Transizione all’elettrico: occorre più tempo, rischi Cina e occupazione

di Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia (dal Festival dell’Economia 2023 di Trento)

La strada dell’auto è tracciata verso l’ettrificazione, ma servirebbero altri tempi per gestire la transizione dell’industria e l’impatto sociale sull’occupazione. Le
auto hanno un footprint carbonico dell’8% rispetto al totale, il trasporto pesante vale il 9%, altri trasporti (aereo e marittimo) valgono il 7-8%.

 

L’auto elettrica è alimentata da energia elettrica che non sempre è verde. Oggi l’energia viene soprattutto da carbone, gas e atomica. E in più ci sono i problemi a monte: produzione di cobalto e nichel – altamente inquinante – e poi a valle lo smaltimento delle batterie.

 

Quindi, esiste un problema serio. Bisogna valutare dall’inizio alla fine la produzione di auto elettriche che non vuol dire che non si deve andare nella direzione della transizione, però vuol dire affrontare un problema più complesso.

 

A questo bisogna unire il fatto che per la produzione di  auto elettriche servono mediamente la metà del componenti di un’ auto con motore a combustione interna, quindi in Italia, per esempio, c’è una filiera che viene a mancare.

 

In più, la Cina ha il 60% del parco installato di  auto elettriche. La Cina produce i pezzi e poi li porta dove serve montarli. Così i player cinesi diventeranno quelli che hanno il predominio, questo significa dover affrontare un processo di riconversione di cui io non vedo spazi a livello occupazionale.

 

In conclusione, andiamo in quella direzione, ma servirebbero tempi per gestire la transizione anche sociale che sarà molto complessa.

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