
La nuova Unione europea sarà presto all’opera. Tanti i fatti nuovi, tra lo sgretolamento dell’asse franco-tedesco che ha sempre dettato legge, il forte ridimensionamento della componente verde e l’avanzata della Destra. In l’Italia cresce il partito del premier Giorgia Meloni e si conferma la coalizione al governo, in Francia il presidente Emmanuel Macron viene “doppiato” da Marine Le Pen, mentre perde quota anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Riconferma del PPE, la cosiddetta “maggioranza Ursula”, che però dovrà confrontarsi con uno scenario completamente rivoluzionato. E assisteremo anche a una prova della verità viste le recenti dichiarazioni di apertura di Ursula von der Leyen in tema di neutralità tecnologica per il settore automotive, mentre il presidente dello stesso Partito popolare europeo, Manfred Weber, nel dicembre 2023 aveva affermato che “se vinciamo le elezioni niente sto dal 2035 ai motori termici”.
Ora non resta che tener fede a queste dichiarazioni, ancor di più alla luce dei nuovi equilibri politici europei. Ci sarà battaglia, ma alla fine la ragione prevarrà. Decisivo sarà il 2025, una volta costituiti e operativi al 100 per 100 i nuovi organismi UE.
E adesso come reagiranno le Case automobilistiche, cosa dirà ACEA, l’associazione europea che le rappresenta?
E i dazi per frenare l’invasione di auto elettriche dalla Cina? Saranno confermati, rimodulati? E i tanto sbandierati 250 miliardi di investimenti sull’elettrico da parte dei costruttori?
È certo che a Bruxelles ci sarà una riconsiderazione generale sul “Green Deal” e che le sorprese non mancheranno. Come non mancheranno possibili riassetti ai vertici dei gruppi automobilistici. In questo caso fari puntati su Parigi e soprattutto su Renault, di cui lo Stato francese è azionista con il 15%, in particolare sul “macroniano” Luca De Meo. Del resto, è la legge della politica.