COP27: verso i soliti bla, bla, bla. E i grandi inquinatori restano a casa

Ci risiamo con i soliti bla, bla, bla che si preannunciano ancora una volta infruttuosi e viziati dall’ideologia e non da concretezza e pragmatismo. A Sharm el-Sheikh, i partecipanti al COP27, tanto per dare un esempio “virtuoso”, hanno raggiunto la località balneare egiziana su 400 aerei privati, contribuendo così, anche in questo caso, a far crescere la presenza di CO2 nell’aria. Complimenti.

 

Assenti pesantissimi sono i grandi imputati del surriscaldamento terrestre: Cina, in primis, India e Russia, che oltre oltre a essere i Paesi più climalteranti, sono anche quelli più inquinanti del Pianeta. C’è, invece, in forze, l’Europa che, nonostante le ridotte emissioni rispetto anche agli Stati Uniti, sta facendo di tutto per fare harakiri, uccidendo gradualmente la sua industria fiore all’occhiello, quella automotive, e aprendo le porte, invece di porli davanti alle loro responsabilità ambientali, ai cinesi.

 

Un’altra assenza che non passa inosservata è quella di Greta Thunberg. Questo il suo messaggio delirante: “Non è un evento pensato per cambiare tutto il sistema, ma semplicemente per incoraggiare un progresso graduale”, come a dire che si deve tutti tornare all’Età della pietra. Nel frattempo, chi la segue va in giro a imbrattare opere d’arte nei musei e a bloccare il traffico come accade in questi giorni alle porte di Roma. Un modo più che mai “gretino” per protestare contro il cambiamento climatico.

 

Avanzo una proposta agli organizzatori del COP27 che da anni e anni lanciano allarmi su allarmi senza risolvere alcunché: il prossimo vertice lo si faccia a Pechino, il successivo a New Delhi e il successivo ancora, sperando che la guerra contro l’Ucraina sia terminata, a Mosca. Avranno il coraggio i nostri prodi di fare questo passo? Avrà il coraggio la paladina Greta di mandare al diavolo i leader di quei Paesi in casa propria? Avranno il coraggio gli scriteriati imbrattatori di tele di fare altrettanto al Mausoleo di Mao e al Museo Hermitage di San Pietroburgo? Un esempio per tutti: la Cina emette oltre un terzo delle emissioni globali di CO2.

 

Insomma, prepariamoci a nuovi annunci e buoni propositi che finiranno ancora una volta per ricadere sulle spalle della popolazione europea, ma lasciando i veri colpevoli dell’allarme sul clima di continuare a fare i loro comodi, per di più stendendo – come accade in Europa nei confronti della Cina – un pericolosissimo tappeto (guarda caso) rosso.

 

 

 

 

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