Il 2023 è stato per l’industria della mobilità l’anno della ripresa, con una ulteriore crescita dei fondamentali rispetto al periodo della pandemia, che aveva colpito duramente sia il car sharing che la mobilità più in generale. Il Rapporto ANIASA dello scorso anno segnava il 2022 come l’anno della ripartenza proprio per il car sharing, che è stato chiamato a reinventarsi definendo un nuovo modello di business, passando cioè dalla fase di sviluppo a quella della piena maturità. Il 2023 è il primo anno di vero assestamento del nuovo modello operativo, sulla scorta di ulteriori consolidamenti nella compagine degli operatori di mercato.
Il car sharing si fa… lungo
Il 2023 registra alcuni valori in crescita, ma alla luce di un volume complessivo di attività in calo rispetto al 2022, complice anche la riduzione del business al di fuori delle grandi città ed il calo dei livelli medi di utilizzo della flotta, a loro volta legati anche a difficoltà nella manutenzione delle vetture. La ormai più robusta concorrenza di altre forme di condivisione (anche a 2 ruote) non agevola certo il ricorso alle 4 ruote, che sono ancora alle prese anche con una transizione verso nuove motorizzazioni e alimentazioni. Un 2023 ancora di cambiamento, che ha spinto i principali operatori ad aggiornare la propria offerta di servizio per far fronte ad una domanda più articolata.
Nel dettaglio dei numeri, il 2023 ha visto poco meno di 5 milioni di noleggi nel corso dell’anno (4.970.000 per l’esattezza), circa il 10% in meno di quanto registrato nel 2022 quando si effettuarono poco più di 5.500.000 di noleggi; ancora sotto i valori del 2020 e ben lontani dai valori pre-pandemia (più di 10 milioni di noleggi). La pandemia ha quindi lasciato un segno profondo, forse indelebile, sul car sharing, che è sì cresciuto, ma rimanendo ben lontano dalle aspettative pre-Covid.
Cresce, invece, anche se di poco, il numero di utenti “attivi negli ultimi 6 mesi”, con circa 300.000 persone che hanno fatto ricorso al servizio di sharing (+4% rispetto al 2022, ma +23% rispetto ai valori del 2020). La crescita più importante si registra nelle due principali città di Roma e Milano, che continuano a fare da traino alle auto condivise.
I segnali di consolidamento e stabilizzazione del business sono inoltre evidenti anche da due altri indicatori, la flotta gestita e la durata media del noleggio. Dopo 2 anni di calo, il 2023 non vede ancora una risalita, ma piuttosto una sostanziale stabilizzazione. 3.500 vetture medie in flotta, dato allineato al valore del 2022. Anche quest’anno Roma e Milano la fanno da padroni, con l’80% della flotta complessiva. Nonostante la fine del chip shortage ed il ritorno dell’offerta di prodotto gli operatori del settore sono rimasti cauti e hanno mantenuto una flotta costante.
Molto importante invece il trend della durata media del noleggio. Già nel Rapporto 2022 si era evidenziato un considerevole aumento, fino a 77 minuti per ciascun noleggio; nel 2023 questo valore è salito ulteriormente raggiungendo i 95 minuti medi, ovvero poco più di un’ora e mezza. Per sopravvivere al contesto di mercato e battere la concorrenza sulla “short distance” (monopattini, scooter,…) il car sharing gioca quindi la carta della durata e si fa…lungo.
Un car sharing che strizza l’occhio al rent-a-car (molti noleggi hanno una durata media di più di 2 ore) pur mantenendo un modello di business free floating. Un po’ un unicum rispetto ai modelli visti in passato, che contrapponevano un noleggio al minuto su base free floating ad un noleggio a breve station-based. La maggiore durata dei noleggi, supportata anche da formule week-end e noleggi pluri-giornalieri, come banco di prova di una proposizione di valore evoluta e più distintiva; in sintesi: maggiormente focalizzata sulla stabilità dei fatturati e sulla semplificazione della flotta e delle operations.
Il profili dell’utilizzatore
Anche nel 2023 l’utilizzatore di vetture in condivisione si conferma lo stesso del passato; un profilo ben conosciuto già da tempo, ormai consolidato e senza cambiamenti significativi. Il profilo-tipo riguarda una utenza di sesso maschile (circa il 65%) e la suddivisione per fascia di età conferma il mix degli anni precedenti, salvo un leggero recupero della fascia giovane 18-25 anni a discapito delle fasce centrali (36-45 e 46-55 anni). Il pubblico più giovane (18-35 anni) rimane in ogni caso la metà del pubblico complessivo del car sharing, in sostanziale parità con le fasce di età più senior (si segnala una certa differenza, a tratti non irrisoria, tra i mix di età dei diversi operatori di car sharing). Si evidenziano, come anche l’anno scorso, differenze non trascurabili nel mix di età dei singoli operatori del comparto, a dimostrazione di posizionamenti di mercato in parte differenziati.
Guardando la distribuzione settimanale dei noleggi, è interessante notare la sostanziale equivalenza dei diversi giorni: nessun giorno della settimana si discosta dal rappresentare il 13-15% del totale dei noleggi settimanali. Come confermato nei Report degli anni scorsi, la distribuzione per giorno della settimana è invece piuttosto uniforme tra i singoli operatori, senza scostamenti degni di rilievo.
Per quanto riguarda il consumo per fascia oraria, sostanziale stabilità del 2023 rispetto a quanto visto nel 2022. In generale chi fa ricorso al car sharing lo fa nelle ore della mattina, subito dopo il picco di traffico privato della fascia 7:00-9:00 (il picco del traffico privato porta ad un allungamento della durata dei noleggi e quindi del relativo costo, disincentivando l’utilizzo dell’auto condivisa) e nella fascia serale, in particolare dopo cena (fascia 21:00-24:00).
Il modello rent-a-car
Dopo l’assestamento del 2022, il 2023 ha quindi registrato una evoluzione ulteriore del modello operativo del car sharing in Italia, evoluzione che si è realizzata all’insegna di una maggiore focalizzazione del servizio su un numero inferiore di città (principalmente metropoli) e su offerte di noleggio più a lungo termine. Di fatto il car sharing è passato dall’essere un business “al minuto” all’essere un business “orario”, parente più stretto del rent-a-car (business “giornaliero”) rispetto a prima.
Questa migrazione del modello verso durate più lunghe risponde sia alla necessità di dare stabilità ai ricavi e ridurre la complessità operativa (conseguenza di maggiori noleggi di durata inferiore) sia alla crescente pressione “da sotto” delle nuove forme di mobilità urbana come il bike e scooter sharing e, soprattutto, la diffusione dei monopattini.
Foto di Alvaro Reyes su Unsplash