Analisi CLEPA: tra i fornitori automobilistici l’incertezza avanza

Analisi CLEPA: tra i fornitori automobilistici l'incertezza avanza

CLEPA e McKinsey & Company svelano gli ultimi approfondimenti sullo stato di salute e sul sentiment dell’industria europea delle forniture automobilistiche attraverso il loro sondaggio semestrale. Con oltre 130 risposte, l’indagine fornisce prospettive complete sul clima economico del settore, sulle tendenze, sulle sfide attuali e sulle opportunità. L’industria europea delle forniture automobilistiche, un pilastro vitale dell’economia dell’UE, si trova ad affrontare la volatilità e l’incertezza sia dei suoi clienti sia dei fornitori a monte. Nonostante i notevoli ostacoli, gli operatori del settore mantengono un cauto ottimismo, affrontando le sfide e definendo strategie per la trasformazione.

 

Sentiment del settore e proiezioni di redditività

Gli elevati livelli di incertezza che circondano i nuovi progetti e la domanda di veicoli elettrici in Europa, insieme alla pressione dei produttori di veicoli (OEM) per tagliare i costi e alle preoccupazioni sulla competitività dell’UE, stanno contribuendo al deterioramento della fiducia delle imprese nel settore. Come risultato di queste sfide, il 25% dei fornitori prevede di operare a livelli di redditività marginali o negativi, mentre solo il 37% prevede una redditività superiore al 5%. Mentre il 47% dei fornitori prevede un aumento dei ricavi per il 2024, il 31% prevede un calo.

Lukas Michor, co-responsabile del settore fornitori EMEA di McKinsey, afferma: “Le prospettive per il settore delle forniture automobilistiche sono peggiorate negli ultimi dodici mesi. Mentre alcuni fornitori sono riusciti a migliorare strutturalmente la propria base di costi durante il COVID-19 e sono ora in grado di trarne i benefici, la maggior parte continua ad affrontare sfide significative. L’elevata incertezza riguardo al futuro sviluppo del mercato e alla transizione ai veicoli elettrici è una delle principali preoccupazioni”.

Il Pulse Check rivela che i fornitori si trovano ad affrontare dure trattative sui prezzi da parte degli OEM, con il 74% che cita le compensazioni OEM insufficienti come la sfida operativa più urgente, seguita dalla riduzione della domanda (52%), dalle interruzioni nella catena di fornitura (24%) e dai fornitori che si spostano verso altri paesi. altri settori (20%). Di conseguenza, il 70% degli intervistati dà priorità alle rinegoziazioni commerciali con i clienti OEM per compensare i costi di produzione inflazionistici.

Benjamin Krieger, segretario generale del CLEPA, sottolinea le preoccupazioni del settore, affermando: “Più della metà dei fornitori europei teme che i costi di produzione rendano l’UE non competitiva, e il 65% del settore opera a livelli di redditività che non sono sufficienti a sostenere gli investimenti. Il peggioramento del sentiment su entrambi questi fronti rispetto a sei mesi fa evidenzia la necessità di rafforzare la competitività dell’UE”.

 

Prospettive di crescita aziendale e allocazione delle risorse

L’indagine evidenzia anche le sfide strategiche, tra cui la diminuzione della competitività dell’UE dovuta agli elevati costi di produzione (54%) e una più rapida implementazione della tecnologia in altre regioni (39%). Le previsioni indicano prospettive modeste per la crescita del business dalla Cina, con solo il 31% dei fornitori che si aspetta una quota sostanziale del business futuro da questo mercato.

In risposta alle crescenti sfide, i fornitori stanno intensificando l’allocazione delle risorse verso la ricerca e sviluppo e la produzione, ottimizzando al tempo stesso gli incrementi di efficienza. Inoltre, il 58% degli intervistati identifica l’ottimizzazione della progettazione dei materiali e dei componenti come fondamentale per ottenere una struttura dei costi ottimizzata, mentre il 54% sottolinea l’importanza del miglioramento dell’efficienza nella produzione.

Inoltre, i fornitori europei considerano la diminuzione della competitività dell’UE dovuta all’elevata struttura dei costi di produzione (54%) e alla più rapida implementazione della tecnologia in altre regioni (39%) come le principali sfide strategiche. Anche la competitività dei costi e i cicli di sviluppo dei prodotti rappresentano una preoccupazione specifica per i fornitori che operano in Cina.

La difficoltà nell’implementazione dei requisiti OEM (24%) e il rispetto degli obiettivi sulle emissioni (22%) sono preoccupazioni strategiche per una parte più piccola della catena di fornitura. Tuttavia, gli obiettivi di riduzione della CO2 rappresentano una sfida importante per il settore nel suo complesso, con il 52% che considera i cambiamenti necessari nella catena di approvvigionamento e nell’impronta produttiva come la sfida più rilevante.

L’indagine ha anche rivelato che la necessità di assumere e sviluppare talenti qualificati, compresi gli ingegneri del software, rappresenta una sfida importante. Due terzi dei fornitori stanno attualmente riqualificando la propria forza lavoro o stanno pianificando di farlo, indicando una risposta proattiva alla sfida dei talenti.

Foto di C Joyful su Unsplash

Cambio gomme: il vademecum per l’automobilista

Cambio gomme: il vademecum per l'automobilista

A partire dallo scorso 15 aprile è opportuno o necessario sostituire i pneumatici invernali con quelli estivi. Gli automobilisti che hanno montati pneumatici invernali con un codice di velocità inferiore rispetto a quello riportato in carta di circolazione, fino a Q (160 km/h), possono effettuare il cambio entro il 15 maggio: un mese rispetto alla fine delle Ordinanze, rimontando le gomme di tipo estivo, con caratteristiche prestazionali di serie, ovvero quelle riportate nel libretto di circolazione, come precisato dal ministero dei trasporti (Circolare n. 1049 del 17 gennaio 2014).
 
La circolazione non è consentita dal 16 maggio al 14 ottobre, per chi monta gomme M+S, i pneumatici invernali, con codici di velocità inferiori a quelli riportati sulla carta di circolazione: pena importanti sanzioni pecuniarie che possono prevedere anche il ritiro della carta di circolazione e l’invio in revisione del veicolo.
 
Gli automobilisti che hanno montati pneumatici invernali con codice di velocità uguale o superiore rispetto a quanto previsto in carta di circolazione potranno provvedere al cambio anche in tempi successivi, ma ciò non è consigliabile.
 
I benefici del cambio gomme per l’automobilista sono diversi. La sicurezza stradale è in cima alla lista con un dato che riguarda una riduzione dello spazio frenata fino al 20%. La composizione della mescola del pneumatico ed il suo disegno battistrada sono realizzati con materiali e logiche tecniche diverse proprio per adattarsi alle situazioni climatiche tipiche dello specifico periodo stagionale L’attenzione al tipo di pneumatico adatto alla stagione ed al veicolo, deve essere accompagnata dalla scelta consapevole del professionista a cui affidarsi. Il gommista, se qualificato, sarà in grado di fornire i migliori consigli possibili così da soddisfare al meglio le esigenze dell’automobilista.
 
Le Associazione dei Costruttori e dei Rivenditori Specialisti di pneumatici suggeriscono di prenotare telefonicamente il cambio gomme e di non presentarsi senza appuntamento dal gommista evitando così inutili attese.
 
Il cambio gomme è particolarmente importante anche perché è l’occasione per controllare l’usura del battistrada, la presenza di tagli e danneggiamenti sui fianchi, nonché per ripristinare l’idonea pressione di gonfiaggio unitamente all’equilibratura e convergenza.
 
Come in inverno l’equipaggiamento invernale offre la migliore sicurezza e comfort di guida, così in estate utilizzare un treno di gomme estive consente una riduzione degli spazi di frenata ed una ottimizzazione dei consumi. Infatti, viaggiare con pneumatici sgonfi, oltre a dare luogo a problemi di insicurezza di guida, produce un maggior consumo di carburante con conseguente inutile e proporzionale aumento di emissioni dannose.
 
I pneumatici dispongono di una specifica etichettatura energetica che fornisce una serie di informazioni tecniche riguardanti le caratteristiche specifiche di quel pneumatico. Le gomme di classe A o B, cioè le due classi migliori rispetto a quelli di  classe E, la peggiore, permettono di ridurre il consumo di carburante nonché gli spazi di frenata su bagnato: due vantaggi che vanno nella direzione di un’attenzione all’ambiente e alla sicurezza stradale, salvaguardando il nostro portafoglio.

Foto ufficio stampa Assogomma 

Arval Italia e GiPA: il mercato dell’usato, primeggia il Diesel

Arval Italia e GiPA: il mercato dell'usato, primeggia il Doesel

Compattautilitaria o city-car, ad alimentazione Diesel o benzina, con un’età media poco superiore ai 10 anni e con circa 77.000 chilometri già all’attivo: è questo l’identikit dell’auto usata acquistata dagli italiani. A dirlo è un’indagine* commissionata da Arval Italia, società del Gruppo BNP Paribas che opera nel settore del noleggio auto e nelle soluzioni di mobilità, e realizzata da GiPA, Automotive Market Intelligence, leader di mercato nel post-vendita automobilistico con una conoscenza approfondita in oltre 30 Paesi.

L’obiettivo dell’indagine, voluta dalla Direzione Remarketing che, all’interno di Arval, si occupa della rivendita delle auto giunte al termine del ciclo di noleggio, è approfondire il processo di acquisto di una vettura di seconda mano dei consumatori privati, per capirne le abitudini e gli elementi che condizionano le loro scelte.

L’analisi è quindi svolta su un comparto, quello delle auto usate, che riveste un’importanza significativa nel mercato auto italiano, costituendo oggi nel complesso il 37% del parco circolante, che si attesta a quasi 33 milioni di veicoli e che, nonostante i recenti anni difficili per le immatricolazioni di veicoli nuovi, è comunque cresciuto del 5% in 10 anni.

 

Target e scelta

Il 37% dei rispondenti all’indagine è costituito da uomini e il 63% da donne, nel 39% dei casi si tratta di persone tra i 35 e i 49 anni, seguono gli ultracinquantenni con il 34% e gli under 34 al 27%. Il 68% dei possessori di vetture di seconda mano, inoltre, è professionalmente attivo e il 50% abita nel Nord d’Italia.

Per quanto concerne invece le auto usate in loro possesso, queste hanno mediamente poco più di 10 anni ma sono oltre la metà quelle che hanno già più di 7 anni e il 20% supera addirittura i 20 anni di età, dato che sale al 29% se si considerano solamente le auto usate del campione che risiede nelle isole.

In media, le vetture di seconda mano del campione hanno percorso quasi 77.000 chilometri. Il 31% delle vetture ha già percorso più di 100.000 chilometri nella propria vita ma il 25% meno di 25.000.

Le auto ibride ed elettriche pesano tra le vetture di seconda mano rispettivamente il 6% e l’1%, come nel parco circolante totale. Il 43% è costituito da vetture Diesel, una percentuale superiore di 3 punti rispetto al totale del parco circolante.

 

Processo decisionale

Il 54% degli acquirenti ha scelto in autonomia l’auto usata da acquistare mentre il 42% ha delegato la scelta a un’altra persona. Dall’indagine, emerge anche che la scelta dell’auto usata è definita fin dal principio del processo di acquisto, perché solo nel 13% dei casi, l’intenzione iniziale era l’acquisto di un’auto nuova. Tra le motivazioni per la scelta di un veicolo usato c’è il prezzo di acquisto, considerato troppo alto per un’auto nuova per il 64% del campione, la svalutazione rapida del mezzo (16%) e i tempi di consegna del nuovo ancora troppo lunghi (12%).

Il costo del veicolo è anche la motivazione principale di chi ha acquistato una vettura diversa da quella inizialmente desiderata, casistica che si è verificata nel 41% dei casi.

E se il 75% degli acquirenti ha cercato informazioni sull’auto prima di acquistarla (l’80% di questi su internet), soprattutto sul chilometraggio reale della vettura, sul rispetto della manutenzione programmata e su eventuali incidenti occorsi, il 66% di loro ha poi finalizzato l’acquisto in un luogo fisico e più di un quarto dichiara di aver acquistato in modalità mista (fisico+online). Per quanto concerne i luoghi fisici, si tratta in primis di transazioni tra privati (34% dei casi), poi di concessionari ufficiali (31%), di salonisti indipendenti (30%), quindi di autoriparatori (8%).

Coloro che invece hanno optato per i canali digitali si sono rivolti principalmente a portali di vendita di vetture usate, ai social media, o ai salonisti indipendenti e ai concessionari tramite App.

orientare la scelta sul canale di acquisizione dell’auto è ancora una volta il prezzo di acquisto a cui segue la fiducia che si ripone nel venditore e l’esperienza di questo e quindi la ricerca di competenza nel settore. Nel complesso, gli acquirenti di auto usate risultano soddisfatti della propria esperienza nell’87% dei casi nel 42% riacquisterebbero assolutamente una vettura usata in futuro. Nelle intenzioni per un prossimo acquisto, cresce la percentuale di coloro che opterebbero per acquistare l’auto in un luogo fisico, informandosi però prima online.

Grazie alla collaborazione tra Arval Italia e GiPA, è stato possibile capire come si muovono i privati che scelgono di acquistare un veicolo usato. I dati emersi dalla ricerca ci confermano l’importanza del settore dei veicoli usati in Italia e noi siamo tra i principali “produttori” di usato, immettendo nel mercato oltre 50.000 veicoli ogni anno. Che si tratti di vetture destinate ai professionisti del settore o ai privati tramite i nostri partner, siamo in grado di mettere a disposizione mezzi attentamente selezionati” dichiara Emmanuel Lufray, direttore Remarketing di Arval Italia. “Con Arval AutoSelect, la nostra selezione di veicoli dedicati ai clienti privati in vendita o a noleggio, offriamo vetture sottoposte a scrupolosi check-up tecnici, chilometraggio certificato, attestato manutentivo, garanzia di unico proprietario e assenza di incidenti gravi. In questo modo, vogliamo garantire un acquisto sicuro a tutti coloro che scelgono una vettura usata, con la serenità di avere un prodotto di qualità, allungando al contempo il ciclo di vita del veicolo”.

La ricerca è stata realizzata nel mese di novembre 2023. È stato intervistato con metodo CAWI un campione di 1.022 possessori di automobili private acquistate usate nel 2022-2023

Foto di Zakaria Zayane su Unsplash

Da Alfa Milano ad Alfa Junior: da Stellantis un segnale collaborativo

Da Alfa Milano ad Alfa Junior: da Stellantis un segnale collaborativo

di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy

 

Il fatto che l’Alfa Romeo Milano abbia cambiato nome diventando “Junior” credo che sia un segnale di piena collaborazione tra l’azienda e l’Italia. La tutela del lavoro e della produzione non è un obiettivo del Governo, ma dell’Italia, del nostro Paese.

 

Noi siamo assolutamente convinti che si possano produrre auto belle e appetibili sul mercato globale come da tradizione italiana, così come 20 anni fa eravamo assolutamente convinti che l’Italia potesse produrre cibo, abbigliamento e arredamento e diventare luogo dell’eccellenza, quando gli altri ritenevano che queste cose andassero fatte tutte in altri Continenti dove si potevano fare meglio gli affari.

 

Siamo con convinzione impegnati a tutelare il lavoro, la produzione, il prodotto e l’impresa in Italia.

Milan Design Week 2024: da Audi a Citroen, le Casa auto al Fuorisalone

Milan Design Week 2024: da Audi a Citroen, le Casa auto al Fuorisalone

di Gaetano Scavuzzo (Motorionline)

 

Il mondo dell’auto e quello del design sono due universi inevitabilmente legati tra loro e che trovano uno dei momenti di massima espressione del loro connubio in occasione della tradizionale Milano Design Week. Anche in occasione dell’edizione 2024 della settimana milanese del design, in programma dal 15 al 21 aprile, le Case automobilistiche sono protagoniste con una serie di iniziative ed eventi, diverse delle quali collocate nell’ambito del Fuorisalone

Hyundai è tra i grandi protagonisti del Fuorisalone 2024, dove riveste il ruolo di main sponsor degli eventi e delle iniziative collocate all’interno del Fuorisalone. Oltre alla Casa sudcoreana, la settimana milanese del design coinvolge anche Lexus, protagonista con l’installazione “Time” negli spazi di Superstudio Più, presso l’Art Point e l’Art Garden, con due opere che nascono dal concept Lexus LF-ZC. Al loro fianco anche LBX, il nuovo crossover compatto premium di Lexus che debutta in queste settimane sul mercato italiano. 

La visione del futuro di Audi prende invece forma presso la Audi House of Progress che, in occasione della Milano Design Week 2024, tiene a battesimo il debutto della Audi Q6 e-tron, il nuovo SUV elettrico della Casa dei Quattro Anelli, che si mostra per la prima volta in pubblico. L’anteprima alla Milano Design Week è il preludio al lancio di Audi Q6 e-tron in Italia, dove il modello del brand di Ingolstadt viene proposto al lancio con due varianti di powertrain (fino a 387 CV) con trazione integrale quattro elettrica e un’autonomia massima dichiarata di 625 chilometri. 

Anche Citroen prende parte alla Milano Design Week 2024 e lo fa rendendo omaggio al cubo di Rubik, che celebra i suoi 50 anni, con una speciale versione della Citroen Ami che assume la forma dell’iconico enigma. Grazie ai suoi quadranti colorati e le facce rotanti ha influenzato la cultura pop nazionale e internazionale. 

Alla Milano Design Week parteciperà anche Lancia con la nuova Ypsilon, in edizione limitata Cassina, in esposizione presso lo showroom Bredaquaranta, collocato nel quartiere Brera, zona centrale e iconica di Milano anche durante il Fuorisalone. 

Foto da redazione di Motorionline

#FORUMAutoMotive 2024: parla Scarabel (AsConAuto)

#FORUMAutoMotive 2024: parla Scarabel (AsConAuto)

La consapevolezza che non c’è una soluzione unica per risolvere il problema. Roberto Scarabel, presidente di AsConAuto e vicepresidente di Federauto, a margine di #FORUMAutoMotive parla di ottimismo e guarda con serenità al futuro.

“Visto come si sono confrontate le parti politiche, è una conferma che essere ottimisti ne vale la pena sempre; non ho visto schieramenti opposti, ci sono idee convergenti e soprattutto la consapevolezza che non c’è una soluzione unica per risolvere un problema. Ci piacerebbe che ci fosse un po’ più di equilibrio perché oggettivamente oggi la vendita delle auto è rallentata dall’incertezza del cliente”.

TUC.tiny: ecco l’USB della Mobilità

TUC.tiny: ecco l'USB della Mobilità

Foto, Ludovico Campana, Ceo di TUC.technology

Nell’ambito della prima giornata nazionale del Made in Italy, TUC ha introdotto una notevole innovazione nel settore della mobilità con la presentazione in Digital World Première di TUC.tiny, attraverso una trasmissione in streaming disponibile sul sito www.tuc.technology. Questo nuovo prodotto rappresenta un importante avanzamento per la “Rivoluzione della Mobilità”, posizionandosi come un elemento chiave nell’evoluzione tecnologica del trasporto.

TUC.tiny è una versione ridotta e più compatta di TUC 3.0, tecnologia industrializzata lanciata dall’azienda l’anno scorso. Mantiene tutte le funzionalità essenziali del brevetto originale di TUC.technology, ma introduce una novità significativa con l’integrazione della tecnologia USB di Tipo C. Questo la rende una sorta di “USB della Mobilità”, progettata per integrare e semplificare l’interazione tra utenti e veicoli, unendo in modo innovativo la mobilità con la vita quotidiana.

Il nuovo TUC.tiny è il risultato di un’intensa ricerca nel campo della miniaturizzazione tecnologica, ponendo l’azienda all’avanguardia nell’innovazione nel settore della mobilità. L’obiettivo è offrire una soluzione praticabile tanto per i grandi player dell’industria quanto per gli utenti finali, seguendo un approccio centrato sull’essere umano che si adatta perfettamente alle esigenze di entrambi.

Per la presentazione di TUC.tiny, è stato creato un concept di abitacolo completamente modulare in collaborazione con La Bottega Torinese. Questo design permette una personalizzazione estrema e una flessibilità massima, rispondendo dinamicamente alle necessità specifiche degli utenti. Il concept si basa su un’idea di trasformabilità e personalizzazione senza limiti, facilitata dalla tecnologia TUC.technology.

Questa nuova soluzione consente un’integrazione sicura e agevole di dispositivi personali e specifici del settore automobilistico direttamente nella plancia modulare del veicolo. Questo non solo rende il loro uso più immediato e semplice ma assicura anche la durata e la robustezza attraverso un sistema di chiusura che incorpora tecnologia NFC per un controllo affidabile delle funzioni di blocco e sblocco.

Il lancio di TUC.tiny non rappresenta solo un progresso per il settore automobilistico; segna anche l‘inizio di un nuovo percorso che si estende ad altri settori, come quello aerospaziale. Questo è evidenziato dalla collaborazione con ALTEC, che mira a integrare la tecnologia TUC.technology in progetti di mobilità aerospaziale, spingendo oltre i confini dell’innovazione tecnologica.

TUC.technology è un’azienda innovativa nel settore della mobilità che si concentra sullo sviluppo di tecnologie modulari e integrabili per i veicoli. Il loro approccio si basa sull’idea di rendere i componenti dei veicoli intercambiabili e facilmente aggiornabili, simile al concetto di “USB della mobilità”. Questo permette una maggiore flessibilità e personalizzazione dei veicoli, adattandosi alle esigenze specifiche degli utenti e promuovendo al contempo la sostenibilità attraverso la riduzione dei rifiuti e il prolungamento della vita utile dei veicoli. La loro tecnologia è progettata per essere applicata in diversi settori della mobilità, non solo automobilistico, ma anche aerospaziale e altri, espandendo le possibilità di integrazione e innovazione in questi campi.

Trasporto connesso e decarbonizzzazione: Geotab analizza progressi e sfide

Trasporto connesso e decarbonizzzazione: Geotab analizza progressi e sfide

Geotab, leader globale nell’ambito della tecnologia per i veicoli connessi, presenta il Report sulla sostenibità e l’impatto ambientale 2023, che evidenzia come gli approfondimenti guidati dai dati stiano aiutando Geotab e le aziende di tutto il mondo a misurare e raggiungere in modo più efficiente gli obiettivi per la salvaguardia del clima. Inoltre, il report approfondisce le sfide più complesse legate all’urgenza di bilanciare l’impatto ambientale con le esigenze di business, come ad esempio l’aumento dei viaggi di lavoro e la necessità di una maggiore trasparenza in merito alle emissioni di Scope 3.

“La crisi climatica richiede una risposta. L’industria dei trasporti è una dei principali responsabili delle emissioni di CO₂ e ha l’enorme opportunità di avere un impatto positivo nel breve termine. In qualità di partner che lavora a stretto contatto con le aziende che operano nel settore, abbiamo l’obbligo morale di fare la nostra parte per sostenere la riduzione delle emissioni di carbonio, non solo per noi stessi, ma anche per i nostri clienti. È necessario un approccio collaborativo: ci sono troppe sfide che non possono essere affrontate e risolte individualmente”, ha dichiarato Neil Cawse, Founder e CEO di Geotab.

Il principale contributo che Geotab può fornire consiste nello sfruttare l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale per guidare clienti e partner lungo il processo di trasformazione, consentendo loro di prendere decisioni informate, segnalando e tracciando i progressi in tutte le fasi del percorso verso la sostenibilità. I dati relativi al consumo di carburante, alle rotte, alla gestione delle emissioni, all’ottimizzazione del comportamento di guida (per esempio con la riduzione delle frenate brusche), oltre che all’integrazione dei veicoli elettrici nelle flotte, contribuiscono anche a contenere i costi e a migliorare i profitti.

Nell’ambito del suo impegno verso la creazione di mondo più sostenibile, Geotab si propone di raggiungere le zero emissioni entro il 2040 – quindi un decennio in anticipo rispetto a quanto richiesto dagli Accordi di Parigi – e punta a una riduzione del 50% delle emissioni di Scope 1, 2 e 3 entro il 2030.

 

I progressi raggiunti finora

L’edizione 2023 del report evidenzia come Geotab, nell’ultimo anno, abbia compiuto significativi progressi nella riduzione delle emissioni operative dirette e indirette. Nello Scope 1, che tiene conto delle emissioni provenienti da fonti controllate da Geotab o di sua proprietà, l’azienda ha visto una riduzione del 47% delle emissioni di gas serra nel 2023 (rispetto allo scenario di riferimento del 2019). Nello Scope 2, che traccia le emissioni indirette risultanti dall’acquisto di elettricità, l’azienda ha riscontrato una diminuzione del 35% delle emissioni di gas serra nel 2023 (rispetto allo scenario di riferimento del 2019).

 

Ulteriori risultati nel 2023

Nuove collaborazioni per promuovere il cambiamento: formazione della Geotab Sustainability Alliance, composta da oltre 28 partner che offrono soluzioni integrate per aiutare le flotte a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. Importanti progressi in ambito ricerca e sviluppo: inaugurazione del Geotab Automotive Innovation and Research Hub a High Wycombe, in Inghilterra, dedicato all’avanzamento nel campo dell’intelligenza dei dati, necessaria per favorire l’elettrificazione su scala nel settore dei trasporti. Geotab supporta oltre 300 marche di modelli di veicoli elettrici a livello globale.

Migliore dirottamento dei rifiuti: nell’Unione Europea Geotab sta lavorando a una serie di iniziative volte a soddisfare i requisiti di conformità alla direttiva RAEE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Riconoscimenti e premi per la leadership e i risultati ottenuti a favore dell’ambiente: medaglia di bronzo EcoVadis la valutazione di sostenibilità e Bronze Stevie Award nelle categorie Sustainability Product of the Year e leadership nella sostenibilità.

 

Le sfide da affrontare

Il report individua alcune aree di miglioramento che riflettono una serie di sfide condivise, in generale, con l’intero settore. Riguardo lo Scope 3, che traccia le emissioni indirette, come per esempio quelle legate alle attività della catena di approvvigionamento, Geotab ha registrato un aumento dell’11% nel 2023 (rispetto allo scenario di riferimento del 2019), dovuto principalmente a maggiori acquisti di beni e servizi e all’aumento dei viaggi di lavoro e del pendolarismo.

Difficoltà nella raccolta di dati accurati e affidabili sulle emissioni di Scope 3 in tutta la filiera, principalmente a causa della diversa disponibilità di dati nelle varie regioni. Tutto questo sottolinea l’importanza di un’ulteriore collaborazione con i partner della supply chain e i produttori per ottenere una tracciabilità completa, dalle materie prime alla fine del ciclo di vita; inoltre, un maggiore utilizzo dei dati contribuirà a garantire un più elevato livello trasparenza e una migliorata capacità di comprensione delle sfide da affrontare.

“Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti finora, ma sappiamo che c’è ancora molto da fare se vogliamo portare a termine il nostro viaggio verso l’azzeramento delle emissioni, in particolare per quanto riguarda lo Scope 3. Accelereremo il passo per raggiungere l’obiettivo, sfruttando la potenza dei dati per realizzare le nostre ambizioni e quelle dei nostri clienti”, ha aggiunto Cawse.

Il rapporto è stato redatto facendo riferimento agli standard della Global Reporting Initiative (GRI) e agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.

Foto fornita da Geotab

Auto in rosso: futuro incerto, via l’Iva dalle elettriche

Auto in rosso: futuro incerto, via l'Iva dalle elettriche

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

 

In marzo sono state immatricolate in Italia 162.083 autovetture con un calo del 3,7% su marzo 2023. Questa contrazione interrompe una serie di incrementi mensili che durava dall’agosto 2022 ed è un bruttissimo segnale perché il mercato dell’auto italiano per ritornare ai livelli ante-crisi, cioè a quelli del 2019, deve colmare ancora un vuoto molto consistente. Nel primo trimestre dell’anno le immatricolazioni sono state infatti 451.261 con una crescita del 5,7% sul primo trimestre del 2023, ma con un calo del 16,1% sullo stesso periodo del 2019.

Le attese del settore dell’auto non erano certo per una interruzione della ripresina in atto da agosto 2022, ma per una vigorosa intensificazione delle vendite. Il dato di marzo è invece una doccia fredda e a ciò si aggiunge che dall’indagine congiunturale mensile di marzo condotta dal Centro Studi Promotor emerge che il 62% dei concessionari intervistati segnala un basso livello di acquisizione di ordini, che per il 60% è stata bassa anche l’affluenza di visitatori nelle show room e, dulcis in fundo, che il 64% prevede per i prossimi mesi stabilità sui bassi livelli di marzo.

Per superare la temuta frenata di marzo si sperava in una tempestiva introduzione degli incentivi da troppo tempo annunciati dal Governo e a quanto risulta non ancora in rampa di lancio. Tra l’altro proprio l’attesa di incentivi ha contribuito al raffreddamento della domanda. Molti operatori hanno ora anche seri dubbi sulla possibilità che gli incentivi possano portare risultati significativi. Finora gli stanziamenti dedicati ad auto elettrica e dintorni sono stati sistematicamente snobbati dagli automobilisti, mentre quelli dedicati alle auto con alimentazioni tradizionali, ma con emissioni non superiori a 135 gr di CO2 al chilometro, sono sempre stati bruciati in pochi giorni.

 

E questo perché gli stanziamenti per questo tipo di auto erano in genere decisamente modesti, il che non era certo positivo considerando che il loro impatto sull’ambiente sarebbe stato importante contribuendo a far rottamare molte auto vecchie, inquinanti e poco sicure che restano invece in circolazione e vanno ad alimentare un mercato dell’usato ipertrofico e in crescita anche nel primo trimestre di questo 2024 del 9,4%.

Tra l’altro in alcuni Paesi all’avanguardia per la diffusione dell’auto elettrica si comincia a sostenere che per accelerare la transizione il ricorso agli incentivi sia uno strumento superato e che occorrerebbero ora misure strutturali come l’eliminazione dell’Iva sull’auto elettrica, e per l’Italia, anche l’allineamento della normativa fiscale sull’auto aziendale allo standard europeo che prevede Iva e costi di esercizio integralmente deducibili per le auto aziendali.

 

L’Italia è oggi il fanalino di coda per la diffusione dell’auto elettrica nell’Unione Europea. L’adozione di misure strutturali in materia di tassazione sulle auto, ed in particolare l’eliminazione dell’Iva sulle auto elettriche, potrebbe consentirci di recuperare il terreno perduto e di essere, una volta tanto, all’avanguardia nella transizione energetica.

#FORUMAutoMotive 2024: Buongiardino (Federmotorizzazione)

#FORUMAutoMotive 2024: Buongiardino (Federmotorizzazione)

Inutile pensare che esista una sola via per la decarbonizzazione. A #FORUMAutoMotive, Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione, rilancia senza mezzi termini.

“Abbiamo vissuto il periodo delle grandi ideologie del tutto elettrico subito, propugnato anche dalla Comunità europea, da Frans Timmermans, da tutta una serie di persone che vedevano nella mobilità elettrica l’unica via per arrivare alla decarbonizzazione. Noi ci siamo sempre posti in modo critico, molto critico rispetto a questo scenario, perché non che non si voglia decarbonizzare, è un obiettivo primario e credo che sia necessario, ma perché non accettavamo l’idea che ci fosse un solo metodo per arrivare ad una mobilità non inquinante“.