UE e transizione green: a furia di tirare la corda si spezza

di Cristiano Donelli, policy advisor

Questi burocrati europei che, con la collaborazione di certa politica ideologica e poco empatica, vogliono esagerare nell’imporre i dettami estremisti e la normativa Euro 7 per i veicoli rappresenta in pieno la megalomania che rischia di deprimere qualsiasi tipo di percorso di transizione verso la chimera delle emissioni zero.

Già si è discusso tanto di come si rivelerà improbabile che in pochi anni si arrivi a un parco auto che non emette nulla, a meno che non ci arrendiamo a una vita in tono minore in cui non si ha la libertà o la possibilità economica di spostarsi individualmente col proprio mezzo.

Se poi nel breve tragitto che ci porta a quel punto inseriamo disposizioni tagliagambe come l’Euro 7 allora pare che le istituzioni che decidono siano determinate nell’obiettivo, nemmeno troppo nascosto, di penalizzare la mobilità privata, rendendola solamente una sfizio per pochi ricchi che col loro Suv Tesla di ultima generazione non hanno problemi particolari.

Questa normativa ulteriormente restrittiva sulle emissioni entrerebbe in vigore già nel 2025 e renderebbe assolutamente anti-economico produrre auto con motore endotermico già 10 anni prima della fatidica data spartiacque tra cavalli e macchina a vapore del 2035. Hanno fatto le cose al completo perché non solo limitano le uscite dal tubo di scappamento, ma anche quelle, ebbene sì emettono pure loro, di pneumatici e freni.

L’acquirente potenziale di una vettura si troverebbe oltre alla normale inflazione alle stelle quella causata dalle norme ambientali e guardando al proprio portafoglio deciderà che, volente o nolente, anche se potrà girare in zone più ristrette, terrà la Fiat Punto che ancora funziona benino e a Greta ci penseremo più avanti.

Questo scenario non lo vede soltanto la nicchia di appassionati automobilistici, ma se ne stanno accorgendo gli Stati membri dell’UE con i propri Governi, tardi, ma forse ancora in tempo. Anche l’Italia per fortuna sta nel blocco di buonsenso e lungimiranza che pensa più in grande rispetto alla ristrettezza dell’ideologia “green”, ma sono piccole vittorie perché la longa manus del potere europeo cercherà di blandire i più deboli e di isolare i più resistenti.

Almeno, fosse per qualcosa di positivo e invece ci troveremo senza industria automobilistica, senza macchina per viaggiare, senza soldi per girare, ma con l’erbaccia che mangia la CO2 resiliente che ancora emetteremo e che colonizzerà le strade asfaltate retaggio di un tempo da denigrare.

L’industria automobilistica europea, ben rappresentata da ACEA, resiste, mostra i veri dati dell’impatto terribile che queste norme porteranno al di là delle retoriche e più avanti arriverà ad ammettere che la soluzione a tutti i mali non sarà l’elettrificazione totale, ma un mix di tecnologie con fossili, elettrico e gas.

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