Porte aperte ai cinesi: Europa autolesionista

di Andrea Taschini, manager automotive


È perfettamente inutile cercare una quadra al disastro che l’Unione europea ha compiuto con l’imposizione dell’auto elettrica dal 2035, non c’è soluzione fattibile. Le porte ai produttori cinesi sono ormai aperte e le Case auto europee stanno già trasferendo le produzioni di auto a batteria in Cina. Ciò costerà all’Europa milioni di posti di lavoro, miliardi di PIL e una serie di dipendenze irrevocabili di un’industria portante e strategicica come quella della mobilità.

Le materie prime sono sotto stretto controllo della Cina e così pure la loro raffinazione, il costo della manodopera e le relative condizioni di lavoro sono incomparabili con quelle cinesi, l’energia costa 1/10 e non ci sono limitazioni alle emissioni. È un quadro impossibile da raddrizzare: ogni pezza sarebbe peggio del buco.
 

O l’UE si decide a liberalizzare la mobilità europea, cancellando il regolamento anti liberale del “Fit for 55”, o per il settore auto del nostro Continente non c’è futuro e con esso quello di milioni di famiglie.

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