De Meo, l’elettrico, l’UE e il “mea culpa” ACEA: l’“auto” processo è iniziato

“Ma se l’auto elettrica è una rivoluzione per i ricchi”, come ammette a giusta ragione, ma a scoppio ritardato, anche Luca De Meo, presidente di ACEA, perché si esce solo adesso allo scoperto? E anche se, come sostiene il top manager a capo di Renault – a regime (tra quanti anni?), i costi di gestione saranno ridotti a circa un terzo,” il problema rimane e l’industria europea ne uscirà con le ossa rotta.

 

De Meo ricorda anche – come se fosse una novità – che “la Cina fa la parte del leone sul mercato mondiale perché terre rare, cobalto e altri elementi necessari per la costruzione delle batterie sono nelle mani di Pechino”. Quindi? La frittata è ormai fatta.

 

E poi c’è il “mea culpa”, ovviamente in senso lato, considerando tutta l’Associazione europea dei costruttori: “Si è mancato di coraggio nel comunicare le alternative all’elettrico e nello spiegare come gli e-fuels, ad esempio, potrebbero da subito essere disponibili. Relegare gli e-fuels al solo trasporto aereo, come vuole l’Europa, di fatto ne impedisce l’utilizzo su ampia scala e l’abbattimento dei costi”.

 

Affermazioni pesanti e significative, quelle del top manager italiano, che se la prende anche con “il gruppo di estremisti dell’elettrico di Bruxelles”, ma sempre colpevolmente (per tutto il settore che lui rappresenta) tardive.

 

Condivido, a questo proposito, il ragionamento dell’eurodeputato Carlo Fidanza, quando, commentando proprio le precisazioni di De Meo, dice che “tra le grandi Case costruttrici di auto è prevalsa la scelta di assecondare il mainstream, per compiacenza o per esigenza di alcuni (Volkswagen, per intendersi – ndr) di ripulirsi da vecchi scandali”.

 

E così, a pagare, saranno i cittadini e l’ambiente. In tanti si terranno la vecchia auto o ne acquisteranno una economica con un marchio cinese. Di fatto, il settore – tutto – ha cominciato ad “auto” processarsi. Sarà un finale d’anno e un inizio di quello nuovo, fino all’appuntamento con le elezioni europee, ricco di sorprese e colpi di scena.

 

È mai possibile che certe considerazioni, noi, comuni mortali, le stiamo facendo da tempo (è doveroso ribadirlo fino alla noia), mentre chi opera in questo settore le tira fuori solo adesso con apparente convinzione? Vale per De Meo, ma anche per Carlos Tavares e altri. E se a Bruxelles facevano orecchie da mercante, come denunciato proprio da Tavares riferendosi alla sua precedente presidenza di ACEA, a quel punto occorreva alzare la voce, farsi sentire, sensibilizzare i lavoratori e le forze sindacali, chiamare in causa con forza le associazioni di categoria e i politici pragmatici dei singoli Paesi. E non arrivare al punto in cui ci troviamo. 

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