di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
In giugno sono state immatricolate 138.927 autovetture con un incremento del 9,19% sullo stesso mese del 2022. Il dato è positivo, ma è anche deludente perché viene dopo l’inversione di tendenza dell’agosto 2022 che era stata caratterizzata da una crescita del 9,92% seguita da una crescita del 5,37% in settembre e da ben otto crescite a due cifre con un 40,78% in marzo e un 29,21% in aprile.
Ci si interroga per capire se la festa per l’automobile sia già finita o se il rallentamento di giugno sia solo un incidente di percorso. Se la festa fosse già finita saremmo di fronte ad una situazione veramente difficile. Infatti, anche ammettendo di mantenere il tasso di crescita dei primi sei mesi nell’intero 2023 otterremmo un volume di immatricolazioni di 1.619.543, un valore annuo decisamente lontano dal livello necessario per assicurare la regolare sostituzione delle auto del parco giunte a fine corsa.
Dall’inchiesta congiunturale mensile condotta dal Centro Studi Promotor a fine giugno su un campione rappresentativo di concessionari emerge che non mancano gli elementi di preoccupazione. In giugno l’86% dei concessionari interpellati valuta basso il livello degli ordini, mentre a gennaio la percentuale corrispondente era del 41%. Ciò significa che i risultati brillanti del primo semestre sono dovuti in gran parte al portafoglio ordini dilatatosi per le difficoltà di produzione delle Case auto dovute alla carenza di componenti indispensabili, mentre allo smaltimento della domanda arretrata non si accompagna una crescita dell’acquisizione di nuovi ordini.
Dalla stessa fonte emergono preoccupazioni dei concessionari per i livelli dei prezzi raggiunti dalle auto. Il 71% degli interpellati dichiara che i prezzi sono alti e il 31% ritiene che aumenteranno ancora. D’altra parte, sempre dall’inchiesta congiunturale del Centro Studi Promotor, emerge che il 77% dei concessionari prevede il mercato stabile o in crescita per i prossimi tre/quattro mesi, mentre soltanto il 23% si attende un calo di immatricolazioni.
Nonostante la decelerazione di giugno il mercato italiano dell’auto sembra, quindi, destinato a continuare a crescere e a raggiungere nel 2023 il livello di 1.619.543 immatricolazioni ipotizzato più sopra. Come si è detto, però, questo non sarebbe un risultato soddisfacente perché comporterebbe un ulteriore incremento dell’anzianità del parco circolante con tutto quello che ne conseguirebbe sul piano della sicurezza e della tutela dell’ambiente.
Per compiere il balzo che manca per il ritorno alla normalità le soluzioni sembrano essere due: la prima è una politica di incentivi alla rottamazione veramente aggressiva che premi non solo chi passa all’auto elettrica, ma anche chi rottama una vecchia carretta per comprare un’auto usata decisamente più recente e la seconda è un mutamento della politica delle Case automobilistiche, che attualmente appaiono fortemente impegnate nella produzione di modelli altamente remunerativi, per mettere a punto un’offerta dignitosa sul piano quantitativo e qualitativo di auto economicamente alla portata delle masse.