L’auto in Italia: elettriche e plug-in arretrano, salgono le auto-immatricolazioni

"Dialogo Strategico" di Ursula

di Massimo Artusi, presidente di Federauto

Ad aprile i volumi immatricolati registrano segno positivo, ma al netto degli effetti dovuti ai due giorni lavorativi in più sul calendario di quest’anno, il risultato non sarebbe stato diverso da quello di marzo. Il mercato dell’auto, se non fosse per le auto-immatricolazioni dei dealer in specie sulle motorizzazioni preferite dagli acquirenti benzina ed ibrido – avanza a stento a causa dello stallo determinato dalla prolungata attesa per i preannunciati, oramai da troppi mesi, nuovi Ecobonus e anche l’andamento degli ordini, in un contesto di incertezza, si mantiene ridotto e sostanzialmente azzerato per i veicoli green (elettrici e plug-in), soprattutto sul canale dei privati.

Prosegue, infatti, l’immobilismo delle vendite di veicoli elettrici e plug-in, il cui parco circolante rappresenta poco più dell’1% del totale delle autovetture circolanti nel nostro Paese: numeri estremamente distanti dagli obiettivi – recentemente riconfermati dai tecnici del Governo – fissati nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) che indica 4,3 milioni di BEV e 2,3 milioni di plug-in al 2030. Inoltre, considerate le difficoltà, in particolar modo burocratiche, nonostante i finanziamenti previsti dal PNRR, per portare avanti gli investimenti in infrastrutture pubbliche di ricarica elettrica, l’auspicio è che il MASE possa intervenire rapidamente per rilanciare i bandi con l’assegnazione delle risorse a disposizione, ma non assegnate.

In questo percorso, che si presenta in palese salita, occorre maggiore coraggio e determinazione sul fronte politico, per far sì che sia i tempi, gli strumenti e le condizioni siano adeguati ad affrontare, con una visione allargata e in modo davvero sostenibile, la transizione ecologica. Misure in una logica di neutralità tecnologica e dunque di apertura verso tutti quei vettori energetici puliti che possono contribuire ad una sana e progressiva decarbonizzazione, unitamente a una revisione delle politiche fiscali sui veicoli – che attualmente penalizzano in modo rilevante le imprese italiane sul fronte della detraibilità dell’IVA, della deducibilità dei costi e della disciplina dei fringe benefit – consentirebbero, oggi, un’accelerazione sul lato del rinnovo del circolante auto, con effetti positivi immediati anche sulla qualità delle emissioni delle auto usate.

Quest’ultime, infatti, rappresentano un’alternativa più accessibile per quella fascia di clientela più debole e potrebbero contribuire, sin da subito, a ridurre più rapidamente le emissioni di CO2 dei veicoli più vecchi ed inquinanti con un positivo impatto sugli inquinanti e sulla sicurezza degli utenti.

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