di Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità e Federmotorizzazione
Le batterie dei veicoli elettrici pesano mediamente 500 kg e sono composte da Nickel, Cobalto, Litio e Manganese. La disponibilità nel mondo di questi minerali è probabilmente molto diffusa, ma i metodi di estrazione sono molto impattanti sull’ambiente: per questo motivo la Cina, leader nella produzione di batterie, utilizza minerali estratti non solo in alcune zone del suo sconfinato territorio, ma anche nei Paesi poveri del Terzo mondo, ottenendo concessioni minerarie e/o commissionando la fornitura dei materiali già lavorati.
Gli USA non sono da meno: Elon Mask, attraverso anche fornitori in comune con la Cina, segue la stessa logica, in più ha ottenuto da un Land tedesco l’autorizzazione a creare una gigafactory, abbattendo 300 ettari di foresta, che già produce 500.000 Tesla all’anno ed ha l’obiettivo di raddoppiare l’impianto e la produzione fino a un milione di autovetture Tesla e delle batterie necessarie, disboscando ancora centinaia di ettari di foreste e utilizzando quantità enormi di acqua, tanto che hanno costretto il Land a razionare l’acqua delle famiglie.
Le principali industrie automobilistiche: Mercedes, Volkswagen, Stellantis, Tesla e cinesi non sono da meno e si approvvigionano in questi territori ed altri, come alcuni paesi dell’Africa e stanno individuando altre zone che la natura ci ha tramandato per millenni ancora incontaminati, come le enormi distese dei laghi salati.
In Indonesia le imprese cinesi si sono aggiudicate, attraverso la loro società IMIP, un milione di ettari di foresta, e altri 600.000 stanno per essere autorizzati, per creare un polo di estrazione di Nickel e di produzione di semilavorati, disboscando e depredando quel territorio, prosciugando i terreni ed utilizzando l’acqua del mare per il raffreddamento e l’eliminazione degli scarti.
Hanno distrutto l’ecosistema, la barriera corallina, la flora marina ed inquinato l’aria che provoca malattie alla popolazione, il governo considera i vantaggi economici che ne ricava, condannando a una triste fine, dopo una vita di sfruttamento, con turni di lavoro di 12 ore, senza protezioni, per un salario di pura sopravvivenza, la loro popolazione.
Non è questa una forma di neocolonialismo di rapina? Cosa ne pensano gli ambientalisti da poltrona?
Inoltre, gli enormi scarti della produzione, tra cui il biossido di carbonio di cui ne vengono rilasciate 58 tonnellate per ogni tonnellata di Nickel prodotto, ma anche la quantità di acido solforico che viene utilizzato immesso in acqua ad alta pressione per separare il Nickel, sotto forma di fanghi inquinanti, vengono lasciati a seccare su vasti territori, a cielo aperto, in una zona con frequenti precipitazioni che disperdono gli inquinanti nel terreno.
In Indonesia nel 2013 venivano rilasciate in atmosfera circa 164 milioni di tonnellate di CO2 dal solo uso del carbone, nel 2022 siamo arrivati a 303 milioni di tonnellate.
Ma è corretto che per una medaglia di primo territorio senza emissioni di CO2 allo scarico, questa Comunità Europea, che finalmente verrà riformata dopo le elezioni del 2024, condanni i popoli dei territori depredati, senza considerare il saldo di CO2 tra quella emessa oggi in Europa (non più dell’8% del totale mondiale) e quella enorme quantità prodotta in quei territori? Come se l’inquinamento si potesse confinare nello spazio e non avesse libera circolazione: la CO2 prodotta in quei paesi inquina l’aria del mondo.