La città si riempie di rondini

di Francesco Fontana Giusti, Experience Teller

 

Tante nuove emozioni nell’aria

La Primavera è finalmente arrivata portando con sé prati fioriti, cieli tersi, giornate più lunghe e luminose, vita all’aperto. Ma c’è una cosa che rende questa stagione ancora più speciale. L’inconfondibile cinguettio di Rondine Motor, il brand romano di proprietà dei fratelli Nuccitelli, due “rondini” molto particolari, appassionati di moto, hi-tech design e sostenibilità.

Ho conosciuto Filippo esattamente un anno fa. Mi contattò proprio lui dopo aver letto uno dei miei tanti FRAday, chiedendomi di vederci per parlare di un progetto che aveva in testa già da qualche tempo. Essendo anch’io un amante di moto ho preso questo suo invito subito al volo. Ci incontrammo per un aperitivo in un baretto a Piazza Testaccio.

Tre ore volate vie tra spritz e una travolgente presentazione sulla storia di Rondine e sulla sua evoluzione, fatta di uomini, di sfide tecnologiche e di sogni coraggiosi. Un’icona che ha viaggiato sulle ali dell’innovazione e che oggi è pronta ad attraversare le nuove sfide della sostenibilità da protagonista, grazie all’entusiasmo e alla visionaria progettualità della famiglia Nuccitelli.  

Da quel giorno è nata una bella amicizia e la promessa di Filippo di farmi conoscere presto anche suo fratello Marco, l’altra rondine che attualmente vive ad Amsterdam.

 

Nel nido di Rondine Motor

L’occasione di incontrare i due fratelli insieme è arrivata circa un mese fa, quando mi hanno invitato a raggiungerli fuori Roma, nel loro nido operativo. È qui che Filippo e Marco mi hanno raccontato come è iniziata questa incredibile avventura quando nel 2000 hanno deciso di creare Rondine Motor per fare ricerca innovativa in ambito motociclistico.

Ciò che li unisce non è solo lo stesso cognome, ma una fortissima passione che condividono da sempre e per sempre. Questa speciale alchimia che c’è tra loro si può percepire anche da lontano, come il canto delle rondini che annuncia l’inizio di una nuova era.

È stato così con RRV1, il primo prototipo di motocicletta presentato nel 2005, un modello unico sia per il design che per le innovative soluzioni tecnologiche.

La stessa magia si è ripetuta di nuovo con Elettra, il modello full electric venuto alla luce nel 2015 per portare la rivoluzione green di Rondine Motor in giro per il mondo.

 

L’arte di trasformare le pere in fragole

C’è un aneddoto molto divertente che mi ha raccontato Filippo e che fa capire bene il particolare legame che c’è con suo fratello Marco, sia nella vita che nel lavoro:

Anni fa mi è stato chiesto di costruire delle fragole e non sapevo come fare… Quando Marco venne a trovarmi mi chiese: perché hai prodotto queste pere se dovevano essere fragole? Le ha prese in mano e le ha fatte diventare fragole.

Se volete vedere l’intervista completa dei due fratelli cliccate qui

Filippo sogna, Marco interpreta.

Filippo è il visionario, Marco il progettista.

Un rapporto forte e inscindibile fatto di ascolto, di collaborazione, di condivisione, ma soprattutto di passione. Perché questo è il vero motore che riesce a mettere in moto le idee e a trasformare un’idea o un’intuizione in un progetto innovativo.

 

Sulle ali del made in Italy con Elettra

La storia di Elettra è quella di un grande sogno che si realizza e che illumina il nuovo percorso intrapreso dal 2010 da Rondine Motor nella direzione della mobilità sostenibile.

Un sogno tutto italiano, alimentato dall’ingegno e dalla perseveranza di due fratelli che di fronte alle difficoltà e alle nuove sfide tecnologiche non si sono mai arresi, andando avanti e proiettando la loro attività nel futuro, per rispondere ai cambiamenti in atto e trovare soluzioni ingegneristiche sempre più ecocompatibili e green.

Presentata per la prima volta a Helsinki nel 2012, Elettra è stata eletta ambasciatrice del Made in Italy, entrando a far parte delle prestigiose opere della Collezione Farnesina Design.

Un riconoscimento molto importante per i fratelli Nuccitelli. Due rondini che non hanno mai smesso di volare sulle ali dei loro sogni.

 

La migrazione dal passato al futuro

Alla domanda “Come vedete il futuro per Rondine Motor?” entrambi i fratelli la pensano nello stesso modo. Filippo mi racconta:

 

Vedo il futuro come una presa di coscienza totalmente diversa, anche ambientale…. Ma vorrei spostare Rondine verso una parte più emozionale e più di sentimento, con un design italiano che rispecchi la nostra cultura e un sistema industriale basato sulla facilità di montaggio.

Cliccando qui vedrete l’intervista integrale di Filippo.

Marco mi sorride e aggiunge:

Noi non lavoriamo, noi viviamo i nostri giorni tra le motociclette, le nostre passioni, i nostri amori, le nostre famiglie, ma non possiamo fare a meno di pensare ad un futuro.

Cliccando qui troverete la sua intervista integrale.

 

Questo weekend spicchiamo il volo insieme

Filippo e Marco mi hanno insegnato che se hai passione non ti ferma nessuno, perché è il mezzo che permette ad ogni uomo di andare avanti e di trasformare i propri sogni in realtà.

Ho avuto la fortuna di vedere i loro progetti futuristici e i tantissimi disegni realizzati dai fratelli nel corso degli anni. Se volete scoprirli li ho messi in condivisione sui miei canali Facebook e Instagram.

 

Godetevi questo anticipo di primavera. 

Oggi è FRAday. 

Da Oslo a Milano in auto elettrica: si può fare?

di Lorenzo Bellini, direttore responsabile di “Motorionline” 

Il famoso attore comico toscano Leonardo Pieraccioni nei giorni scorsi ha postato sui suoi social un piccolo siparietto dedicato all’auto elettrica, affermando tra il serio e lo scherzoso che se un giorno avesse avuto una zia malata a Montecatini e un’auto elettrica con il 23% di batteria a disposizione, non riuscirebbe a darle l’ultimo saluto. Al di là del contenuto volutamente satirico di questo breve video, l’opinione di Pieraccioni conta non tanto per la sua competenza in ambito automobilistico (che non conosciamo, magari è molto profonda, n.d.r.), ma quanto per il punto di vista dell’utilizzatore.

Sappiamo bene che dal 2035 è previsto lo stop alle vendite di auto a motore termico, quindi le classiche benzina e Diesel. Non si tratta di un divieto di circolazione, quindi tutte le auto acquistate entro il 31 dicembre 2034 potranno circolare ancora per 10 anni se lo vorranno e nessuno verrà a “rastrellare” le auto a combustione dalle strade (su quest’ultimo punto circola molta disinformazione). Detto questo, l’avvento delle auto elettriche non è in dibattito, anche se qualcuno lo vuole far credere.

Al massimo si può discutere su “quando” questo cambiamento arriverà, ma il “se arriverà” non è in dubbio e conviene farsene una ragione. Anche perché la tecnologia delle auto elettriche negli ultimi dieci anni ha fatto passi da gigante, non è rimasta ferma. Ecco perché Mercedes, in collaborazione con la compagnia di colonnine elettriche Ionity, ha deciso di organizzare un viaggio da Milano a Oslo e ritorno dedicato ai giornalisti, perché venisse comunicato ulteriormente come una delle proteste più comuni nei confronti delle auto elettriche (“ma se devo fare Milano-Palermo come posso con un’auto elettrica?”) fosse ormai sempre più senza fondamento. Avrete forse già letto articoli di colleghi che si sono cimentati nel viaggio d’andata, mentre noi abbiamo affrontato i 2.388 km (odometro alla mano) che ci hanno riportato nel capoluogo meneghino. Com’è andata? Contro la polarizzazione.

La discussione sulle auto elettriche, come altri argomenti del nostro quotidiano, è fortemente polarizzata. Nel senso che si può essere solo completamente contro, ignorando i grandi progressi fatti nel corso degli anni, oppure solo a favore, trascurando invece le problematiche tuttora esistenti. Guidando le Mercedes EQE ed EQS lungo la rotta dalla Capitale norvegese all’Italia sicuramente ne stiamo ignorando una, ovvero il prezzo delle auto. Essendo due vetture di segmento premium e di grande prestigio a livello di marchio, possono equipaggiare le ultime tecnologie senza preoccuparsi eccessivamente del listino. È logico pensare, però, che all’aumentare delle vendite (costante in tutta l’UE, fuorché in Italia) diminuiranno anche i prezzi.

Si tratta di macroeconomia di base. Anche la ricarica elettrica costa, naturalmente, ma praticamente nessuno di chi possiede già una vettura di questo genere si affida al mercato senza aver sottoscritto un abbonamento. Proprio per questo Mercedes ha organizzato il viaggio insieme a Ionity, società di installazione e gestione di colonnine elettriche di cui la casa di Stoccarda detiene delle quote. Tutto fatto in casa al fine di programmare un viaggio sicuro e che non necessiti di continue fermate per la ricarica.

La ricarica: dal paradiso al purgatorio

Non possiamo negare una cosa: avendo viaggiato in nazioni come NorvegiaDanimarca Germania, non solo non abbiamo avuto problemi a trovare delle colonnine (da sole queste nazioni hanno oltre la metà di quelle dell’Unione Europea), ma è stato facile anche trovare quelle di Ionity, ovvero quelle che, secondo questa simulazione, facevano parte di un nostro ipotetico abbonamento. Conosciamo bene la situazione italiana, dove si trova una relativa abbondanza di stazioni nel Nord del Paese e una molto più sparuta nel Sud. Anche in Italia, però, qualcosa si sta muovendo. Sono sempre di più le società che si occupano della loro installazione e gestione, e, infatti, il loro numero è raddoppiato nel giro di pochissimi anni. Insomma, parliamo di un mercato che si sta allargando e, di conseguenza, porterà l’offerta ad essere sempre più attraente e, di conseguenza, più conveniente.

I trucchi del mestiere

Il viaggio da Oslo a Milano è stato fatto con tutti i crismi della “mega trasferta”, ovvero in due o più a bordo con bagagli e usando lunghissimi tratti autostradali, che contrariamente alle strade miste sono i meno adatti alle vetture elettriche, potendo contare di meno sul recupero dell’energia frenante. Durante le sessioni di guida di chi vi scrive, comunque, siamo riusciti a registrare delle medie anche al di sotto dei 20 kW/100 km, il che portava effettivamente l’autonomia reale oltre i 400 km e la potenziale oltre i 500. Ovviamente si può dire che sono ancora pochi rispetto a quello che può fare un’auto con motore diesel, ma è innegabile che la tecnologia sta facendo passi da gigante e nello spazio dei prossimi 12 anni possiamo solo immaginare cosa potrà arrivare sul mercato.

Magari anche una batteria che si possa ricaricare completamente in pochi minuti. Anche quest’ultimo, però, è un falso problema, per due ragioni: la prima è che le auto elettriche non necessitano di ricarica solo e unicamente quando sono “a secco”. Esattamente come abbiamo imparato a caricare i nostri smartphone ogni volta che necessitano, contrariamente ai vecchi cellulari che duravano giorni ma con molte meno funzioni, non è impossibile pensare di fare lo stesso con le nostre auto elettriche. Tra l’altro, questa è anche la seconda ragione, le batterie agli ioni di litio regalano la massima efficienza solo quando si ricarica tra il 20 e l’80% del loro totale.

Per questa ragione spesso nelle nostre prove riportiamo che la ricarica fino all’80% viene completata in un certo lasso di tempo, di solito tra i 20 e i 30 minuti. In questo range di carica, infatti, le batterie acquisiscono energia molto più in fretta. Per cui, durante le nostre soste, avevamo tempo di fermarci, usare i servizi, berci un caffè e tornare all’auto con autonomia almeno per altre 2-3 ore di viaggio. Capite bene che questo fatto andrebbe a sopperire ampiamente alle necessità di Leonardo Pieraccioni, dato che tra Firenze e Montecatini ci sono circa una sessantina di chilometri, anche a disposizione di un’auto meno performante di Mercedes EQE ed EQS.

Non è tutto oro quel che luccica

Possiamo già immaginare mentre scriviamo che alcuni di voi staranno pensando che questo sia un articolo sponsorizzato o pubblicitario. Possiamo garantirvi che non lo è. Non abbiamo preso un centesimo per esprimerci in questo modo. Al massimo possiamo ribadire come questo fosse un viaggio organizzato per più giornalisti, ma questa è un’evenienza che si verifica spesso, soprattutto quando ci troviamo all’estero per provare su strada per la prima volta una vettura. Il nostro compito è quello di analizzare i fatti e quanto precedentemente scritto corrisponde, se non alla verità, almeno all’opinione sincera di chi vi scrive. Questo perché la tecnologia elettrica è ben lontana da essere priva di difetti.

Per esempio, pur in un Paese con molte colonnine come Norvegia o Germania, è possibile doversi mettere in fila per attendere una colonnina libera. Alzi la mano, però, chi non ha mai fatto la fila al distributore. Anche per questo, però, le Case auto offrono dei servizi multimarca, così da non rimanere ingabbiati con un solo operatore. Inoltre, sia all’andata che al ritorno, è stata organizzata una piccola “gara” di consumi, dove ovviamente a vincere sarebbe stato il più efficiente. Motorionline in questa classifica è arrivata terza, toccando anche “minimi” di 18-19 kW/100 km di media.

Ovviamente, però, per ottenere questo risultato abbiamo dovuto tenere il climatizzatore in funzione ECO+ e guidare in modalità di guida ECO, stando sempre bene attenti a dosare l’acceleratore e il freno. Ovviamente nella vita di tutti i giorni il cliente medio non vorrà farsi venire il mal di testa con queste cose, soprattutto chi ha speso gli almeno 134.000 euro per la EQS. Anche divertendosi con la modalità Sport (una delizia, grazie alla coppia subito disponibile dei motori elettrici). Detto questo, la domanda che anche tra colleghi ci siamo posti è riassumibile come segue: se è vero che un’auto deve essere sempre disponibile anche per viaggi molto lunghi, quante volte all’anno capita di farli?

Siamo d’accordo, forse in questo momento non consiglieremmo un’auto elettrica a un commesso viaggiatore, ma se un tassista può averla per il suo turno giornaliero e se un giornalista può portarla da Oslo a Milano in tre giorni, quale sarebbe esattamente il limite? Forse con un’auto a benzina 2.000 km si riescono a fare in due giorni, ma quante persone lo fanno effettivamente? Alla fine l’opinione personale di chi vi scrive è che ci sono effettivamente degli impedimenti al momento per quanto riguarda l’uso delle auto elettriche. Altre cose, però, sono più delle barriere psicologiche piuttosto che dei veri problemi. Sarebbe ora di abbatterle.

 

Carlos Ghosn: il volto del grande comunicatore

di Francesco Fontana Giusti, Experience Teller

 

Nel 2011 ero direttore della comunicazione di Chevrolet Italia quando mi contattò un cacciatore di teste proponendomi di entrare in Renault. L’idea di cambiare, dopo tanti anni in GM, è stata la decisione più audace che potessi prendere in quel periodo. Il Gruppo stava infatti affrontando una fase di profondo rinnovamento, muovendosi per primo nella direzione della mobilità sostenibile.

A incarnare lo spirito pioneristico di quegli anni era un uomo dal grandissimo carisma: Carlos Ghosn. Ambizioso, visionario, geniale, brillante comunicatore. Impossibile non rimanere affascinati dalla sua incredibile personalità.

Ricordo che non mi perdevo neanche una delle sue conferenze stampa: momenti unici di “alta” comunicazione. La cosa che mi colpì fu proprio la sua straordinaria capacità di esprimere concetti complessi in modo estremamente semplice, dote che solo i grandi leader possiedono.

È stato per me un grandissimo esempio, nonostante i problemi giudiziari degli ultimi anni.

 

 

Concorso Italiano: l’evento in California che fa impazzire gli americani

di Luca Talotta

 

Presentazione ufficiale, presso la sede dell’Automobile club di Milano, di «Concorso Italiano 2023», il più grande raduno di auto italiane al mondo, che si terrà sabato 19 agosto a Monterey, California, negli Stati Uniti. Una manifestazione che, al suo 38° anno, riunisce gli appassionati dei motori Made in Italy d’Oltreoceano. L’evento, nato nel 1985 a Monterey, in California, riunisce numerosi appassionati dell’automotive tricolore, che espongono vetture d’ogni tipo ed epoca valorizzando il dialogo creativo tra prodotto e passione davanti all’esigente pubblico americano.

           Foto: Da sinistra, Valentino Balboni, Tom McDowell, Raffaello Porro e Roberto Giolito

Qui, sui green vista Pacifico del Bayonet Black Horse Golf Course, nel cuore della vetrina più lussuosa e nota nel settore, ha luogo la Monterey Car Week. Dal 2009 Concorso Italiano è diretto da Tom McDowell, imprenditore americano da sempre appassionato di auto, e, dal 2016, Raffaello Porro è co-organizzatore e ambasciatore in Italia dell’evento.

 

La kermesse raduna ogni anno, in agosto, oltre mille auto italiane da collezione: più di 5mila metri quadrati di superficie espositiva dove supercar, concept, one-off, serie limitatissime di oggi e di ieri vengono esposte fianco a fianco, sfilando e concorrendo per essere premiate da una selezionata giuria.

 

A fare gli onori di casa, nella sede di ACI Milano, con il presidente Geronimo La Russa, c’era Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile club d’Italia: “Quando si parla della cultura delle automobili italiane, della storia, rimango sempre affascinato – le sue parole – è tempo però di riportare l‘attenzione sull’aspetto culturale. Oggi si parla troppo di soldi, di aspetti finanziari, sfumature meno fondanti rispetto a questa bellissima esperienza che è il motorismo storico. Perché le macchine moderne non attraggono come quelle di una volta”.

 

Tom Mc Dowell, presidente di Concorso Italiano: “La kermesse è nata nel 1985 ed è una celebrazione delle auto italiane ma anche dello stile italiano; per me l’Italia è l’emblema dell’emozione in un’auto; pensate alla Lamborghini, alla Ferrari. Quando gli americani le guardano, rimangono sbalorditi. E vedere questo amore, questa passione attorno alle auto italiane, mi spinge ad andare avanti ogni anno e a migliorare sempre più questo evento”.

 

Raffaello Porro, Event Ambassador di Concorso Italiano: “Da 38 anni è il raduno più grande al mondo di automobili italiane, un’espressione della cultura italiana; qui si possono ammirare opere di due ruote, quattro ruote ma anche la moda e la gastronomia italiana. Chi frequenta Concorso Italiano? Chi ama il Made in Italy”. Concorso Italiano si svolge in un campo da golf ai margini di Monterey: in una giornata; sono presenti circa mille auto che si posizionano sulle aree loro designate; e poi arrivano i visitatori, circa diecimila.

 

Verranno premiate 12 categorie di auto e ogni vincitore di categoria riceve un premio; a monte di tutto questo il “Best in Show”, premio per la vettura migliore di tutte, disegnato quest’anno da Roberto Giolito, responsabile dell’Heritahe hub FCA: “Un lavoro impegnativo, ma non vorrei fosse un’opera autocelebrativa, deve rappresentare il tema; come la musica per un film, deve avere un aggancio emozionale attraverso qualcosa che rimanga a chi vince”.

 

Spazio anche a La Bella Macchina Award, quest’anno assegnato a Giuseppe Gianoglio, organizzatore di Automotoretrò, che sarà protagonista della Hall of Fame 2023. Il prestigioso riconoscimento gli verrà consegnato per premiare la sua lunga carriera. Automotoretrò, il grande Salone torinese dedicato al motorismo storico, da quest’anno nella nuova sede di Parma, festeggia 40 anni. Per il Valentino Balboni Award  si attende il giudizio di Valentino Balboni, ospite fisso di Concorso Italiano, che premierà la Lamborghini più meritevole.

 

E, in chiusura, il Doug Magnon Preservation Award, anche quest’anno presentato da Adolfo Orsi. La famiglia Orsi è stata proprietaria di Maserati dagli anni Trenta al 1968 e oggi Adolfo è la memoria storica di tutto ciò che riguarda il marchio. Il Doug Magnon Preservation Award è un riconoscimento dedicato a Doug Magnon, proprietario di una delle più grandi collezioni di Maserati al mondo, il Riverside International Automotive Museum.

Nuovi CambiaMenti: concluso un altro viaggio.

di Francesco Fontana Giusti, Experience Teller

Questa volta, però, non l’ho vissuto da semplice viaggiatore, ma nel ruolo di “facilitatore del cambiamento” per il Gruppo Stellantis. Un’esperienza completamente nuova rispetto al mio ruolo di comunicatore e di experience teller, gratificante e ricca di stimoli, sia dal punto di vista professionale che umano.

Ho avuto infatti la straordinaria opportunità, durante questi tre lunghi e intensi mesi di formazione, di incontrare più di 300 venditori Opel ed Fca in viaggio verso il futuro e di accompagnarli lungo la strada del cambiamento, aiutandoli ad affrontare le nuove sfide nel settore della mobilità e a migliorare la customer experience attraverso l’adozione di un innovativo modello di gestione dei finanziamenti creato per accrescere la loro competitività in un’era di grandi trasformazioni in atto.

 

Prima di partire per questo nuovo viaggio nell’innovazione dei processi di vendita, ho cercato di immedesimarmi nella loro particolare situazione, per meglio comprendere le loro necessità, difficoltà e resistenze, trasformandole nel motore per il cambiamento. Perché ogni nuovo viaggio, in fondo, comincia sempre così: nella testa.

 

Piedi nel presente e sguardo dritto al futuro

 

Il percorso di cambiamento all’interno delle organizzazioni spesso è vissuto con diffidenza o come un “obbligo imposto dall’alto”. È capitato anche a me di viverlo così, ogni volta che qualche processo organizzativo veniva cambiato. Uscire dalla propria comfort zone e da meccanismi e azioni diventate quasi familiari, non è facile. A me è servito tempo per farlo e soprattutto l’aiuto di persone che mi hanno stimolato a guardare oltre la punta dei miei piedi.

Per iniziare a percorrere una nuova strada ci vuole innanzitutto coraggio, ma anche curiosità e creatività. Atteggiamenti mentali che non sono solo innati, ma che possono essere allenati, rafforzati e stimolati in tanti modi diversi.

 

Come provare a cambiare qualche nostra abitudine quotidiana. Sono proprio questi piccoli cambiamenti che ci aiutano, un passo alla volta, a mettere in moto all’interno di noi grandi cambiamenti.

 

Vivere il cambiamento come un’opportunità

 

 

C’è una frase di James Clear, coach e speaker specializzato in crescita personale, che ha catturato molto la mia attenzione: “Conservando le stesse abitudini, si otterranno sempre gli stessi risultati”. Le grandi sfide di oggi sono tutte legate al Cambiamento. Penso non solo a quelle ambientali, ma anche a quelle tecnologiche, economiche, culturali e sociali. Ognuno di noi ha quindi due possibilità: o diventare protagonista del cambiamento o subirlo. Il vento del cambiamento sta soffiando in tutti i settori, soprattutto nell’industria automobilistica, chiamata ad assumere il ruolo di guida della transizione verso la mobilità del futuro. In questo nuovo viaggio il ruolo dei dealer non sarà più quello di una volta. Incarnare lo spirito del cambiamento sarà infatti una straordinaria opportunità non solo per migliorare i processi di vendita, ma per diventare interprete dell’evoluzione in atto, avvicinando le giovani generazioni verso nuove forme di mobilità.

 

Questo weekend vorrei raccontarvi la storia delle mie stelle “guida”

 

 

Uomini e donne straordinari a cui mi sono ispirato ogni volta che ho dovuto affrontare una profonda fase di cambiamento. Ma anche persone comuni, parenti e amici, che grazie alla loro esperienza personale sono stati per me un grandissimo esempio della forza e del coraggio che servono per dare una nuova direzione alla propria vita. Troverete le loro piccole e grandi storie condivise nei miei canali social Facebook e Instagram, dove vi aspetto per conoscere quali sono le vostre stelle guida a cui vi ispirate ogni giorno. Cambia Mente. Oggi è FRAday.

 

Jaguar Land Rover: nasce l’Engineering Hub in Italia, pronti 50 nuovi occupati

di Luca Talotta

 

Nasce un nuovo polo ingegneristico di Jaguar Land Rover Italia, che avrà base a Bologna e darà lavoro a 50 nuovi ingegneri. Si chiama Engineering Hub e vuole rappresentare un ulteriore tassello nella strategia Jaguar Land Rover verso un futuro della mobilità fatto di design, sostenibilità e tecnologia. L’azienda ha dato appuntamento presso PHYD Hub a Milano, dove a fare gli onori di casa è stato Marco Santucci, ad di Jaguar Land Rover Italia: “Questo passaggio è un ulteriore tassello della strategia globale lanciata da Jaguar Land Rover – le sue parole – dal 2025 produrremo vetture solo elettriche, uno dei passaggi che ci accompagnerà al 2039, anno in cui intendiamo raggiungere il net zero”..

 

Un contesto che vede l’Engineering Hub italiano in prima fila: “Ci saranno 50 nuove assunzioni – prosegue Santucci – ed è vero che questa transizione ci porta a professionalità che domani non saranno richieste, ma è pure vero che ce ne saranno tantissime nuove; prima ce ne rendiamo conto e prima potremo strutturarci. L’Engineering Hub è uno dei primi segnali che lanciamo, inutile sviluppare tecnologie in Cina o in altri paesi; vogliamo far sì che l’Italia diventi un polo di eccellenza per lo sviluppo dei software per l’automotive». Da rimarcare anche la partnership con NVIDIA: «Ci crediamo tantissimo – sottolinea ancora Santucciuno degli errori in passato di noi case automobilistiche è stato il voler sviluppare in house; partnership di questo livello, invece, ci consentono di integrare le nostre esigenze con le competenze avanzate di un partner tecnologico”.

 

Cosa succederà nella sede dell’Engineering Hub di Bologna

 

Con la nascita di un Engineering Hub in Italia, Jaguar Land Rover intende avvalersi del know-how italiano per sviluppare servizi ed esperienze innovative nel campo dell’intelligenza artificiale (AI) ed essere leader nella guida autonoma di prossima generazione. In totale, saranno più di 150 i posti di lavoro che verranno attivati in Italia, Spagna e Germania, che si aggiungono ai 300 già assunti negli altri Paesi.

 

In chiusura, Ferruccio Vico, ADAS System Engineering Technical Discipline Lead & Site Manager, ha spiegato cosa succederà all’interno dell’Engineering Hub italiano: “I sistemi software dell’automobile oggi sono molto complessi e richiedono un numero elevato di risorse specializzate; e sono oltretutto sistemi sviluppati recentemente, è difficile trovare sul mercato risorse con esperienza. Per questo si è fatta la scelta di aprire la ricerca di professionalità con aree geografiche nuove rispetto alla tradizione di Jaguar Land Rover. Come lavoreranno? Ogni hub avrà un team di persone distribuito nel Paese, non in una sede specifica, perché l’attività si svolgerà in remoto. L’Hub fisico sarà solo il centro di aggregazione, la sede di Bologna servirà come quartier generale per ritrovarsi. Lavoreranno tutti in maniera integrata tra di loro, ognuno con le proprie competenze, con l’obiettivo di sviluppare software specifici”.

AUSTRALIA/3: terra d’ispirazione

di Francesco Fontana Giusti
Experience teller

 

Durante il mio viaggio in Australia non c’è stato un solo giorno in cui ho rimpianto le mostre d’arte contemporanea del tanto amato “Vecchio continente”. In questa terra così lontana e misteriosa, le mani della natura hanno dato vita e forma a opere straordinarie. Basta ammirare le famose “Remarkable Rocks” di Kangaroo island, una vera galleria d’arte a cielo aperto, con imponenti rocce di granito esposte su un piccolo promontorio come delle vere creazioni scultoree. Altra tappa sull’isola assolutamente da non perdere è stata senza alcun dubbio Admirals Arch, un maestoso arco naturale scavato nella roccia e affacciato sull’oceano.

Fuoco sacro

Non esiste un colore più irresistibile del rosso e una forma più incantevole del fuoco. Questi due elementi trovano la loro massima espressione nel grande massiccio sacro Uluru (conosciuto anche come Ayers Rock), incastonato come un prezioso rubino nel vasto deserto australiano. Vederlo accendersi e infuocarsi durante il tramonto mi ha commosso e al tempo stesso tolto il respiro. È stato come assistere a qualcosa di molto simile a una celebrazione sacra o a una performance artistica. Una sensazione indescrivibile fatta non solo di stupore e magia, ma anche di profondo rispetto e ammirazione.

 

Questo weekend vorrei portarvi lontano

 Quante volte avete detto “adesso mollo tutto e vado a vivere in Australia”?. Se ci state facendo un pensierino o se il vostro desiderio è semplicemente organizzare un viaggio, ho preparato per voi un piccolo tour fotografico per conoscere alcuni luoghi magici che ho potuto ammirare durante il mio lungo soggiorno australiano. Per vederli non serve pagare il biglietto, basta volare direttamente sui miei canali Facebook e Instagram: Experience Teller. Viaggiate con l’immaginazione. Oggi è FRAday (www.experienceteller.it).

Il San Valentino che non ti aspetti: un po’ Mini, un po’ professore universitario

di Luca Talotta

 

MILANO – Il San Valentino che non ti aspetti è quello che prende le sembianze di un’auto non banale, incastonata in mezzo a tanti acquerelli che rappresentano dei baci dipinti da un professore universitario dell’Università Bicocca di Milano. Scene di ordinaria pazzia, verrebbe da dire: cosa c’entrano San Valentino, i baci (ok, si questi primi due sì), Milano, un professore universitario e degli acquarelli?

Il San Valentino firmato Mini e Severino Salvemini

 

L’occasione ghiotta per finire nel turbinio di particolari emozioni e visioni è stata l’inaugurazione, presso la Galleria Nuages di Via del Lauro 10 a Milano, della mostra “Baci” di Severino Salvemini, realizzata con la collaborazione di MINI. Una mostra assai particolare, sia per la sua natura, sia per la sua genesi e l’autore: gli acquarelli sono una tecnica molto delicata e complessa, dove il minimo errore non è consentito; figurarsi se, a scendere in campo, è un professore universitario, economista di fama mondiale, che ha preso ispirazione da… un citofono: «Una volta ero ad Ischia e, sorpreso da un’acquazzone, cercai riparo nell’atrio di un portone. E lì mi accorsi dei citofoni: in ogni città, ce ne sono di diversi». Da lì è partita l’opera di Severino Salvemini, professore universitario che da quel momento ha iniziato a riprodurre, sempre con la tecnica dell’acquarello, anche ritratti di chef e, appunto, di baci.

 

La genesi dell’opera «Baci» di Severino Salvemini

 

Nella postfazione del libro che accompagna la mostra l’Autore racconta che nell’estate del 2021 fu colpito dal libro Baciarsi dove il bacio veniva descritto come un atto transculturale, come un gesto rivoluzionario per la diffusione nel vocabolario globale, come un elemento simbolico che attraversava popoli e culture. E da lì è nato il suo, di bacio; divenuto in poco tempo il simbolo del BIG LOVE che MINI diffonde e condivide con la propria community. Il BIG LOVE mette in contatto le persone e crea un potente senso di appartenenza: è la sensazione di far parte di qualcosa di più grande di noi.

AUSTRALIA/2: aria di libertà

di Francesco Fontana Giusti
Experience teller

La prima cosa che ho avvertito mettendo piede per la prima volta in Australia è stata un’incredibile sensazione di libertà. Ti percorre l’anima durante tutto il viaggio, mentre attraversi in macchina l’Outback. Chilometri e chilometri di nulla cosmico, senza vedere anima viva, se non qualche cartello pubblicitario con il classico invito a vivere il viaggio senza preoccupazione, racchiuso nella loro tipica espressione “No Worries Mate!”.

E tu non ti preoccupi davvero di nulla, perché anche se la strada davanti a te è lunga e non sai a che ora arriverai o chi incontrerai durante il tuo percorso, tu sei finalmente lontano da tutti i tuoi problemi e pensieri quotidiani. Questo è forse il vero senso di libertà che ho avuto il piacere di assaporare in quelle quattro indimenticabili settimane.

Acqua rigeneratrice

Percorrere la Great Ocean Road per raggiungere I Dodici Apostoli è stata un’esperienza indimenticabile. Il panorama è mozzafiato, scandito curva dopo curva da scenari naturalistici suggestivi, baie e scogliere rossastre a picco sull’Oceano. Paesaggi incredibili, avvolti nella nebbia e nel silenzio interrotto solo dal violento infrangersi delle onde sulle rocce. È qui che acqua e vento hanno scolpito una delle più maestose opere naturali ammirate al mondo: I “Dodici Apostoli”. Immense sculture calcaree modellate dalla forza erosiva dell’Oceano (oggi ne sono rimasti sette) che svettano imponenti come dei giganteschi guardiani della Natura. Sono rimasto ad ammirarli per ore, quasi in una sorta di mistica contemplazione. E, forse per la prima volta nella vita, di fronte a tale grandezza mi sono sentito veramente in pace con me stesso. 

Foto FFG

Kia Energy House: a Roma l’incontro Kia-Enel X

di Luca Talotta

 

Presentazione ufficiale alla stampa, a Roma, della Kia Energy House presso lo Store di Enel X in Corso di Francia 212. Un nuovo progetto, che vede impegnate Enel X e Kia, che avrà durata di 6 mesi e dove il brand automobilistico potrà raccontare con contenuti e informazioni varie la propria visione e come si sta trasformando la mobilità: “L’obiettivo del nostro marchio è conquistare la leadership nel campo della mobilità elettrica e poter siglare un accordo per la realizzazione della Energy House insieme al Gruppo Enel, un motivo di orgoglio e soddisfazione”, spiega l’amministratore delegato di Kia Italia, Giuseppe Bitti.

“Lo store – precisa il manager – non deve essere visto o vissuto come un normale autosalone, entrando nella Energy House di Roma, il potenziale cliente avrà l’opportunità di scoprire a fondo chi è Kia, quali sono le sue ambizioni e scoprire la visione del gruppo all’interno del panorama del futuro della mobilità. Senza dimenticare l’importanza di acquisire familiarità per gli utenti finali non solo nel guidare un’auto elettrica, ma anche nello scoprire cosa c’è tutto attorno. La domanda di elettrico a gennaio è stata del 2,6% del mercato totale, senza uno sforzo comune, una sinergia tra tutti gli attori della filiera, è inutile. Il nostro gruppo già nel 2007 ha creato un primo prototipo di auto a idrogeno, la Kia Sportage; poi nel 2011 la Rey era già un’auto compatta con motore elettrico, utilizzato in Corea per gli uffici pubblici; e ancora la Kia Soul nel 2014, che presenta già a suo tempo 200 km di autonomia. E oggi il fiore all’occhiello, la EV6; e nel 2027 arriveranno 14 nuovi modelli elettrici che andranno ad affiancare o sostituire quelli attuali. Entro il 2027, poi, contiamo di avere già un 25% di vendite eco friendly a livello mondiale. Vogliamo diventare leader della mobilità sostenibile”.

“Un partner importante”

Soddisfazione anche nelle parole di Augusto Raggi: “Siamo contenti che un partner importante come Kia abbia scelto l’Enel X Store di Roma per aprire il primo temporary store italiano del marchio – le parole del responsabile di Enel X Italia -. Questo spazio è nato da un progetto importante di riqualificazione di un’area urbana abbandonata con l’obiettivo di restituire alla comunità un luogo di socialità e innovazione e sin da subito è diventato un punto di riferimento per conoscere da vicino l’ecosistema integrato di Enel X. Per questo motivo vogliamo continuare a offrire i migliori servizi di efficientamento e risparmio energetico accelerando il processo di sostenibilità per tutti i nostri clienti”.

 

Punti di ricarica ad altissima potenza 

«La presenza di Kia all’interno dello store di Corso Francia è un’opportunità in più per far conoscere a chi guida elettrico i servizi, le soluzioni e le tecnologie avanzate di Enel X Way per la ricarica delle vetture elettriche – le parole di Federico Caleno, responsabile di Enel X Way Italia -. Oggi ci troviamo nella prima stazione urbana di ricarica ad altissima potenza nata in Italia, realizzata per dare un impulso deciso alla diffusione della mobilità elettrica in tutto il Paese. Recentemente ne abbiamo inaugurata un’altra a Roma a pochi passi da qui dimostrando quanto in questa fase sia essenziale investire su stazioni ultrafast che rendono i tempi di ricarica rapidissimi. Abbiamo già 250 siti sul territorio nazionale, di cui 170 operativi. L’obiettivo è coprire tutta l’Italia con un’infrastruttura ad alta potenza, da 150 a 350 kW, arrivando a 800 siti e 3000 punti di ricarica entro il 2025».

 

A Roma, in corso di Francia al civico 8

I numeri della Kia Energy House: 6 punti di ricarica HPC (High Power Charging) con una potenza fino a 350 kW, WayPole per la ricarica in AC da 22 kW + 22 e una WayMedia, l’innovativo pannello digitale integrato da due WayBox: “Movement that inspires è la nuova missione di Kia che pone al centro il movimento come elemento basilare dello sviluppo umano. Il movimento consente alle persone di conoscere luoghi, incontrare persone diverse, vivere nuove esperienze e quindi arricchirsi. Questo intreccio è l’essenza della nuova filosofia di Kia: consentire il progresso umano fornendo spazi in auto innovativi, nuovi entusiasmanti prodotti, nonché servizi, che soddisfino ed ispirino i clienti e consentano loro di avere più tempo per le proprie passioni – spiega il Marketing Communication & CRM Director di Kia Italia, Giuseppe Mazzara -. L’inaugurazione della Energy house di Roma per noi rappresenta proprio questo, un luogo che sia capace di esprimere i valori del nostro brand e ispirare i potenziali clienti che lo visiteranno». La Energy House di Roma è in corso di Francia 212 a Roma. La presenza di Kia all’interno dello store di Enel X di Roma continuerà sino alle fine del mese di giugno.