzione.

Urso è stato ancora più diretto: «Decarbonizzare sì, ma senza ideologia. L’auto resta il mezzo principale degli spostamenti e la crisi del settore rischia di trascinare con sé tutto il manifatturiero». Una presa di posizione netta che difende un comparto che in Italia occupa 1,3 milioni di addetti e che non può essere sacrificato sull’altare di regole astratte scritte a Bruxelles.

 

Le città e le nuove tecnologie

Dal dibattito è emerso anche un tema cruciale: la mobilità urbana. Antonio Decaro, in collegamento dal Parlamento Europeo, ha sottolineato che «le città devono puntare su pianificazione inclusiva, trasporto pubblico e micromobilità», senza dimenticare però le esigenze concrete dei cittadini. Nel frattempo, Francesco Naso, di Motus-E, ha ricordato i progressi tecnologici delle batterie, ormai sei volte meno costose rispetto a dieci anni fa, segnale che la tecnologia evolve ma che va accompagnata da politiche industriali solide, non da imposizioni improvvisate.

 

Tra premi e riconoscimenti, il festival accende il dibattito

La prima giornata del Festival ha visto anche la consegna degli Eco Awards 2025 a realtà che hanno saputo coniugare sostenibilità, innovazione e tradizione. Premi simbolici, certo, ma che confermano un punto: la transizione non può essere calata dall’alto, deve partire dai territori, dalle comunità, dalle imprese che sperimentano ogni giorno nuove soluzioni. Non dai diktat europei che rischiano di schiacciare consumatori e aziende.

 

La voce che mancava agli automobilisti

Ecco perché le parole di Pichetto Fratin e Urso assumono un valore politico e sociale di primo piano. Dopo anni in cui gli automobilisti sono stati trattati come colpevoli da punire, finalmente si dice ad alta voce ciò che noi difendiamo da tempo: non si può imporre il tutto elettrico senza alternative e senza realismo economico. Idrogeno, biometano, nuove tecnologie ibride: sono strade che vanno percorse, altrimenti la mobilità sostenibile rimane un sogno per pochi privilegiati. Il rischio, altrimenti, è che la transizione ecologica diventi una tassa occulta sugli italiani. E questo è inaccetabile.

 

Foto da ufficio stampa ECO Festival

 

 

Appello ANFIA a Bruxelles: ora i fatti, già persi 100mila posti di lavoro

L'auto in Italia: fenomeno GPL, bene le ibride plug-in

di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA

 
L’Europa ha urgente bisogno di adottare una vera strategia di decarbonizzazione. ANFIA lo sostiene da tempo e lo stesso Mario Draghi ha più volte denunciato come l’immobilismo dell’Unione a fronte delle sfide dell’automotive rischi di causare danni
irreversibili.

Non possiamo più attendere: è necessario passare dalle parole ai fatti perché l’industria sta già pagando un prezzo altissimo – complessivamente, tra Costruttori e componentisti, sono andati persi più di 100mila posti di lavoro.

Le nostre proposte sono pragmatiche e facilmente adottabili
: revisione dei target di riduzione delle emissioni di CO2 ripristinando il principio di neutralità tecnologica; sospensione dell’entrata in vigore dell’utility factor sui plug-in, che rappresentano una tecnologia-ponte fondamentale verso la mobilità elettrica; adozione di un piano strategico di politica industriale che supporti la filiera europea nel recuperare i gap di competitività dovuti ai costi dell’energia, del lavoro e logistici; tutela del “made in Europe”.

Auspichiamo quindi che, nei prossimi mesi, il lavoro della Commissione e degli esperti possa finalmente portare ad azioni concrete ed efficaci. L’Europa ha bisogno di tutelare la propria filiera industriale.

In questa direzione sosteniamo pienamente anche l’iniziativa del Governo italiano, impegnato a coinvolgere altri Paesi per condividere un approccio comune: fare bene e fare presto, secondo le linee guida che l’agenda Draghi ha già delineato.
Foto da ufficio stampa ANFIA

Rapporto economico e di mercato ACEA: punto sull’industria automobilistica globale e dell’UE

Rapporto economico e di mercato ACEA: punto sull'industria automobilistica globale e dell'UE

Le prospettive economiche dell’UE rimangono moderatamente ottimistiche, con una crescita prevista del PIL dell’1,1% nel 2025, a fronte delle tensioni commerciali e delle modifiche tariffarie degli Stati Uniti. L’inflazione complessiva dovrebbe scendere al 2,3% nel 2025 e attestarsi in media all’1,9% nel 2026, leggermente al di sotto dell’obiettivo del 2% della Banca Centrale Europea (BCE). Le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide, con l’occupazione destinata ad aumentare e il tasso di disoccupazione che dovrebbe raggiungere il minimo storico del 5,7% nel 2026.

 

I mercati automobilistici globali hanno mostrato andamenti contrastanti nella prima metà del 2025. Le immatricolazioni mondiali sono aumentate del 5%, raggiungendo i 37,4 milioni di unità, trainate dall’aumento del 12% in Cina, sostenuto dagli incentivi alla rottamazione e dalle politiche sui veicoli a energia rinnovabile. Il Nord America ha registrato una crescita modesta del 2,5%, sebbene permangano preoccupazioni circa un indebolimento della domanda più avanti nel corso dell’anno. Al contrario, l’Europa è rimasta indietro, con le immatricolazioni complessive in calo del 2,4% e il mercato UE in calo dell’1,9%, sebbene Turchia, i paesi EFTA e Regno Unito abbiano garantito una certa stabilità.

 

Il panorama della produzione automobilistica dell’UE è rimasto fortemente concentrato, con la Germania che produce il 20% delle auto vendute nell’UE, seguita da Spagna, Repubblica Ceca, Francia e Slovacchia. Insieme, i produttori con sede nell’UE fornivano il 74% del mercato. Nel frattempo, le auto prodotte in Cina rappresentano ora il 6% delle vendite nell’UE, evidenziando sia la crescente competitività dei marchi cinesi sia il ruolo crescente delle importazioni.

 

La produzione mondiale di automobili è cresciuta del 3,5%, raggiungendo i 37,7 milioni. L’Asia ha dominato con il 60,1% della produzione totale, mentre l’UE ha rappresentato il 15,9%. La produzione europea ha subito una contrazione del 2,6%, ostacolata da obiettivi più severi sulle emissioni di CO2, elevati costi energetici e dazi, mentre la produzione cinese è aumentata del 12,3% grazie al sostegno politico e all’aumento delle esportazioni. Nonostante le difficoltà, le auto prodotte nell’UE hanno mantenuto una forte domanda internazionale, con oltre un terzo vendute al di fuori dell’Unione. Regno Unito, Stati Uniti e Turchia si sono confermate le principali destinazioni; d’altro canto, le vendite in Cina hanno continuato a calare a causa della concorrenza locale e delle tendenze dei veicoli a nuova energia.

 

Anche l’andamento degli scambi commerciali nel settore automobilistico dell’UE ha registrato alcune difficoltà. Sia le importazioni sia le esportazioni sono diminuite del 3,3%,riducendo ulteriormente il surplus commerciale. Le importazioni dalla Cina sono aumentate, mentre le esportazioni verso la Cina sono diminuite drasticamente del 42%. Nel frattempo, il Regno Unito si è distinto, con un aumento del valore delle esportazioni dell’8,1%, mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite del 13,6%.

 

Il mercato europeo dei veicoli commerciali ha dovuto affrontare una prima metà del 2025 difficile, con un calo delle immatricolazioni di furgoni, camion e autobus. La flessione riflette sia una normalizzazione verso tendenze di lungo termine, sia le continue sfide nel rinnovamento della flotta e nella transizione verso propulsori a zero emissioni. Alcuni mercati, come la Spagna per i furgoni, hanno mostrato resilienza, ma la domanda complessiva è rimasta debole nei principali mercati dell’UE.

 

La produzione di veicoli commerciali ha mostrato chiare differenze regionali nella prima metà del 2025. La produzione globale di furgoni è cresciuta dell’1%, mentre l’Europa è diminuita del 6,8%, principalmente a causa dei forti cali nell’UE e nel Regno Unito. Nel frattempo, si prevede che la produzione di camion e autobus nell’UE recupererà rispettivamente del 5,7% e del 6,2% entro la fine dell’anno.

 

I saldi commerciali dei vari segmenti hanno registrato notevoli divergenze. Il surplus commerciale del settore dei furgoni si è dimezzato, quello degli autocarri si è ridotto del 12,1% e il deficit commerciale del segmento degli autobus ha superato 1,2 miliardi di euro.

 

Foto di Sara Kurfeß su Unsplash

 

 

Incentivi per le auto elettriche al via: niente “eco-score”

Incentivi per le auto elettriche al via: niente "eco-score"

di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE

 
Riguardo agli incentivi nazionali per i veicoli elettrici, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha comunicato l’apertura della piattaforma per la registrazione dei concessionari, prevista dal DM 08.08.25. Non è stato invece introdotto il
criterio dell’Eco-score
, anch’esso previsto dal decreto, che alla vigilia ci si attendeva fosse ricalcato sul modello francese.
 
La richiesta di non adottarlo era stata avanzata con determinazione da UNRAE, che ha ottenuto questo importante risultato, grazie anche alla costante attività di rappresentanza istituzionale, basata su argomentazioni solide e documentate.
 
Ora clienti e operatori attendono la piena operatività del sistema di incentivi, la cui mancata attivazione sta causando da 2 mesi una situazione di stallo nel mercato.
Foto Ufficio Stampa Unrae

L’Italia dell’auto: appello unanime al Governo

L'Italia dell'auto: appello unanime al Governo
Illustri Ministri/Presidenti,
ACI, ANFIA, ANIASA, Federauto, Motus-E e UNRAE, in rappresentanza dell’intero settore automotive italiano, intendono sottoporre alcune proposte urgenti per affrontare la crisi in atto nel settore – di una gravità senza precedenti – e guidarne con successo la trasformazione.

Il settore automotive italiano, in tutti i suoi comparti, vale a dire autovetture, veicoli commerciali leggeri, veicoli industriali, autobus e rimorchi e semirimorchi, versa in un autentico stato di emergenza, a causa di una serie di criticità concomitanti.
La stagnazione del mercato, in continuo calo nel corso dell’anno e senza alcun cenno di ripresa all’orizzonte, su volumi nettamente inferiori a livello pre-pandemico (2019): per esempio, nel comparto autovetture -21,5% nei primi 8 mesi del 2025; la conclamata crisi della filiera industriale, legata anche – ma non solo – alle condizioni del mercato nazionale ed europeo, con la produzione di veicoli ridotta al minimo storico:
una situazione che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza di un’eccellenza italiana; il continuo invecchiamento del parco circolante, tra i più anziani d’Europa con i suoi 13 anni di età media per il settore autovetture, rispetto agli 11,5 anni del 2019 e ai 7,9 anni del 2009, e ancora più marcato nei comparti dei veicoli pesanti e di quelli trainati, con effetti particolarmente negativi sia sotto l’aspetto ambientale che della sicurezza stradale.
E ancora: lo stallo della transizione energetica, con una quota di mercato dei veicoli elettrici puri assolutamente insufficiente (per esempio, nel comparto autovetture 5,2%, circa un quarto della media degli altri Paesi Europei, 19,1%, e ancora inferiore negli altri comparti), e con un livello di emissioni delle nuove immatricolazioni lontanissimo dagli obiettivi fissati dalle norme europee.
Tutti questi fattori simultanei testimoniano l’urgente necessità di un’azione corale per proteggere e rilanciare il settore automotive nazionale in tutti i suoi comparti. Qui di seguito elenchiamo pertanto i sei punti prioritari su cui riteniamo indispensabile intervenire in tempi rapidi, per invertire le tendenze negative riportate sopra.
1. Stabilità e chiarezza delle misure incentivanti a carattere strutturale
Misure di sostegno per la diffusione di veicoli a basse e zero emissioni che siano semplici, strutturali e di lungo periodo, con uno stretto coordinamento fra tutti i ministeri competenti (MASE, MEF, MIMIT, MIT), per dare fiducia e visibilità prospettica a clientela e operatori.
2. Piano nazionale per le infrastrutture di ricarica elettrica e per le altre alimentazioni
Un cronoprogramma con obiettivi cogenti per accelerare l’installazione e l’attivazione di colonnine di potenza adeguata così come di tutti gli altri sistemi di distribuzione di vettori energetici puliti, interoperabili e di facile utilizzo per tutte le categorie di veicoli, assicurandone una diffusione
omogenea in aree urbane, zone periferiche e reti stradali e autostradali, con un coordinamento nazionale che garantisca la semplificazione delle procedure autorizzative e paesaggistiche e la effettiva erogazione dei fondi stanziati, per rendere l’Italia pronta alla sfida europea della mobilità sostenibile e pluri-tecnologica. Accanto a ciò, occorre introdurre interventi normativi e regolatori, in ambito tariffario, in grado di ridurre il prezzo dell’energia per gli utenti che utilizzano le infrastrutture pubbliche o private, attraverso misure temporanee capaci di sostenere i cittadini e le imprese in questa fase iniziale.
3. Riforma della fiscalità sull’auto aziendale
Allineamento del sistema fiscale alle best practices europee in tema di deducibilità, detraibilità e tempi di ammortamento, con regole che favoriscano il rinnovo delle flotte aziendali e del parco veicoli da lavoro, motori della crescita di mercato e della transizione energetica, generando benefici ambientali, economici e occupazionali, ma anche erariali, e migliorando la competitività internazionale delle imprese italiane.
4. Sostegno alla filiera industriale e artigianale italiana
Supporto agli operatori del settore lungo l’intera catena del valore, dai componentisti ai concessionari, a gestire la transizione tecnologica, rafforzando gli strumenti per la riconversione industriale, incentivando la ricerca e lo sviluppo su tecnologie chiave, e investendo nella formazione delle competenze necessarie a mantenere la competitività globale della filiera italiana.
5. Supporto alla clientela
Accompagnamento di consumatori e aziende clienti in questo cambiamento con informazioni chiare e neutrali e una visione di medio-lungo periodo su regole, divieti e misure incentivanti così da aumentare la serenità sulla scelta del veicolo, offrire garanzie su sicurezza e sostenibilità ed evitare che i clienti restino spaesati o esclusi dalla transizione. Particolare attenzione e coordinamento tra le regole di circolazione regionali e comunali, alla parità di diritti e obblighi degli utenti delle strade.

6. Valorizzazione culturale dell’automobile e del trasporto merci su gomma come moltiplicatore
fondamentale dell’attività economica e benessere nazionale Attività di comunicazione istituzionale per aiutare i cittadini a riconoscere l’auto, e più in generale i veicoli su gomma, non solo come mezzo di trasporto, ma come elemento culturale e identitario, capace di generare passione, design, innovazione, trasferimento tecnologico, indotto nei settori economici più disparati, flussi turistici, connessione tra territori e comunità, valorizzando tutte le soluzioni disponibili e tutti gli operatori presenti sul mercato, aderendo al principio della pluralità tecnologica e la libertà di scelta dei consumatori.
In merito a quanto sopra, le scriventi Associazioni si rendono sin d’ora disponibili a partecipare ad occasioni di confronto diretto, costante e strutturato sulle esigenze del settore automotive, senza escludere o sostituire altri organismi o iniziative istituzionali già in essere, per un approfondimento strategico con l’analisi, l’elaborazione e la realizzazione di proposte puntuali e sostenibili.
Tale confronto dovrebbe vedere coinvolti: in rappresentanza del settore automotive le scriventi Associazioni, così da garantire alle Istituzioni un dialogo diretto, concreto e autorevole sulle scelte decisive per il futuro del settore; in rappresentanza delle Istituzioni nazionali e locali, tutti i Ministeri competenti (MASE, MEF, MIMIT, MIT) e i rappresentanti degli Enti Locali (ANCI e Conferenza Stato-Regioni) per il doveroso coordinamento.
L’Italia non può permettersi di restare indietro nel cammino mondiale ed europeo verso il futuro, e l’automobile deve tornare a essere compresa e percepita come motore di progresso e di benessere.
Foto da uffici stampa di ACI, ANFIA, ANIASA, Federauto, Motus-E e UNRAE

Saloni della moto: anche la Cina ha il suo EICMA

Saloni della moto: anche la Cina ha il suo EICMA
di Pier Francesco Caliari, direttore generale Associazione italiana concessionari moto
 

Se EICMA resta la fiera di riferimento a livello globale per il mondo moto, il successo di 𝗖𝗜𝗠𝗔 𝟮𝟬𝟮𝟱 – 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗮𝗹𝗲 𝗳𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗼𝘁𝗼 𝗰𝗶𝗻𝗲𝘀𝗲, chiusasi da poco a Chongqing  – evidenzia con chiarezza come il baricentro del settore motociclistico mondiale si stia progressivamente spostando verso la Cina.

I 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗶, per una fiera che esiste solo dal 2002, sono 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝗻𝘁𝗶: oltre 86.000 visitatori nel solo primo giorno, 𝟵𝟱𝟬 𝗲𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶  da tutto il mondo, sette padiglioni indoor e un’area test outdoor su 𝟭𝟲𝟬.𝟬𝟬𝟬 𝗺𝗲𝘁𝗿𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗱𝗿𝗮𝘁𝗶. Ma oltre questi, un dato fa comprendere l’importanza e il peso assunto da questa fiera: il fatto che un costruttore giapponese come 𝗛𝗼𝗻𝗱𝗮 scelga Chongqing per il debutto mondiale della 𝗖𝗕𝟱𝟬𝟬 𝗦𝘂𝗽𝗲𝗿 𝗙𝗼𝘂𝗿 e della sorella carenata CBR500R Four.


Molte anche le novità portate da costruttori già protagonisti in Italia – Kove e Voge su tutti – che è facile immaginare non resteranno confinate al mercato interno, ma potremo vederle a novembre a Milano, sotto le luci di EICMA. 𝗘 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼, 𝗺𝗮 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗿𝗶𝗰𝗼: in questo, la Cina e in generale i paesi orientali si discostano dai trend dei mercati occidentali.

Nel 2024 la Cina ha esportato 36,7 milioni di motocicli, pari al 55% del mercato globale. Nei primi sette mesi del 2025, l’export ha già registrato una crescita del 31%. La conclusione è evidente: la Cina non è più un attore marginale, ma il motore principale del motociclismo globale.
EICMA rimarrà una vetrina imprescindibile, ma 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗰𝗰𝗮𝗱𝗲 𝗮𝗹 𝗖𝗜𝗠𝗔𝗠𝗼𝘁𝗼𝗿 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗵𝗲𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗼𝘃𝗲 𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗹𝘂𝗲𝗻𝘇𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗶𝗹 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼.

Noleggio veicoli: superare burocrazia e vecchie norme fiscali

Incentivi: efficaci solo per l'acquisto di veicoli elettrici?

di Italo Folonari, vicepresidente di ANIASA

Si assiste da alcuni anni a un susseguirsi di nuove normative tributarie sulle attività di noleggio veicoli, che ne rendono estremamente penalizzanti le modalità di pagamento. 

Eppure con 1,5 milioni di veicoli gestiti e con un contributo alle casse erariali di quasi 3 miliardi di euro all’anno (certi e puntuali), il settore è un contribuente “speciale”, promotore cioè di correttezza e di emersione fiscale, rendendo i soggetti con cui opera contribuenti virtuosi.

 

Il noleggio chiede oggi un nuovo regime di tassazione. Il pagamento dei tributi locali, in particolare bollo e Imposta Provinciale di Trascrizione, è via via diventato assurdamente complicato per le imprese del settore, che vanta 270.000 clienti tra aziende, PA e privati. Occorre superare il regime fiscale attuale basato sui criteri di territorialità del secolo scorso: i veicoli a noleggio, pur immatricolati in una Provincia, circolano infatti su tutte le strade nazionali.


Va poi sistemata l’attuale infelice normativa del fringe benefit, un dazio occulto per l’intera filiera automotive. Quest’anno case auto, aziende di noleggio, imprese clienti, driver, fleet e mobility manager devono barcamenarsi su tre differenti regimi di tassazione dell’auto ad uso promiscuo. Una complicazione che ha indotto circa 50.000 driver a chiedere la proroga del contratto in scadenza, con minori entrate per lo Stato e gli Enti locali.

 

Italo Folonari-Foto -Aniasa

 

 

Perucca Orfei: quelle voci dagli Emirati su Maserati e Alfa Rome

Perucca Orfei: quelle voci dagli Emirati su Maserati e Alfa Romeo
Il seguitissimo giornalista e youtuber Emiliano Perucca Orfei ha commentato, in questo suo video, l’articolo di Pierluigi Bonora uscito sabato 27 settembre sul settimanale economico “Moneta”, allegato a “il Giornale”, “Libero” e “Il Tempo”.
Il pezzo rivela indiscrezioni su trattative in corsoi tra Stellatis e un Emirato aabo ingolosito dal marchio Maserati, soprattutto. Stellantis, da parte sua, ha confermato che Maserati e Alfa Romeo non sono in vendita. Le voci dell’interessamento emiratino, però, restano.

Federauto alla Commissione UE: sul regolamento CO3 la revisione completa, pragmatica e multi tecnologica

Asse Italia-Germania: apprezzamento e condivisione sulla lettera all'UE

Foto: Massimo Artusi, presidente di Federauto

Anche Federauto ha risposto alla consultazione indetta dalla Commissione dell’Unione europea sulla revisione del Regolamento CO2 per i veicoli leggeri, con un dettagliato Position Paper nel quale chiede una «revisione completa, pragmatica e multitecnologica» degli obiettivi e delle scadenze previste.

Il documento chiede, in particolare, l’attuazione immediata delle clausole di revisione del Regolamento che prevedono un riesame approfondito del suo contenuto e delle relative scadenze; l’eliminazione delle sanzioni CAFE a carico dei costruttori; la separazione delle regolamentazioni per le autovetture da quelle applicate ai furgoni; la revisione del regolamento AFIR, integrando le misure per la diffusione delle infrastrutture di ricarica elettrica con nuove misure per incoraggiare la diffusione di impianti di distribuzione e fornitura di combustibili rinnovabili; il riconoscimento dei combustibili rinnovabili attraverso il «fattore di correzione del carbonio» (CFC) come «tecnologia chiave» per la decarbonizzazione, adottando il principio normativo della neutralità tecnologica, per garantire il contributo di tutte le tecnologie alla decarbonizzazione.

“Ci riconosciamo nella posizione della nostra associazione europea AECDR, sostenendo quella neutralità tecnologica capace di garantire che tutte le tecnologie possano contribuire alla decarbonizzazione. La consultazione della Commissione europea  giunge in un momento in cui non siamo soltanto noi concessionari italiani – testimoni di un mercato in cui i veicoli BEV che non arrivano al 5% – a sostenere la necessità di una rapida correzione di rotta, anche per favorire un ricambio più rapido del parco automobilistico vetusto, inquinante e malsicuro, senza aspettare i tempi dell’elettrificazione che la realtà sta mostrando più lunghi è più complessi delle previsioni condizionate da preconcetti ideologici”.

 

Foto da ufficio stampa Federauto