Raccontare la mobilità sostenibile in piazza a Catania

di Luca Talotta

Come si fa a raccontare la mobilità sostenibile? Una domanda che spesso in molti mi fanno e alla quale, ancora oggi, faccio fatica a rispondere. Non si può raccontare, è un concetto astratto. O meglio, è un’abitudine, un’idea, qualcuno direbbe un’ideologia (a torto o a ragione?). Di certo, come fai a raccontare un qualcosa che non è tangibile?

Io, comunque, ho provato a farlo. Recentemente sono stato a Catania, ospite del Giro-E, il Giro d’Italia con le biciclette a pedalata assistita. E lì, nella centralissima Piazza Duomo, abbiamo provato a raccontare che cos’è la mobilità sostenibile. È stato difficile? Per nulla. È stato impegnativo? Molto. Perché le persone hanno fame di sapere, sono curiose, vogliono scoprire cosa le riserva il mondo di oggi. Ma, spesso, non s’informano o lo fanno in modo parziale.

Quello che le persone non sanno (e le aziende non raccontano)

Un esempio su tutti. Durante il mio intervento, un utente ha chiesto: «Mi scusi, ma l’ibrido secondo lei è inquinante?». E io: «Beh, dipende dalla tipologia di ibrido». Risposta alla quale è seguita un’altra domanda: «Ma perché, quanti tipi ne esistono?». Ecco, questo è un esempio di quello che bisognerebbe fare oggi: andare nelle piazze e spiegare che sì, esistono diversi tipi di ibrido. Che il full hybrid è diverso dal plug-in hybrid che è ancora diverso dal mild hybrid. Paroloni che, messi lì così, se non vengono spiegati nella loro totalità servono a poco. Bisogna educare le persone, formarle, ma allo stesso tempo attirarle con modi di esporre semplici, chiari e concisi. E, perché no, parlare anche degli aspetti negativi della mobilità sostenibile.

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