Automotive: i risvolti della tempesta perfetta

Emissioni di CO2: la vera sfida è a monte delle forniture

di Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Company, responsabile della practice Automotive & Mobility

Con una media di circa l’8,5% di utile operativo annuo, le Case automobilistiche hanno negli ultimi tempi registrato utili a livelli record. Sulla scia della scarsità di materiali dovuta al Covid-19 e della successiva carenza di semiconduttori, le aziende si sono concentrate su modelli di qualità superiore e su canali a margine più elevato, spingendo su prezzi più alti. Per molti produttori l’attenzione è ora rivolta alla riconversione verso la mobilità elettrica e ai progressi verso la neutralità climatica.

L’ordine del giorno è ottenere un aumento significativo della resilienza del proprio modello industriale, anche se può sembrare paradossale in tempi di margini record. In sintesi, la parola d’ordine è diventare più flessibili per poter gestire meglio i cambiamenti futuri. E questo richiede rigorosi programmi di efficienza e trasformazione, oltre a miglioramenti strutturali. Il possibile cambio dei modelli distributivi (da concessione ad agenzia) va interpretato anche in questo contesto.

Dall’altro lato del settore, invece, da due anni i componentisti / fornitori stanno invece lottando con una redditività in calo. Nei primi tre trimestri del 2022, il margine EBIT, cioè l’utile operativo, medio è sceso a circa il 4,5%. Fino allo scoppio della pandemia, questo margine era sempre stato compreso tra il 5 e l’8%, da 1 a 2 punti percentuali al di sopra del margine dei produttori. Le uniche eccezioni sono state gli anni della crisi finanziaria del 2008 e del 2009.

Oltre alle conseguenze della pandemia, molti fornitori del settore automobilistico stanno soffrendo per l’interruzione delle catene di fornitura, la carenza strutturale di semiconduttori e il forte aumento dei costi dei materiali e dell’energia, soprattutto a causa del contesto geopolitico europeo. Alcune aziende stanno già lavorando a programmi di efficientamento e trasformazione di vasta portata.

Ma molte imprese devono ancora recuperare, anche perché i fornitori non possono ribaltare sui propri clienti (le Case) il 100% degli incrementi. In questo senso, la dimensione conta, e i componentisti italiani hanno una scala dimensionale inferiore a quella dei grandi componentisti stranieri.

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