
In un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità ambientale, il mercato delle auto elettriche sta affrontando diverse sfide che ne rallentano la diffusione. Nonostante le spinte normative e incentivi, le vendite di auto elettriche stanno incontrando ostacoli significativi, come evidenziato da Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione Confcommercio.
Un mercato in contrazione
Nel 2023, il mercato dell’auto ha registrato 1.590.000 immatricolazioni, un incremento rispetto all’anno precedente, ma ancora lontano dai livelli pre-pandemia. Tra questi, le auto elettriche (BEV) rappresentano solo il 4,2% del totale, a fronte di una percentuale maggiore di vetture ibride (HEV) e plug-in. Questi dati mostrano una realtà in cui le auto elettriche faticano a guadagnare terreno, nonostante le aspettative iniziali.
Le sfide: prezzi, batterie e autonomia
Secondo Buongiardino, diversi fattori stanno frenando la crescita del mercato elettrico: “Il mercato non sta premiando l’elettrico ricaricabile. E questo nonostante gli ultimi anni siano stati caratterizzati dalla forte spinta alle vendite di auto elettriche, da parte dell’Europa, delle Case automobilistiche e delle istituzioni; spinta che non ha tuttavia ottenuto gli effetti previsti”. I prezzi elevati sono una barriera significativa per i consumatori, così come le incertezze legate alla tecnologia delle batterie. Le preoccupazioni riguardo all’autonomia limitata delle auto elettriche e le infrastrutture di ricarica insufficienti rappresentano altri ostacoli rilevanti.
Una visione meno ideologica e più pragmatica
Il presidente di Federmotorizzazione Confcommercio esprime fiducia che, dopo il rinnovo del Parlamento europeo, possa emergere una visione più aderente alla realtà e meno orientata all’ideologia: «Siamo fiduciosi che una più attenta valutazione di tutte queste implicazioni porterà, dopo il rinnovo del Parlamento europeo, ad una visione più aderente alla realtà che all’ideologia”, osserva Buongiardino. “Di fronte alla prospettiva del tutto elettrico subito, con lo stop alle immatricolazioni di autoveicoli endotermici nel 2035, sono già numerose le richieste di allungamento del termine o di focalizzare non già la scelta di un’unica tipologia di mobilità (elettrica), bensì di eliminare l’impronta carbonica dei carburanti“.
Ripensamenti e nuove prospettive nel settore automobilistico
Non solo il mercato, ma anche i produttori di auto stanno ripensando la loro strategia verso l’elettrico. Molti produttori, di fronte a un inventario di veicoli elettrici invenduti, stanno riconsiderando la propria offerta. Allo stesso tempo, il mercato dell’usato sta crescendo in volume e valore, portando a un “effetto Cuba” nel quale l’età media e il tempo di ricambio del parco auto aumentano.
Verso un futuro sostenibile, ma realistico
Il caso delle auto elettriche evidenzia la complessità di trasformare l’industria automobilistica in modo sostenibile. Mentre l’elettrico rappresenta una direzione importante verso la riduzione dell’impronta carbonica, le sfide attuali richiedono una visione più equilibrata che consideri la realtà del mercato, le esigenze dei consumatori e l’ambiente. La strada verso un futuro più sostenibile richiederà una combinazione di innovazione, incentivi adeguati e una comprensione approfondita delle dinamiche di mercato.
“Il vento sta cambiando. Anche la Germania, che pure è stata determinante in Europa nella scelta dell’elettrico e che ha stanziato generosi contributi agli utenti per incentivare l’acquisto di vetture elettriche, ha già deciso di eliminare queste incentivazioni, senza le quali, come già dimostrato, l’elettrico non cresce. Ma anche le Case automobilistiche che avevano scelto di orientare la produzione sull’elettrico – conclude il presidente di Federmotorizzazione Confcommercio – sono in fase di ripensamento: se da un lato hanno compensato le minori vendite con l’aumento dei prezzi e della profittabilità, ora sono alle prese con disponibilità di vetture elettriche prodotte, ma invendute, in stock presso i concessionari. Parallelamente, come conseguenza, il mercato dell’usato, che rappresenta, oggi, oltre tre volte per dimensione quello del nuovo, è cresciuto non solo di volume, ma anche di valore pro-capite. Si sta realizzando così quello che in gergo viene definito ‘effetto Cuba’, ovvero i tempi di ricambio del parco auto si sono allungati e l’età media è aumentata, a scapito della sicurezza e dell’ambiente”.