Piano UE al 2035: da noi pressioni sulla neutralità tecnologica

di Roberto Cingolani, ministro delle Transizione ecologica

Abbiamo 12 milioni di veicoli non-Euro 6, da Euro 0 a Euro 4, su un parco di circa 40 milioni, questo solo in Italia. È evidente che incentivare il passaggio di questi autoveicoli a Euro 6 o ibrido in questo momento ha un ottimo effetto dal punto di vista della decarbonizzazione, ancor più che cambiare, casomai, l’Euro 6 in elettrico, per chi se lo può permettere, tenuto conto anche dei costi.

Insisteremo e faremo valere le nostre idee con i numeri e facendo vedere che la transizione giusta non è solo basata sui grammi di CO2 per chilometro, ma anche su quanta manodopera e quanto modello riusciamo a riconvertire, abbassando la CO2. Nessuno sta discutendo il target del 55% al 2030 o altro, stiamo discutendo su come arrivarci con la neutralità tecnologica. Credo, quindi, che questi saranno gli argomenti che dovrebbero consentirci di dire la nostra a Bruxelles.

Capite bene che 27 Stati membri, tra cui tre-quattro sono grandi produttori, inclusa l’Italia,  altri sono compratori, hanno anche istanze diverse. Noi abbiamo dovuto trovare un compromesso a livello internazionale, perché Francia, Germania e Italia, che hanno una grande filiera, hanno parlato di 2035 per le auto e 2040 per i furgoni.

Quelli che non costruiscono e comprano, volevano in alcuni casi il passaggio all’elettrico nel 2027-2028, perché è chiaro che per loro è quasi controproducente prolungare. Si tratta, insomma, di una situazione complessa nella quale bisognerà trovare dei compromessi. È in corso un dialogo continuo con la Commissione e con la presidenza francese, volto a meglio chiarire come le posizioni italiane non riducano l’ambizione della proposta, ma siano tese a inserire opportune flessibilità che possano accompagnare gli Stati membri nel percorso di decarbonizzazione, consentendo di raggiungere gli obiettivi delineati dal provvedimento senza però creare grave stress al sistema produttivo, in particolare al comparto automotive. A fine mese abbiamo la ministeriale Ambiente, la discussione è in corso.

Inoltre, anche se ci regalassero un’auto elettrica, in questo momento non potremmo ricaricare le batterie a elettricità rinnovabile.Tecnicamente è necessario far crescere l’offerta di energia rinnovabile verde contestualmente alla domanda di sistemi che utilizzano tale energia. L’elettricità verde sta crescendo molto rapidamente e comunque è questione di qualche anno. Ricordiamoci che c’è un passaggio intermedio, di ibride e ibride plug-in, che nell’automobilismo rappresenta un po’ l’anello di congiunzione darwiniano fra l’uomo e la scimmia e che in questo momento dovrebbe essere valorizzato per abbassare la CO2 prodotta per chilometro.

Infine, vorrei far notare che il principio di neutralità tecnologica, e noi su questo stiamo spingendo moltissimo, ci suggerisce due cose. In primo luogo, attenzione a non cadere in mano a un mercato che non è nostro, quindi attenzione a che il parco non sia tutto quanto basato su di esso, in modo da non essere schiavi di altri mercati. Stiamo combattendo per i carburanti sintetici, perché è un modo per ricondizionare un comparto del petrolchimico, che deve trovare strade verdi. Con i biocarburanti si decarbonizza tra il 60 e il 90%, a parità di motore.

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