di Massimo Artusi, presidente di Federauto
Ci troviamo nel pieno di una transizione green che coinvolge la libertà di movimento delle persone e il trasporto merci, i cui termini sono stati imposti dalle istituzioni europee facendo prevalere l’ideologia sul realismo, ma siamo convinti che le buone ragioni di chi vuole davvero salvaguardare la sostenibilità ambientale, economica e sociale riusciranno alla fine a far imboccare la strada giusta.
I prossimi mesi saranno decisivi per dare sbocco alle crescenti perplessità di fronte alla pressione ideologica delle lobby che sostengono l’esclusività della trazione elettrica, nonostante questa, nel suo intero ciclo di vita, produca più CO2 dei biocarburanti. Ma il vero rischio è che gli alti costi di questa soluzione e i dubbi già manifestati dal mercato per questo tipo di vettore finiscano per allungare in modo spropositato i tempi di rinnovamento del parco circolante che è già tra i più obsoleti e inquinanti d’Europa.
Lo sanno bene i dealer che sono quotidianamente a contatto sul territorio con i clienti: gli unici autentici punti di riferimento del mercato. Per questo insistiamo nel chiedere di sostenere i carburanti a basso impatto ambientale che possono davvero accompagnare la transizione, contribuendo subito a rendere il parco circolante meno climalterante, meno inquinante e – bisogna ricordarlo – più sicuro.
Non possiamo allora che augurarci, e per questo ci batteremo, che i nuovi decisori europei, che usciranno dalle urne del voto di giugno, sappiano raccogliere il messaggio che i cittadini stanno comunicando anche a loro attraverso il mercato e che gli stakeholders manifestano con crescente convinzione, perché in occasione delle verifiche del 2026 e del 2027, si valuti il reale impatto di tutti i vettori energetici e si superi l’idea del vettore unico – cioè quello elettrico – per aprire alle altre alternative carbon neutral come i biocarburanti.
In caso contrario, sarebbe lo stesso mercato a rifiutare nei fatti quei costi che non si possono permettere e sui quali molti degli stessi Stati membri si stanno ponendo degli interrogativi, con il risultato paradossale che non si riuscirà ad avere né la gallina elettrica domani, né l’uovo dei carburanti a basso impatto ambientale oggi.
Foto-Massimo Artusi Federauto © Francesco Vignali Photography