Disastro energia: e adesso che si fa?

Che fare? Quale futuro, a partire da quello imminente, ci aspetta? Le imprese, in particolare quello che si sono appena riprese dai danni causati dalla pandemia, resisteranno alle conseguenze della crisi energetica? Chi, nel settore automotive come in altri, ha un posto di lavoro, riuscirà a mantenerlo? Non è retorica, bensì solo alcune delle numerose domande che imprenditori e gente comune si pongono.

E le Case automobilistiche? Sono state obbligate, nel caso specifico da una Commissione Ue fortemente condizionata dall’ideologia, a spostare sulla svolta elettrica praticamente quasi tutti gli investimenti, annunciando che dai prossimi anni produrranno solo vetture a batteria.

Già sono veicoli più costosi e “incentivi-dipendenti”, senza contare i problemi determinati dai ritardi nella capillarizzazione delle infrastrutture di ricarica, in più resta da vedere se – alla luce della situazione attuale –-troveranno sul mercato quel riscontro capace di compensare gli investimenti. Ho i miei dubbi.

Mi stupisce, comunque, che dalle Case automobilistiche e soprattutto dall’Associazione che le rappresenta in Europa, ACEA, non sia ancora pervenuto un forte segnale indirizzato a Bruxelles: quali garanzie hanno i costruttori che tutto quanto è sulla carta trovi attuazione nei tempi previsti (il 2035)? “La strada dell’elettrico è ormai tracciata”, l’automatismo comune delle risposte. Un modo pericoloso per non affrontare il problema.

Ma qui sta cambiando tutto, il mondo ripartirà con equilibri diversi. Si continua a parlare di transizione ecologica e abbattimento delle emissioni di CO2 e intanto si è costretti, per non capitolare, a riavviare le centrali elettriche a carbone.

Troppa precipitazione, incapacità politica, danni dell’ideologia che tocchiamo con mano, zero coraggio da parte dei costruttori a porre i responsabili di questo disastro (politiche energetiche praticamente inesistenti e solo basate sul “gretinismo”) davanti alla realtà dei fatti, E chiedere a gran voce: “La nostra parte l’abbiamo fatta e continuiamo a farla. E adesso chi si fa”?”.

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