ANFIA e “tutto elettrico”: meno della metà delle aziende pronte al 2035

Foto: Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA

 

Meno della metà delle aziende italiane della filiera auto (42,8%) è già orientata alla produzione di componentistica per veicoli ad alimentazione elettrica e a idrogeno, mentre il 16,4% (17,4% in Piemonte) valuta l’uscita dal settore in vista della scadenza del 2035, anno dello stop delle vendite di automobili nuove con motore endotermico. Per una impresa su dieci abbandonare è “l’unica opzione possibile”.

 

È il quadro che emerge dall’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, indagine della Camera di commercio di Torino e dell’ANFIA. A preoccupare le imprese – che chiedono incentivi a sostegno della domanda – è anche il crescente ruolo della Cina nel panorama globale dell’auto e dell’entrata nel mercato europeo dei produttori di Pechino, principalmente di auto elettriche e ibride: il 36% lo considera una minaccia, il 16% un’opportunità, il 48% non sa valutarne le implicazioni.

 

Nel complesso la componentistica automotive – 2.167 imprese che impiegano 167.000 lavoratori e generano un fatturato di 55,9 miliardi di euro – oggi gode di buona salute. Il 72% delle aziende che hanno risposto all’indagine annuale ha registrato nel 2022 un aumento del fatturato, per la metà superiore al 10%. L’export del settore conferma il trend di crescita: aumenta dal 78,3 all’80,7% la percentuale delle imprese che vendono i propri prodotti sui mercati esteri così come la quota di fatturato automotive riconducibile a tali vendite che, rimasta sotto il 42% negli anni precedenti, raggiunge il 46%.vSi riduce dal 72,9% del 2021 al 68,4% la quota di imprese che ha Stellantis e Iveco nel portafoglio clienti.

 

“Le nostre imprese mostrano un’attiva capacità di reazione, continuano a muoversi in contesti internazionali e a investire in ricerca e sviluppo per mantenersi competitive – commenta il presidente della Camera di Commercio di Torino, Dario Gallina -. In vista della transizione energetica le imprese del comparto indicano tra le priorità di intervento misure di sostegno agli investimenti per le riconversioni produttive e di incentivazione al reskilling e upskilling dei lavoratori”.

 

Grazie all’accordo che ANFIA ha siglato con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, queste misure verranno presto definite nell’ambito di un più vasto progetto per rilanciare il settore e la produzione nazionale di autoveicoli“, sottolinea Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA.

 

Quali sono le misure di sostegno alla filiera automotive considerate più efficaci? Il primato spetta agli interventi diretti alla riduzione dei costi dell’energia (il 75,3% delle imprese), che permangono di assoluta priorità anche per il futuro (l’84%), così come le policy dirette alla digitalizzazione del sistema imprenditoriale e ai finanziamenti per le attività di R&S (rispettivamente il 56,8% e il 75,5%).

 

Per il 66% resta la necessità di incentivi futuri alle immatricolazioni per supportare la domanda. Aumenta anche la quota di chi individua la priorità di incentivi per l’installazione di infrastrutture di ricarica per auto elettriche (dal 46% al 65%).

 

 

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