Il piano Usa di “decinesizzazione” e “la bella addormentata” di Bruxelles

Faccio una doverosa premessa: non sono un simpatizzante dell’Amministrazione Biden, però, seppur con posizioni differenti, è giusto riconoscere strategie condivisibili, nel caso specifico il credito d’imposta di 7.500 dollari che Washington intende concedere solo a chi acquista un’auto elettrica proveniente da uno stabilimento americano e dotata di batteria rigorosamente “made in Usa”. Una mossa, questa, che va nella direzione di accelerare l’indipendenza per batterie e materie prime dalla Cina e costringere i produttori che operano nel Paese a darsi da fare in questo senso.

Se passasse e visto lo stato dell’arte, un provvedimento del genere creerebbe non pochi problemi ai costruttori, capaci di farsi belli con i loro piani miliardari in direzione del “tutto elettrico” ma, allo stesso tempo, vittime consapevoli del fatto che i componenti principali per dare la scossa alle attuali e future gamme arrivino dall’area asiatica.

E vero che ultimamente si notano sussulti, con la volontà di stabilire una complessa linea programmatica in direzione del “fai-da-te”, ma prima che tutto sia pronto, passeranno altri anni e la dipendenza dalla Cina sarà sempre più forte, sino ad arrivare – viste le tensioni in atto – al rischio di subire veri e purtroppo letali ricatti.

Il caso del gas russo, insieme alle conseguenze delle continue alzate di spalle e dei tanti e strumentali “no” a soluzioni alternative, lo stiamo drammaticamente vivendo. E siamo solo all’inizio di qualcosa di ben più grave che il prossimo cambio di stagione potrebbe riservare a noi europei.

Joe Biden, dunque, vuole liberarsi dal cappio cinese e lancia questo stimolo, facendo arrabbiare – ovviamente – la “bella addormentata nel bosco” di Bruxelles, cioè la Commmissione UE, che parla di discriminazione inaccettabile.

E lo stesso vale per i produttori di auto che operano negli Usa, riuniti nella Alliance for Automotive Innovation, colti in contropiede, i quali precisano subito che “circa il 70% dei modelli di veicoli elettrici attualmente venduti negli Usa non sarebbe ammissibile al credito d’imposta”. Sulle stesse posizioni, aggiungiamo noi, sarebbe anche ACEA, l’Associazione europea dei produttori, se un provvedimento simile venisse proposto anche nel Vecchio Continente.

Da Washington, dunque, un nuovo piano di stimoli mirati che ho lo scopo di rafforzare in senso lato la produzione nazionale e svincolarsi dalle sempre più pericolose dipendenze asiatiche. Entro il 2027, in pratica, la quota di metalli “made in Usa” dovrà raggiungere l’80% per poi arrivare alla completa “decinesizzazione”.

 

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