Transizione energetica: Fondo sovrano europeo per sostenere le tecnologie “green”

di Veronica Aneris, direttrice di T&E Italia

Già oggi metà delle celle per batterie agli ioni di litio utilizzate nell’Ue è prodotta nel Continente. L’Inflation Reduction Act ha però cambiato le regole del gioco: per questo l’Europa deve garantire maggiori risorse se non vuole rischiare di perdere gli impianti produttivi già previsti e i relativi nuovi posti di lavoro a favore degli Stati Uniti. In questo quadro, per l’Italia è urgente sviluppare un piano atto a collocare la sua industria nazionale in una posizione strategica lungo la nuova catena del valore‘.

L’UE dovrebbe dotarsi di un Fondo Sovrano Europeo per il sostegno alle tecnologie verdi da finanziare attraverso l’emissione comune di debito. In questo modo si garantirebbe una parità di condizioni per tutti gli Stati membri evitando che i Paesi che dispongono di risorse maggiori traggano vantaggio da queste ultime offrendo generosi aiuti pubblici alle loro aziende.

Il Fondo dovrebbe offrire un supporto esclusivamente ai comparti produttivi verdi interessati dall’IRA (Inflaction Reduction Act) statunitense, come i veicoli elettrici, le batterie e le energie rinnovabili. A differenza dei finanziamenti previsti dal Next Generation EU, tuttavia, queste nuove risorse dovrebbero essere erogate direttamente alle imprese, velocizzando il processo di assorbimento dei fondi, risultato particolarmente lento nell’esecuzione del Recovery and Resilience Facility (Rrf) europeo.

Un Fondo Sovrano Europeo sarebbe in grado di sostenere una strategia industriale comune per tutti i Paesi del Continente, non solo i più ricchi. L’Esf (European Social Fund), però, non dovrà essere per l’Italia un’occasione persa in materia di mobilità elettrica come lo è stato il PNRR. I fondi dovranno essere indirizzati a quei settori strategici realmente capaci di salvaguardare il futuro dei posti di lavoro e la competitività industriale nazionale: veicoli elettrici, batterie ed energie rinnovabili. La nostra analisi dimostra che c’è ancora molto potenziale da catturare nella costruzione della nuova filiera automotive europea.

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