Investimenti auto verso l’Africa: non resta che piangere

di Cristiano Donelli, policy advisor

 

Se l’Europa continua ad isolarsi, chiudendosi autonomamente in una nicchia che rifugge la neutralità tecnologica e il buon funzionamento di mercato, non si prevedono buone nuove per la sostenibilità a lungo termine del nostro tessuto industriale.

L’industria automobilistica è sempre stata una delle più grandi e importanti in Europa da quando esiste il concetto di mobilità privata a motore, ma nel nuovo paradigma portato dell’ideologia green, pare che non si debba più né possedere mezzi privati né muoversi con mezzi di trasporto individuali che altrimenti entri nel girone dantesco degli inquinatori.

Questo tipo di scenario minimalista, o ancor meglio pauperista come diceva qualcuno che di impresa ne ha fatta, viene imposto da una élite di portatori di interessi che influenza la politica e che come triste risultato fa scappare gambe levate gli investitori e i posti di lavoro, con la conseguenza di una desertificazione industriale, di competenze, di stipendi, di denari.

Per quanto riguarda le esaltazioni climatiche, ma anche andando sul piano geopolitico in senso militaresco, come oggi piace a tanti, se appena apriamo gli occhi ci accorgiamo che non è che improvvisamente scompare tutto nel mondo se l’Occidente masochisticamente decide di chiudersi in una caverna buia, anzi con un sguardo dall’alto si noterà l’isolamento e il rimpicciolimento di ciò che convenzionalmente perimetriamo nella società civile.


Stellantis, così come tutte le aziende che si sostengono grazie ad un flusso di fatturati e profitti,
non smette quindi di investire se l’Europa non mostra più tutto quel desiderio di progredire economicamente, ma piuttosto di fare un “downgrade” delle proprie ambizioni.

La prima cosa che ha fatto è stata spostare la sede dove le tasse sui profitti sono minori, e lì tutte le critiche del caso anche giustamente, però il passo successivo è spostare tutto e lasciarci a elucubrare se respireremo meglio con la gente a casa sul divano a prendere un reddito perché di posti di lavoro neanche l’ombra a dispetto da qualsivoglia centro per l’impiego.

Africa, Asia, Americhe continueranno a far funzionare il mondo come lo abbiamo sempre visto progredendo nello sviluppo, e nello specifico del settore automotive avranno motori performanti, sicuri, durevoli, efficienti, sostenibili, mentre noi una mobilità per ricchi e per gli altri si dirà se è colpa loro che non sono così focalizzati nell’essere “smart”, e pure dei potenziali inquinatori si prenderanno.

Comunque credo di non essere solo a vedere che non ha (buon)senso produrre le Fiat 500 con motore endotermico in Algeria e poi comprarle di seconda mano là perché la Tesla non possiamo permettercela, ma forse nessuno vuole fermare questa discesa verso il baratro.

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