
di Roberto Vavassori, presidente di ANFIA
A giugno 2023, il mercato auto italiano rimane positivo, ma registra una crescita più contenuta (+9,2%), confrontandosi con un giugno 2022 asfittico (-15%). Rimane distante il dato del 2019, ultimo anno quasi normale per le vendite del settore, con oltre il 19% di vendite da recuperare. Nei mesi estivi, le immatricolazioni seguono una naturale tendenza al ribasso, senza contare che i potenziali acquirenti sono condizionati dall’attesa dell’annunciata rimodulazione degli incentivi ad oggi in vigore per l’acquisto di vetture a bassissime e zero emissioni che è fondamentale concretizzare al più presto, per stimolare la domanda e accelerare il rinnovo del parco circolante in ottica green.
Servono una pluralità di strumenti e tecnologie per disegnare una transizione percorribile e sostenibile ed è importante che industria e politica lavorino insieme, improntando le rispettive azioni ad un dialogo aperto e leale. Ribadisco che la filiera guarda con grande favore all’ipotizzato “Accordo per la transizione e il rilancio industriale della filiera automotive” in definizione da parte del Governo con la collaborazione dei diversi Ministeri coinvolti e coordinato nella sua esecuzione dal ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Uno dei temi aperti all’interno di questo dialogo è lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, su cui il nostro Paese è ancora in ritardo, nonostante sia un elemento prioritario per il passaggio all’elettrificazione. Ad aggravare la situazione, alcuni degli strumenti che il Governo sta mettendo in campo per dare supporto alla rete di ricarica stentano a decollare. Da una parte, siamo ancora in attesa del decreto attuativo della misura di incentivazione per l’acquisto di wall-box e colonnine domestiche per la ricarica privata. Dall’altra, gran parte dei fondi PNRR del primo bando per finanziare l’installazione di colonnine di ricarica sulle strade a scorrimento veloce (grandi arterie extraurbane) sono rimasti inutilizzati. Il poco tempo per le candidature degli operatori e una serie di paletti tecnico-burocratici hanno prodotto un risultato parziale e auspichiamo che i contributi rimasti inutilizzati possano davvero essere reimpiegati.