
La micromobilità si riferisce alla circolazione di persone utilizzando mezzi di trasporto leggeri e compatti, come monopattini, biciclette, scooter o hoverboard elettrici. Questi mezzi sono pensati per essere utilizzati per spostamenti brevi all’interno delle città, contribuendo a ridurre l’inquinamento e il traffico urbano. Nel Settimo rapporto nazionale sulla sharing mobility, promosso dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza Energetica e rilasciato a ottobre 2023, troviamo che per quanto riguarda la micromobilità, il numero di viaggi effettuati utilizzando servizi di bikesharing, scootersharing e monopattino-sharing nel 2022 ha superato i 43 milioni, pari all’87% del totale del vehiclesharing (che comprende anche le auto), per un totale di 112 milioni di km percorsi, cioè il 57% delle percorrenze totali, ovviamente le percorrenze in media sono inferiori rispetto al car sharing.
In crescita i dati dei noleggi dei singoli servizi rispetto al 2021, che vanno dal +108% del bikesharing free-floating, al più 42% dello scootersharing, passando per i monopattini e il bikesharing station-based che rispettivamente segnano un +39% e un +24%. Guardando all’offerta, dei 21 nuovi servizi attivati in Italia nel 2022, ben 16 sono servizi di micromobilità. Non da meno il dato sulle flotte, dove la quota della micromobilità sul totale arriva al 95%, cioè 107mila veicoli leggeri, poco ingombranti ed elettrici che permettono ai cittadini di spostarsi in maniera più veloce nel crescente traffico urbano e contribuiscono a una maggiore sostenibilità.
A prescindere dall’utilizzo del mezzo di micromobilità sono state imposte alcune regole come l’obbligo di targa ed assicurazione e l’obbligo del casco per tutti. Sanzioni sono previste anche per chi abbandona il mezzo creando intralci a veicoli o pedoni (“sosta selvaggia”). Sull’obbligo del casco per motocicli, scooter, monopattini e biciclette elettriche (non a pedalata assistita) c’è un generale accordo: il loro utilizzo deve essere reso obbligatorio, dati i rischi e l’importante beneficio che il casco offre per limitare le conseguenze più gravi degli incidenti. Nel caso delle biciclette tradizionali nasce però un dilemma, che ha frenato una legislazione in questo senso. L’obbligo del casco, con le relative sanzioni, potrebbe portare ad una riduzione nell’utilizzo della bicicletta.
I rischi sono legati al fatto che la micromobilità condivide la stessa struttura stradale della mobilità tradizionale. Se il traffico fosse separato, con carreggiate dedicate alla micromobilità, i rischi sarebbero sicuramente inferiori e l’utilizzo di questi mezzi sarebbe favorito. Da uno studio di Lega Ambiente si apprende che la velocità media per i trasferimenti urbani in auto è di 9,1 km/h a Milano, mentre scende a 8,5 km/h a Roma e addirittura a 7,3 km/h a Napoli. Una bicicletta elettrica o un monopattino che viaggia a 15 km/h su una corsia dedicata sarebbe quindi estremamente competitivo in termini di tempi di percorrenza.
I benefici in termini di sostenibilità ambientale della micromobilità sono importanti. Mediamente si stima che ogni auto trasporti 1,5 persone. Su ogni due vetture ci sono due guidatori e un passeggero. Anche considerando che le due vetture siano delle 500 o Panda, queste pesano circa una tonnellata l’una. Quindi per spostare tre persone occorrono circa due tonnellate di vetture, o 30-50 kg di monopattini. Con il peso necessario per spostare tre persone in auto si possono spostare 100 persone in monopattino elettrico. l beneficio sociale è enorme: mobilità individuale efficiente che non dipende dalla qualità del trasporto pubblico. Sull’altro piatto della bilancia troviamo i problemi di sicurezza, il rischio di furti dei mezzi, l’esposizione ai capricci del tempo.
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