
Com’è cambiata in peggio la nostra Italia. O segui un certo mainstream oppure, a priori, hai sempre torto, senza ascoltare ragioni. E questo vale un po’ per tutto, purtroppo.
Ci occupiamo, in questo “Diario”, di automotive e rimaniamo entro tale perimetro. Succede, in proposito, che se scrivi e successivamente diffondi sui social network un commento, un articolo o un’intervista critica sulla questione di una transizione energetica che impone la sola auto elettrica per il futuro, passi per essere una persona “di parte”.
Da che pulpito! A questo punto, infatti, ritiene di aver ragione chi ha sposato la sola soluzione elettrica, quindi chiaramente e palesemente di parte, più per interessi (lavora in quell’ambito e, quindi, ci vive) che per per altro.
Mi rifaccio a una serie di critiche nei miei confronti su alcuni social network. In pratica, hanno ragione solo gli altri o chi funge, sul web, da megafono di poteri e interessi forti. Di parte.
Ebbene, grazie per queste critiche, ne vado fiero, vuol dire che ho centrato – e non sono il solo – l’obiettivo. Tra l’altro, ho sempre ribadito di essere per la libertà di scelta: ti serve un veicolo elettrico? Bene, fanne buon uso. Hai altre esigenze? Esistono opzioni altrettanto “pulite”. Stare dalla parte del principio della neutralità tecnologica non significa parteggiare per un’unica soluzione, bensì far prevalere una visione democratica.
Del resto, lo scenario europeo procede proprio in tale direzione. E temere questa evoluzione, che ha colto di sorpresa chi dava per scontata la sola dittatura dell’elettrico, rappresenta un forte segnale di debolezza. Se ne stanno accorgendo anche i top manager alla guida delle Case automobilistiche, come anche i membri della stessa Commissione UE (il francese Thierry Breton, per esempio) le cui affermazioni si possono trovare sul web, tanto che lo stesso ministro italiano Adolfo Urso, nell’intervista che mi ha rilasciato di recente, parla di una opposizione, a Bruxelles, che è ormai sempre più una maggioranza alla luce delle recenti votazioni che hanno “visto alcuni dossier passare per un soffio”.
Ecco allora, per concludere, che voglio ribadire come il pensiero unico non sia paragonabile a quel “pensiero stupendo” (mi perdoni Patti Pravo se riprendo il titolo di un suo storico brano), vero sinonimo di libertà di opinione e di scelta che ciascuno di noi ha il diritto – da tutelare a tutti i costi – di esprimere.