E ora tocca alle automobili essere imbrattate dai “gretini” dell’ambiente. Dopo opere d’arte e monumenti, la furia “green” si scaglia contro le automobili e ciò avviene, guarda caso, in concomitanza con la riemersione di Greta Thunberg (ma non aveva detto che si sarebbe ritirata per proseguire gli studi? Si vede proprio che punta a fare carriera nella politica).
La ventenne svedese, tra l’altro, è capace di protestare nel Continente con meno problemi di CO2 in assoluto, ma resta sempre ben lontana dal presentarsi al cospetto dei big dell’inquinamento, come i cinesi, o di reclamare contro i danni incalcolabili all’ambiente causati dalla guerra in Ucraina. È più facile farsi ritrarre “sorridente” al fianco di Ursula von der Leyen e di Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione UE “folgorato” dall’auto elettrica, piuttosto che rischiare un viaggio da Xi Jinping a Pechino o da Vladimir Putin a Mosca.
Comunque, “coraggiosissima” Greta a parte, la verità è che cartelloni pubblicitari di Case automobilistiche sono stati danneggiati in diverse città d’Europa per evidenziare l’impatto ambientale del settore.Tra l’altro, fino al 22 gennaio si tiene a Bruxelles il Salone dell’auto, uno dei pochi che è riuscito a sopravvivere: un’occasione ghiotta per inscenare proteste e azioni dimostrative.
“Tutti i veicoli di grandi dimensioni che stanno promuovendo sui cartelloni pubblicitari della città non menzionano l’impatto che hanno sul clima. Quindi è abbastanza semplice capire perché stiamo facendo questo! Vogliamo dirottare l’attenzione non sulle auto, ma su un problema serio”, affermano gli attivisti di “Extinction Rebellion”. E in segno di protesta sono stati affissi “contro-cartelloni” pubblicitari in diverse capitali europee.
Tante azioni dimostrative, ma zero proposte, se non creare problemi, disordini e intralci. “Dobbiamo agire adesso perché non abbiamo più tempo. L’umanità è minacciata da un evento senza precedenti nella storia. Se non affrontiamo immediatamente la situazione, saremo catapultati nell’ulteriore distruzione di tutto ciò che ci sta a cuore: questa nazione, i popoli che la abitano, gli ecosistemi in cui viviamo e il futuro delle generazioni a venire”: ecco il ritornello che si ode da più parti e che punta ad azzerare le economie mondiali in nome di un ambientalismo demagogico e manovrato da interessi che prima o poi verranno a galla.
Nei mesi scorsi, a Parigi, sempre in occasione del Salone dell’auto, gli stessi attivisti di Extinction Rebellion avevano macchiato di una sostanza nera le Ferrari esposte. E ancora, 900 Suv, tra Stati Uniti ed Europa, sono stati trovati con le gomme a terra dai rispettivi proprietari. “Sono veicoli altamente inquinanti e inutili per città”, lo slogan in quella occasione.
Senza dimenticare il “colpo” messo a segno di recente a Milano. Nel mirino di questi personaggi è finita la preziosissima Bmw M1 firmata da Andy Warhol, un’opera dal valore di circa 10 milioni, sporcata con 8 chili di farina all’interno della Fabbrica del Vapore dove era esposta.
La protesta, dunque, monta ed è proprio il caso che gli organizzatori dei prossimi eventi motoristici in Italia – MIMO e Motor Valley Fest – in primis, prendano gli opportuni accorgimenti. Manifestazioni “contro”, in quelle occasioni, non sono da escludere. Aprire un dialogo con questi attivisti non è facile (non sentono ragioni), ma i due appuntamenti potrebbero essere un’occasione per farlo. Tentar non nuoce.