Priorità: produzione auto ok, ora si rimodulino gli incentivi

di Gianmarco Giorda, direttore generale di ANFIA

 

L’indice della produzione automotive italiana resta positivo anche a maggio (+5,3%), registrando il terzo rialzo consecutivo dopo il lieve calo di febbraio. Nel dettaglio, l’indice della fabbricazione di autoveicoli cresce a doppia cifra nel mese (+14,4%), soprattutto grazie all’aumento dell’8,7% registrato, secondo i dati preliminari  di ANFIA, dalla produzione di autovetture – che chiude i primi cinque mesi a +12,9% superando le 237mila unità. L’indice della produzione di parti e accessori per  autoveicoli e loro motori, invece, torna ad avere segno negativo, -3,8% rispetto a maggio 2022, invertendo la tendenza. 

Per sostenere la domanda e indirizzarla verso le tecnologie green, è importante accelerare l’annunciata rimodulazione degli incentivi a oggi in vigore per l’acquisto di  vetture a bassissime e a zero emissioni.

Inoltre, poiché il perdurare dei problemi di approvvigionamento e di logistica delle merci rende difficoltoso il rispetto delle consegne dei veicoli nuovi nei 180 giorni previsti dalla normativa nazionale, auspichiamo la proroga dei termini di consegna a  270 giorni – recentemente oggetto di una lettera congiunta, firmata insieme alle altre

maggiori associazioni automotive italiane, al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. In questo modo i cittadini che hanno investito per acquistare un veicolo  nuovo a inizio 2023 non perderanno il beneficio dell’Ecobonus.

Le risorse per l’autotrasporto ci sono: ora si rendano disponibili

Decarbonizzazione

di Massimo Artusi, vicepresidente di Federauto con delega ai Trucks&Van

La lettura dei dati sull’esito del click day del nuovo periodo di prenotazione del Fondo Investimenti 2022 per l’autotrasporto, praticamente esaurito in poche ore per l’LNG, il Diesel (con rottamazione) e i trainati, dimostrano quanto fossero attese dalle imprese le risorse stanziate dalla legge di Bilancio del scorso anno, che sono state sbloccate nei primi giorni di giugno, dal decreto di attuazione emanato dopo un anno e mezzo dallo stanziamento iniziale.

Nel prendere atto con soddisfazione che lo sblocco di queste risorse ha avuto un grande successo – a dimostrazione della voglia che dimostrano le imprese di adeguare le tecnologie delle flotte – rammarica il ritardo con cui si è arrivati all’attuazione della norma (che porterà all’erogazione degli incentivi nelle casse delle aziende non prima della fine del 2024), e ci motiva a far sì che si eviti che anche i fondi previsti con le stesse finalità per il 2023 subiscano un analogo ritardo.

Al momento è stato emanato solo il decreto interministeriale che fissa in 25 milioni la somma destinata agli incentivi per il 2023, mentre si attende ancora il decreto ministeriale che dovrà stabilire la ripartizione della somma per le diverse tipologie di veicoli e il successivo decreto attuativo per avviare l’erogazione degli incentivi.

Ci auguriamo che tali risorse non debbano attendere quanto quelle del 2022 e che il ministero dei Trasporti, confermando l’attenta sensibilità dimostrata nei confronti dei problemi dell’autotrasporto, voglia accelerare le procedure per rendere disponibili al più presto queste risorse che, peraltro, appaiono strutturalmente nel bilancio dello Stato.

È necessario ricordare che l’ammodernamento del parco è, e deve continuare a essere, una priorità per avere risultati tangibili e rapidi in termini di diminuzione degli inquinanti, dei climalteranti e per aumentare la sicurezza stradale.

Il non senso del piano “Fit for 55”: le storture vengono a galla

di Andrea Taschini, manager automotive

Fare i conti senza l’oste è sempre un azzardo, farli al di fuori della realtà possibile, compromette invece la vita di milioni di individui. La transizione verso il “total electric” europeo si schianterà contro la mancanza strutturale di materie prime, i costi energetici e la competitività dell’Unione nei confronti della Cina maturando, se si vuole testardamente proseguire nel progetto dell’auto elettrica, una dipendenza pericolosa dal sistema industriale di Pechino.

Per soddisfare la domanda di materie prime necessarie per la costruzione di batterie e motori elettrici, si dovranno aprire più di 350 nuove miniere (che nessuno vuole) e predisporre una gigantesca industria della raffinazione particolarmente inquinante, impensabile nel Vecchio continente.

Come l’Europa ne verrà fuori da questo imbarazzante pasticcio ideologico non è dato sapere, ma è certo che la crescente consapevolezza della situazione impone una revisione di tutto il Fit for 55 su basi più appropriate e realistiche.


Tutto secondo copione, ma non illudiamoci: questa sciagurata Commissione UE non farà passi indietro, ma è fondamentale prepararsi alla svolta del dopo elezioni europee del giugno 2024, arrivando di fronte al futuro legislatore con delle proposte strutturate e concrete. Di tempo e denari se ne sono già persi abbastanza.

Milano: stangata Area C, monopattini, sensori per i mezzi pesanti

Auto elettriche e materie prime

(il punto di Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità, intervistato da Pierluigi Bonora)

Caro Area C a Milano (dal 30 ottobre il ticket passa da 5 a 7,50 euro e si paga anche nel fine settimana), la necessità di fare chiarezza sui sensori per l’angolo cieco nei mezzi pesanti alla luce dei recenti incidenti mortali accaduti nella metropoli lombarda, la disciplina dell’utilizzo dei monopattini. Tutti temi scottanti che abbiamo affrontato con Simonpaolo Buongiardino,  presidente di Assomobilità e vicepresidente di Confcommercio Milano per i temi della mobilità.

In riferimento alla stangata sull’Area C decisa dall’Amministrazione capeggiata dal sindaco Beppe Sala, non solo il pagamento per tutti, ma anche l’estensione del divieto d’ingresso il sabato e la domenica per i veicoli che non possono accedervi, crea, infatti, un problema concreto agli operatori commerciali del comparto auto all’interno della Cerchia dei Bastioni.

Sui monopattini, l’auspicio di Buongiardino è che vengano regolate al meglio le modalità di utilizzo e sosta, mentre per far fronte al problema dell’angolo cieco, “ci siamo dimostrati disponibili nei confronti dell’Amministrazione comunale – le parole del presidente di Assomobilità – per fornire, attraverso il sistema di imprese rappresentato, le soluzioni tecniche utili a sostenere le necessarie modifiche per gli autoveicoli interessati dal provvedimento”,

Emissioni di CO2: l’Italia conta solo per lo 0,8%, eppure…

Di Domenico De Rosa, Ceo di SMET Group

L’Italia è responsabile dello 0,8% delle emissioni globali di CO2, ma in nome della scelta politica del Parlamento Europeo e della Commissione in scadenza rispetto alla transizione energetica della mobilità sta sacrificando il tessuto portante della propria economia.

Sarebbe il caso che nel nostro Paese ci si svegliasse da questa condizione di intorpidimento cerebrale collettivo e si ricercassero strade diverse e più sostenibili per la necessaria decarbonizzazione…

Auto in Italia: il Governo acceleri sulle nostre istanze

di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA

 

A giugno 2023, il mercato auto italiano rimane positivo, ma registra una crescita  più contenuta (+9,2%), confrontandosi con un giugno 2022 asfittico (-15%). Rimane distante il dato del 2019, ultimo anno  quasi normale per le vendite del settore, con oltre il 19% di vendite da recuperare. Nei mesi estivi, le immatricolazioni seguono una naturale tendenza al ribasso, senza  contare che i potenziali acquirenti sono condizionati dall’attesa dell’annunciata rimodulazione degli incentivi ad oggi in vigore per l’acquisto di vetture a bassissime e  zero emissioni che è fondamentale concretizzare al più presto, per stimolare la  domanda e accelerare il rinnovo del parco circolante in ottica green.

Servono una pluralità di strumenti e tecnologie per disegnare una transizione  percorribile e sostenibile ed è importante che industria e politica lavorino insieme, improntando le rispettive azioni ad un dialogo aperto e leale. Ribadisco che la filiera guarda con grande favore all’ipotizzato “Accordo per la  transizione e il rilancio industriale della filiera automotive” in definizione da parte del Governo con la collaborazione dei diversi Ministeri coinvolti e coordinato nella sua  esecuzione dal ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Uno dei temi aperti all’interno di questo dialogo è lo sviluppo delle infrastrutture di  ricarica, su cui il nostro Paese è ancora in ritardo, nonostante sia un elemento  prioritario per il passaggio all’elettrificazione. Ad aggravare la situazione, alcuni degli  strumenti che il Governo sta mettendo in campo per dare supporto alla rete di ricarica  stentano a decollare. Da una parte, siamo ancora in attesa del decreto attuativo della misura di incentivazione per l’acquisto di wall-box e colonnine domestiche per la ricarica privata. Dall’altra, gran parte dei fondi PNRR del primo bando per finanziare  l’installazione di colonnine di ricarica sulle strade a scorrimento veloce (grandi arterie  extraurbane) sono rimasti inutilizzati. Il poco tempo per le candidature degli operatori  e una serie di paletti tecnico-burocratici hanno prodotto un risultato parziale e  auspichiamo che i contributi rimasti inutilizzati possano davvero essere reimpiegati.

Codice della strada: piccola riflessione

di Pier Francesco Caliari, Communication Director and Marketing Director, Journalist

Codice della strada: piccola riflessione su quanto proposto. Sono assolutamente d’accordo che per monopattini e biciclette elettriche (e secondo anche muscolari) ci voglia casco e assicurazione. Sulla targa direi di no, sarebbe solamente una stortura burocratica. Faccio notare che entrambi i veicoli viaggiano anche su strada e devono rispettare il Codice.

In più per quanto riguarda i monopattini esistono delle “regole d’uso”, anche ben fatte, ma finché la Polizia Locale non farà rispettare il Codice e le norme a questi mezzi è inutile fare discorsi astrusi. Ma poiché certe amministrazioni danno chiare direttive di non multare bici e monopattini, in quanto mezzi per la nuova mobilità sostenibile, non si andrà da nessuna parte.

Comunque, per quanto mi riguarda, sia per le bici muscolari sia per quelle elettriche e i monopattini ci vogliono obbligatori casco, assicurazione e rispetto delle regole, quindi multe!

E così già si risolverebbe la metà dei problemi. E dirò di più, anche per la felicità delle scuole guida: occorre un patentino visto che circolano sulla strada.

Ecobonus: restano inutilizzati i fondi per elettriche e ibride plug-in

di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto

Continua la tendenza positiva del mercato nel suo complesso grazie al confronto con i debolissimi risultati del 2022, ma assistiamo con una certa preoccupazione ad una raccolta ordini in discesa. Inoltre, la transizione verso la neutralità climatica, complice la persistente inflazione e l’aumento sostenuto del costo del denaro, procede con scarso dinamismo e cresce l’attesa per il Piano nazionale dell’automotive preannunciato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Rispetto ai mesi precedenti, il panorama resta immutato sia sul fronte degli incentivi alla domanda che su quello degli investimenti in infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici di imprese e privati: con i primi che hanno una scarsa percentuale di assorbimento nelle fasce 0-20 e 21-60 g/km di CO2 (rispettivamente del 21,5% e dell’8,4%) – oltre all’inutilizzo delle risorse avanzate nel 2022 – e i secondi ancora confinati sulla carta.

Per l’elettrico restano 149 milioni di euro a fronte di uno stanziamento annuo di 190 milioni, mentre è ancora di 215,2 milioni il fondo per le ibride plug-in contro i 235 milioni iniziali. Nonostante tali contributi, è evidente che lo sviluppo di una più ampia “cultura” per le auto alla spina ed esclusivamente elettriche richieda del tempo, maggiore facilità di accesso alle ricariche elettriche – soprattutto nelle strade di lunga percorrenza – e riduzione dei prezzi di acquisto.

Per questo, al fine di coniugare transizione e rinnovo del parco circolante italiano, con circa 10 milioni di autovetture ante Euro 4, occorre rivedere il meccanismo dell’Ecobonus, supportando anche gli acquisti ricompresi nella fascia 61-135 g/Km di CO2, attuare le due misure già previste per le colonnine private e riavviare il bando di gara, finanziato dal PNRR, per gli impianti di ricarica elettrica sulle superstrade, andato a vuoto nella prima edizione scaduta a fine giugno.

Il rilancio e la competitività dell’intera filiera automotive italiana, con la tutela dei livelli produttivi ed occupazionali, restano temi centrali nel dibattito politico, evidenziando ancora una volta l’importanza economica del settore, ma i piani concreti per colmare il divario in tema di elettrificazione rispetto agli altri Paesi del continente europeo così come le altre misure, in una logica di neutralità tecnologica, di sostegno alla sostituzione del parco circolante auto, devono trovare una risposta veloce e una rapida operativa.

Infine, rileviamo che nell’ambito dei lavori parlamentari sul disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale sono saltate tutte le misure proposte che andavano nella direzione di una defiscalizzazione dell’auto aziendale, sia in termini di detraibilità IVA sia di deducibilità dei costi di acquisto e di utilizzo. Su questo ultimo tema strategico per la transizione attendiamo quindi di conoscere le decisioni del Governo», conclude De Stefani.

Auto: listini troppo cari, concessionari preoccupati

i concessionari mostrano cautela

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

In giugno sono state immatricolate 138.927 autovetture con un incremento del 9,19% sullo stesso mese del 2022. Il dato è positivo, ma è anche deludente perché viene dopo l’inversione di tendenza dell’agosto 2022 che era stata caratterizzata da una crescita del 9,92% seguita da una crescita del 5,37% in settembre e da ben otto crescite a due cifre con un 40,78% in marzo e un 29,21% in aprile.

Ci si interroga per capire se la festa per l’automobile sia già finita o se il rallentamento di giugno sia solo un incidente di percorso. Se la festa fosse già finita saremmo di fronte ad una situazione veramente difficile. Infatti, anche ammettendo di mantenere il tasso di crescita dei primi sei mesi nell’intero 2023 otterremmo un volume di immatricolazioni di 1.619.543, un valore annuo decisamente lontano dal livello necessario per assicurare la regolare sostituzione delle auto del parco giunte a fine corsa.

Dall’inchiesta congiunturale mensile condotta dal Centro Studi Promotor a fine giugno su un campione rappresentativo di concessionari emerge che non mancano gli elementi di preoccupazione. In giugno l’86% dei concessionari interpellati valuta basso il livello degli ordini, mentre a gennaio la percentuale corrispondente era del 41%. Ciò significa che i risultati brillanti del primo semestre sono dovuti in gran parte al portafoglio ordini dilatatosi per le difficoltà di produzione delle Case auto dovute alla carenza di componenti indispensabili, mentre allo smaltimento della domanda arretrata non si accompagna una crescita dell’acquisizione di nuovi ordini.

Dalla stessa fonte emergono preoccupazioni dei concessionari per i livelli dei prezzi raggiunti dalle auto. Il 71% degli interpellati dichiara che i prezzi sono alti e il 31% ritiene che aumenteranno ancora. D’altra parte, sempre dall’inchiesta congiunturale del Centro Studi Promotor, emerge che il 77% dei concessionari prevede il mercato stabile o in crescita per i prossimi tre/quattro mesi, mentre soltanto il 23% si attende un calo di immatricolazioni.

Nonostante la decelerazione di giugno il mercato italiano dell’auto sembra, quindi, destinato a continuare a crescere e a raggiungere nel 2023 il livello di 1.619.543 immatricolazioni ipotizzato più sopra. Come si è detto, però, questo non sarebbe un risultato soddisfacente perché comporterebbe un ulteriore incremento dell’anzianità del parco circolante con tutto quello che ne conseguirebbe sul piano della sicurezza e della tutela dell’ambiente.

Per compiere il balzo che manca per il ritorno alla normalità le soluzioni sembrano essere due: la prima è una politica di incentivi alla rottamazione veramente aggressiva che premi non solo chi passa all’auto elettrica, ma anche chi rottama una vecchia carretta per comprare un’auto usata decisamente più recente e la seconda è un mutamento della politica delle Case automobilistiche, che attualmente appaiono fortemente impegnate nella produzione di modelli altamente remunerativi, per mettere a punto un’offerta dignitosa sul piano quantitativo e qualitativo di auto economicamente alla portata delle masse.

L’Europa e l’elettrico: Italia e Spagna in forte ritardo

i concessionari mostrano cautela

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

Decima crescita consecutiva per il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK). In maggio nell’area sono state immatricolate 1.121.644 autovetture con un incremento del 18,2% su maggio 2022, ma con ancora un calo del 22,3% sui livelli ante-crisi, cioè su maggio 2019. Il consuntivo dei primi cinque mesi dell’anno chiude invece con 5.323.630 immatricolazioni e quindi con una crescita del 17,4% su gennaio-maggio 2022, ma con un calo del 23,2% su gennaio-maggio 2019.

La ripresa del mercato dell’area è dovuta essenzialmente al parziale superamento delle difficoltà di produzione dovute a problemi legati alla disponibilità di componenti essenziali che, in un momento particolarmente critico, aveva determinato lunghi tempi di attesa per la consegna di autovetture. La situazione delle forniture non è tornata ancora alla normalità e di conseguenza la maggior parte delle Case automobilistiche privilegia in questa fase soprattutto la produzione dei modelli più remunerativi, che sono anche quelli più costosi. Questa situazione spiega perché in quasi tutti i mercati la ripresa delle vendite interessa soprattutto gli acquisti delle aziende piuttosto che quelle dei privati e ciò naturalmente perché una parte importante degli acquisti dei privati è costituita da modelli economici.

Notevoli differenze permangono anche nella transizione all’elettrico. Considerando i primi cinque mercati dell’Europa Occidentale, nel periodo gennaio-maggio il risultato migliore si registra nel Regno Unito con una quota di mercato delle elettriche pure (BEV) del 15,7%, seguito da Germania e Francia (entrambe al 15%), dalla Spagna (4,6%) e dall’Italia (3,8%). Tra le cause del ritardo di Italia e Spagna molto importante è il fatto che la soglia di accesso all’auto elettrica in termini relativi è molto più alta in questi paesi che nel Regno Unito, in Germania e in Francia e ciò perché le retribuzioni medie sono in Italia e Spagna decisamente lontane da quelle degli altri tre Paesi citati e di conseguenza l’alto prezzo di vendita dell’auto elettrica, che in Italia nella configurazione più economica costa intorno ai 25.000 euro, è molto lontano dalle disponibilità economiche delle masse.

Poiché al momento non si prevedono riduzioni significative dei prezzi delle auto elettriche e tantomeno si prevede un recupero dei livelli medi delle remunerazioni italiane e spagnole rispetto agli standard europei, la conseguenza di questa situazione è che in Italia ed anche in Spagna, se si vuole tenere il passo della transizione all’elettrico con i Paesi economicamente più avanzati, occorrono incentivi molto più elevati e molto più efficaci di quelli fino ad ora adottati.