Tutto elettrico? Legati mani e piedi alla Cina

di Pierluigi Bonora (da “il Giornale” del 23 aprile 2022)

 
Nuovo allarme sui danni che una mobilità privata solo elettrica arrecherebbe a economia e occupazione. A preoccupare Marco Bonometti, presidente del gruppo Omr nonché membro del consiglio generale di Confindustria, è il rischio reale di una sempre maggiore dipendenza dalla Cina,simile a quella per il gas con la Russia. In gioco, avverte Bonometti, sono milioni di posti. Il presidente di Omr, intervistato dall’Agi, ha tracciato un quadro nefasto. “Puntare solo sull’auto elettrica – ha affermato – è un suicidio. Può essere una delle soluzioni per ridurre le emissioni, ma nella situazione attuale non è sostenibile avere in Europa tutte auto a batteria: non c’è sufficiente energia, come quantità e di qualità, cioè pulita. Da parte italiana, inoltre, non abbiamo energia sufficiente per far girare stabilimenti e dipendiamo al 95% dal gas”.

“La geografia dell’auto elettrica era nota da tempo – l’analisi di Andrea Taschini, manager automotive e senior advisor Bain – e ora si sta prendendo atto che, se fosse imposta, la dipendenza che essa creerebbe da Pechino sarebbe peggiore rispetto a quella dal gas russo. Si potevano evitare una moltitudine di proclami e investimenti semplicemente approfondendo con onestà intellettuale il tema”.

La requisitoria di Bonometti si sofferma, quindi, sulle materie prime, il «cuore» delle batterie. “Mancano litio e nichel – puntualizza – ma anche se dovessero esserci in futuro, se prima dipendevamo dal gas russo, con l’auto elettrica dipenderemo da componenti che arrivano dall’Asia, soprattutto Cina e Taiwan». Insomma, «se oggi siamo in mano alla Russia per il gas, domani saremo in mano alla Cina per le batterie”.

Bonometti mette in guarda la Ue sui problemi che il «tutto elettrico», previsto dal 2035, potrebbe portare a un’economia già fiaccata da pandemia, guerra e caro energia, mentre il ministro alle Infrastrutture e Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, difende con convinzione le intenzioni di Bruxelles. “L’obiettivo – dice – è accelerare la transizione ecologica, riducendo drasticamente nei prossimi 8 anni le emissioni inquinanti e climalteranti nei trasporti; per l’Italia è una grande sfida verso un modello di sviluppo sostenibile e per le imprese una grande opportunità di innovazione e business”.

E i costruttori? Continuano a investire miliardi sull’elettrico e annunciano gamme a batteria insieme all’addio ai motori endotermici. Ma sono convinti al 100%? Nonostante i piani già tracciati, non mancano timori e perplessità. Carlos Tavares, ad di Stellantis, intervistato da “Auto”, ribadisce, a esempio, che “se si vuole avere un impatto significativo nella riduzione delle emissioni, si devono diffondere tantissime auto elettriche, ma finché costano tanto, il 50% in più come ora, non rimpiazzeremo la produzione di vetture tradizionali”. E aggiunge: “Bisogna poi esseri certi che l’energia per caricare le batterie sia prodotta in modo pulito. Ora non lo è. Altrimenti si sposta solo il problema all’origine della produzione d’energia, invece che al tubo di scarico”. Partita apertissima.

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