di Andrea Taschini, manager automotive
La Germania è alle corde spinta volontariamente da una politica ambientalista modaiola, in una crisi sistemica e strutturale che durerà anni sebbene ampiamente prevista. Non sarà facile per i tedeschi ricostruire una strategia energetica seria e credibile dopo gli eccessi ambientalisti degli anni scorsi a cui vanno aggiunti gli errori di visione industriale e geostrategica.
Il problema è che la questione sta trascinando i paesi limitrofi (per ora Olanda e Ungheria) in una spirale recessiva i cui contraccolpi saranno durissimi. Anche l’industria italiana e soprattutto quella lombardo-veneta molto esposta verso la Germania, comincia a sentirne le conseguenze. Urge un cambio di rotta verso economie alternative perché la Germania priva di energia e divenuta di conseguenza un Paese a crescita limitata, non potrà più garantire i volumi d’acquisto degli anni passati.
Un ciclo lungo e proficuo è al tramonto e se ne apre una molto più incerto e difficile. La stagione delle chiacchiere da salotto è finita; comincia quella dell’intelletto e di quelle aziende che posseggono una visione ampia e disincantata della realtà, stavolta quella vera.