
di Francesco Naso, segretario generale di Motus-E
Il progresso delle auto elettriche registrato ad agosto in Italia è un segnale positivo, ma occorre considerare che si tratta di un mese particolare, in cui i volumi più bassi del normale enfatizzano molto anche variazioni non particolarmente significative, connesse a fenomeni specifici sul fronte delle consegne ai clienti. L’Europa che conta è davvero troppo lontana, ‘sarà molto importante quindi guardare con attenzione l’andamento del mercato nei prossimi mesi e all’inizio del 2024.
In questo senso, un effettivo cambio di marcia in Italia può arrivare impiegando in modo più efficiente le risorse già stanziate per il settore, modificando gli incentivi per renderli più appetibili ed efficaci attraverso tre interventi chiave: eliminare il cap di prezzo per accedere alle agevolazioni, estendere il bonus in forma integrale anche per le flotte aziendali e i noleggi, rivedere la fiscalità con vantaggi chiari per chi sceglie la mobilità elettrica’.
Agendo su queste leve possiamo ancora evitare di vedere l’Italia trasformarsi in un mercato dell’auto di Serie B, con pericolosi riflessi anche sullo sviluppo industriale del Paese, e potremo centrare gli ambiziosi target di crescita delle auto elettriche al 2030 contenuti nell’aggiornamento del Piano energia-clima (PNIEC).
Proprio sul fronte incentivazioni, dall’analisi dei maggiori mercati Ue emerge infine un’evidenza piuttosto netta. Nei Paesi come Francia e Germania, dove la revisione delle agevolazioni ha visto una concentrazione dei fondi sulle auto “full electric”, a scapito delle ibride plug-in, queste ultime hanno lasciato spazio a una più intensa crescita delle immatricolazioni BEV, che riempiono la top 5 dei modelli elettrificati con ricarica esterna più venduti.
Un fenomeno che effettivamente non si verifica in Spagna e in Italia, con il nostro Paese che rappresenta peraltro l’unico major market Ue con bonus – seppur differenziati – per tutte le auto con emissioni fino a 135 g/km di CO2.