L’auto in Italia nel 2022: un disastro. Sostenere il futuro

i concessionari mostrano cautela

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

 

Chiude in bellezza per l’automobile uno degli anni peggiori dell’ultimo mezzo secolo. In dicembre le immatricolazioni di autovetture sono state 104.915 con una crescita del 21% rispetto a dicembre 2021, ma con un calo del 25,3% rispetto allo stesso mese del 2019, cioè dell’anno che ha preceduto la pandemia e l’entrata in una gravissima crisi del mercato dell’auto. Quella di dicembre è la quinta crescita mensile consecutiva dopo una prima parte del 2022 in forte calo e conferma l’inversione di tendenza verificatasi in agosto, ma non modifica la valutazione sull’intero 2022 che ha fatto registrare un risultato catastrofico.

Le immatricolazioni dell’intero anno sono scese infatti a 1.316.702 unità con un calo del 9,7% sul 2021 e del 31,3% sul 2019. Il risultato del 2022 supera soltanto dello 0,9% il livello di 1.304.842 immatricolazioni del 2013, che era stato il peggior risultato del mercato automobilistico italiano dal 1978. Il fattore che ha determinato l’inversione di tendenza è il miglioramento nelle forniture di microchip e di altri componenti essenziali per la costruzione di automobili la cui carenza aveva generato una crisi dell’offerta per la sopravvenuta incapacità dell’industria automobilistica di soddisfare pienamente la domanda. E questo nonostante un livello di domanda fortemente depresso per gli effetti generati dalla pandemia e successivamente dalla guerra in Ucraina, dal rallentamento dell’economia, dalla ricomparsa dell’inflazione e dagli altri elementi che hanno influito negativamente sulla propensione all’acquisto di automobili.

Per quanto riguarda le prospettive è lecito attendersi che la capacità di fornitura dell’industria automobilistica continui a migliorare nel 2023 con benefici effetti sulle vendite, ma il ritorno delle immatricolazioni a livelli normali per un mercato come quello italiano, cioè superiori a 2.000.000 di unità annue, appare ancora molto lontano per il permanere di una sostanziale debolezza della domanda.

In questo quadro appare evidente che la ripresa delle immatricolazioni in atto va sostenuta anche da incentivi pubblici come, peraltro, è avvenuto negli ultimi anni. Ciò anche perché con le immatricolazioni scese ai livelli infimi di cui si è detto l’età media delle auto circolanti è andata al di là dei dodici anni con conseguenze molto serie per la sicurezza della circolazione e per le emissioni nocive. Per il 2023 il Governo ha stanziato 630 milioni di euro per nuovi incentivi con una formula nella sostanza analoga a quella adottata nel 2022 che ha visto esaurirsi in brevissimo tempo lo stanziamento per le auto ad alimentazione tradizionale ed emissioni non superiori a 135 grammi di CO2 al chilometro e ha visto ampiamente inutilizzati gli stanziamenti per auto elettriche pure e dintorni. E’ molto probabile che la soluzione adottata per il 2023 produca risultati analoghi a quella del 2022 e cioè in larga misura insoddisfacenti.

E’ quindi auspicabile che il provvedimento per il 2023 venga modificato nella sostanza per rendere gli incentivi per auto elettriche pure e dintorni economicamente accessibili anche ad automobilisti con una capacità di spesa limitata e, in attesa degli effetti della transizione energetica, per dare un effettivo e significativo contributo all’eliminazione delle auto più vecchie e più inquinanti con uno stanziamento veramente significativo per incentivi a coloro che rottameranno e acquisteranno una nuova auto ad alimentazione tradizionale, ma con emissioni non superiori a 135 grami di CO2 al chilometro.

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