Riusciremo a vietare lo stop ai motori termici? È là che bisogna arrivare

di Cristiano Donelli, policy advisor – European parliament

 Al di là delle tante piccole e forse effimere esultanze ad ogni minimo passo indietro rispetto alla strada che porta dritta e veloce l’industria automobilistica verso il baratro, quella è l’unica domanda che deve guidare il filo del discorso, il resto è un “divertissement” per appassionati. Lunedì 25 settembre una delle 3 istituzioni europee che partecipano al processo co-legislativo dell’Unione, il Consiglio UE, forse la meno conosciuta, ma quella con maggiore potere di veto perché espressione dei governi nazionali, ha formulato una posizione meno talebana riguardo agli standard Euro 7, accendendo nuovamente la speranza di chi ancora non si è fatto una ragione che in Europa vorremmo tarparci le ali producendo solo automobili con motore elettrico dal vicinissimo 2035.

Le scadenze per la messa in vigore dei nuovi limiti sono state leggermente allungate, i valori da rispettare sono praticamente uguali a quelli dell’Euro 6 per tutte le categorie di veicoli e dove ci sono maggiori richieste aggiuntive rispetto all’esistente sono sul particolato emesso da gomme e freni, finora sottovalutato e ora utile ad andare a spezzare il capello per trovarle tutte e punire l’industria che già da sola, senza bisogna della maestra severa, innova e crescerebbe se non subisse tutte queste limitazioni.

Ancora è lunga la strada di questa visione del Consiglio cum grano salis perché la negoziazione con le ideologiche Parlamento e Commissione sarà dura e difficilmente vorranno mollare l’osso rispetto al manifesto tanto tragicamente esaltato del divieto dei motori termici, verso il quale gli euro-burocrati erano intenzionati a far tendere lo standard Euro 7, rendendo anti-economico o addirittura tecnicamente impossibile già a breve produrre soluzioni endotermiche.

In questo quadro che fa emergere qualche timido spiraglio di luce nel tipico buio di Bruxelles non si può non riscontrare la posizione tedesca, ancora il più forte indotto automobilistico in Europa, che mostra ahinoi quanto importi loro fare fronte comune con tutto il resto dell’industria europea: zero, come sempre.

Loro hanno ottenuto mesi fa il contentino di poter usare i costossimi e-fuels, guarda caso sviluppati in gran parte in Germania, anche oltre il 2035 e se le altre aziende non tedesche hanno altre esigenze e vogliono costruire insieme una falange per far cadere tutto il baraccone elettrico loro si girano dall’altra parte, anzi rimproverandoci pure che siamo troppo poco ambiziosi.

Così disuniti e accontentandoci solo di infimi raggiungimenti continueranno a fregarci, perciò abbandoniamo le feste e riprendiamo la lotta a favore del settore automotive italiano ed europeo che la strada è ancora lunga e siamo ancora in svantaggio nella lotta all’ultimo goccio di benzina.

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