L’era dell’automobile: riflessioni

Ringrazio Gabriele Bordon, manager della comunicazione, per avermi inviato l’intervento che il sociologo Francesco Alberoni, scomparso a 93 anni nei giorni scorsi, aveva preparato per il dibattito che si è tenuto durante un evento del 2012, moderato da me, a difesa del settore automobilistico e sui cambiamenti in atto, soprattutto guardando ai giovani.

In quella occasione, l’amico Bordon aveva contribuito all’organizzazione del dibattito al quale erano intervenuti, tra gli altri, l’allora ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, appena rentrato da una missione negli Stati Uniti, e Massimo Ghenzer, presidente di Areté-Methodos.

Il tema, anche se sviluppato undici anni or sono, propone punti ancora di estrema attualità, nonché la verità sul ruolo insostituibile che l’automobile continua e continuerà ad avere, seppur in un mondo in rapida e costante evoluzione. (Pierluigi Bonora)

 

di Francesco Alberoni, sociologo

Alcuni oggetti caratterizzano un’epoca perché sono essenziali  per la  sua  economia,  la  sua  vita  sociale, le sue  guerre. Pensiamo  al  cavallo  e alle armi bianche, l’arco, le  frecce, la lancia, la spada. C’erano in ogni comunità, in ogni  tribù  e per alcune  avere un cavallo  e  portare la  spada era un segno di distinzione e di nobiltà.

 

Le  armi bianche sono state  totalmente  soppiantate  dalla armi da fuoco. Ma non   il cavallo che, fino alla fine del secolo XIX, è stato il  principale mezzo di trasporto. La lunga e  gloriosa  vita  del cavallo è   dovuta al  fatto  che  consentiva al  suo possessore di spostarsi senza fatica quando voleva,  di muoversi   rapidamente portando anche dei  bagagli o altre persone.

 

Era fondamentale in guerra dove il cavaliere aveva un enorme vantaggio sul soldato appiedato al punto che è diventato un simbolo di nobiltà. Ancora oggi abbiamo  onorificenze  con questo nome.

 

Il cavallo è  stato sostituito dall’automobile. Non dal treno, dall’aereo, anche se  questi ti trasportano in modo più comodo e lontano. Ma non sono  “tuoi“, totalmente  dipendenti dalla tua volontà individuale. Come il cavallo, hanno orari, luoghi di partenza e di destinazione prefissati. Non puoi partire quando  ti  pare, fissare e cambiare la meta nel corso del viaggio.

 

L’automobile ha contribuito come il cavallo a rafforzare l’identità all’individuo  libero, padrone di sé. E l’ha sostituito con molti vantaggi. È infinitamente più comoda, richiede poche cure, ti muovi con qualsiasi tempo, con qualsiasi temperatura, puoi andare da  solo, con altri passeggeri. Sei  in una nicchia isolata  dove puoi nasconderti e fare ciò che vuoi come  in una  casa.

 

Per tutta la seconda metà  del XX secolo è  in automobile che i giovani hanno  fatto le loro  esperienze  sessuali. E chi la possedeva aveva un vantaggio sessuale enorme su chi non la possedeva. Per questo rapidamente è diventata un simbolo di virilità  e le  forme e i motori si sono adeguati a questa funzione.

 

Per molto tempo i giovani maschi hanno messo l’automobile sportiva al primo  posto dei loro desideri  perché  procurava loro  ammirazione e  successo erotico. Questo valore simbolico è andato  via via diminuendo con il generalizzarsi del possesso, finché oggi nei giovani è praticamente scomparso.

 

Questo non significa che sia finita l’era dell’automobile perché essa resta l’unico mezzo di trasporto personale che ha tutti i vantaggi di cui abbiamo  parlato.

 

È finita come oggetto primario del desiderio dei giovani e come simbolo di status, rimpiazzata in questo dagli strumenti di comunicazione elettronica. I giovani non vanno a visitare il Salone dell’automobile e non aspettano  ansiosamente il nuovo modello. Ma fanno la fila per comperare  l’Iphone 5 e il nuovo modello di  Ipad  con  cui    possono mettersi  in comunicazioni istantanea  con  le persone, partecipare a eventi e  spettacoli di tutto il  mondo.

 

L’automobile per i giovani non è più l’oggetto primario del desiderio perché alle  strade e alle autostrade del mondo si sono  aggiunte le  infinite  autostrade  del  web,  un mondo virtuale  parallelo al mondo  dei corpi fisici. Grazie ai cellulari, agli smart Phone e agli Ipad la gente  è nello  stesso tempo qui e  altrove.  In piazza  Duomo a Milano e  a  fare   affari negli USA, a parlare con un amico in Cina e guardare un  progetto in Australia .

 

Ma il mondo delle cose continua a essere il fondamento reale della vita e in esso restano. In questo mondo reale la funzione essenziale dell’automobile è cambiata, non è scomparsa.

 

Essa continuerà a restare lo strumento più pratico, più comodo, più divertente  con cui  tu , singolo individuo, puoi  spostarti,  quando  vuoi, con chi vuoi, alla velocità che vuoi, andando dove ti pare, raggiungendo luoghi  dove nessun treno superveloce e nessun aereo, nessuna autostrada reale o virtuale potrà scaricarti.

 

Questo mi sembra il punto di partenza per pensare al suo sviluppo futuro. Non   più un oggetto  di lusso  ultraveloce, ma uno  strumento sempre più disponibile, sempre più  sicuro, sempre  più  comodo, che ti impegna sempre meno, che  consuma  sempre  meno, che risolve automaticamente i problemi che incontri. Di conseguenza, un campo sterminato di applicazione della elettronica e della robotica.

 

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